Lei è qui per lavorare?…

La Grande Società SuperEsperta aveva come cliente principale una Società UltraEsperta, che aveva come cliente principale una Grande Azienda…

La Grande Società SuperEsperta aveva come fornitori principali una serie di consulenti esterni, molti dei quali erano stati di fatto “internati” nella Grande Società SuperEsperta, ed a questi consulenti esterni internati venivano affidate varie mansioni sul genere schiavistico, tra le quali l’andare a fare fisicamente i lavori (leggi rilievi, misurazioni, analisi documentazione esistente, pulizia della m€§da…) presso i clienti dei clienti dei clienti…

Dalla somma di queste cose, io, umile consulente esterno internato presso la Grande Società SuperEsperta, mi trovai un giorno al cancello di Grande Azienda, armato di una valigetta da supertecnico e di un biglietto con il nominativo della persona che dovevo incontrare…

Mi trovai davanti un elemento addetto alla sorveglianza, che pareva l’incarnazione delle peggiori barzellette sui personaggi in divisa…

“Tu chi sei? Che vuoi? Da chi devi andare?” (naturalmente, l’accento ne indicava la chiara provenienza scandinava…, ed essendo anch’io di origine parzialmente scandinava, stavo per rispondergli con lo stesso tono, ma ho deciso di trattenermi…)

“Sono MK66 di Grande Società SuperEsperta e devo andare da Tizio di Grande Azienda…” faccio, consegnando un biglietto da visita…

Sorvegliante mi scrutò attentamente, osservando con la vista a raggi X se nella mia valigetta formato A4 (o poco più…) si nascondessero i componenti ancora non innescati di un ordigno nucleare tascabile… poi si decise a telefonare a Tizio, dicendogli “Dottore? Buongiorno! Sono Sorvegliante! C’è qui uno che deve venire da lei…” dopo aver ascoltato la risposta, si rivolge a me e mi fa “Lei chi ha detto di essere?”

Sorvolando sulla costruzione grammaticale della frase, gli risposi, consegnando nuovamente un biglietto da visita “Sono MK66 di Grande Società SuperEsperta!” Lui ripeté parola per parola “Dice di essere MH26 di Nome Simile A Grande Società SuperEsperta…” “No, di Grande Società SuperEsperta!” ripeto io, consegnando un altro biglietto da visita, tanto per precisare… “Dice di essere di Altro Nome Che Non Assomiglia Nemmeno…” io, per evitare problemi (e perché inizia a far freddo…) gli faccio “Sono qui per conto di Società UltraEsperta…” “Ha detto che è per conto di Società UltraEsperta…” (il nome gli era noto, quindi lo pronunciò correttamente…) dall’altra parte Tizio doveva aver capito, quindi gli disse di farmi passare, allora Sorvegliante si voltò verso di me e si preparò alla complicata operazione di prepararmi un permesso di ingresso per Tizio…

Approssimando le dita alla tastiera del computer, mi chiese “Come si chiama?” gli ri-consegnai un altro biglietto da visita della ditta, ripetendo “Mi chiamo MK66… sono della ditta Grande Società SuperEsperta…”

Grazie al biglietto da visita riuscì a scrivere qualcosa al computer, poi mi chiese “Lei da chi deve andare?” Restai un pochino sconcertato, ma alla fine gli risposi “Devo andare da Tizio! (Quello a cui hai telefonato 10 secondi fa, IDIOTA!!!!… no, questo non gliel’ho detto… era armato!!!)”

Pensavo che fosse tutto finito, ma il tipo mi fece un’altra domanda “Lei è qui per lavorare?”

Lo guardai sconcertato, pensando “Eccheticredi? Che sono qui in villeggiatura o perché ho sentito dire che c’è una piscina coperta?!?!?!” ma risposi annuendo “Si, devo fare un lavoro…” Mi interruppe con un “Allora mi deve dichiarare tutta la sua attrezzatura, computer e altro…” Lo guardai stupito “Che cosa?” “Lei mi deve dichiarare tutta la sua attrezzatura, computer e altro…” ripeté imperterrito…

“Io sono qui per fare dei rilievi sull’impianto elettrico!” “Allora è qui per lavorare! Mi dichiari la sua attrezzatura, il suo computer e quello che ha addosso e nella valigia…”

Stavo per mettermi a piangere, quando all’improvviso mi venne l’illuminazione…

“Scusi, ma cosa intende dire con essere qui per lavorare?” “Che è qui per fare i lavori… non per parlare con qualcuno!” Lo scruto un attimo e… “Ma io devo solo parlare con Tizio…” “Solo parlare? Allora non è qui per lavorare?” “Beh! Il mio lavoro consiste nel parlare con Tizio degli impianti elettrici…” “Ahhh! Allora va bene! Ecco il suo permesso…” e finalmente riuscii ad allontanarmi da quel sorvegliante…

NOTA: da allora, ogni volta che tornai presso Grande Azienda, quando i vari sorveglianti mi rivolgevano la fatidica domanda, rispondevo immediatamente “No, devo solo parlare…”

C@##o!!! …scusi, Madre…

Era uno di quei giorni in cui le cose normalmente cominciano male e proseguono peggio, fino a raggiungere il limite della catastrofe (ed a superarlo…)
Arrivato in ufficio, trovo la comunicazione di GrandeCapo che mi ordina di dirigermi da un cliente per fare delle immediate verifiche strumentali…
Il cliente è molto particolare, in quanto si tratta di una Casa di Riposo, quindi le verifiche vanno fatte con un certo criterio, ed inoltre è gestita da personale religioso (suore…), quindi il verificatore deve comportarsi con un certo criterio… (ed io non sono un tipo molto paziente e tollerante, specie con le suore…, anche perché hanno tendenzialmente il vizio di impicciarsi di ogni cosa, in particolare di quello che non capiscono, ma vogliono egualmente dire la loro e pretendere che gli altri diano loro retta...)
Avendo preso lo strumento, una borsa degli attrezzi e l’apposito mezzo di locomozione, mi dirigo verso la sede del cliente, dove vengo accolto da una suora molto gentile che mi mette immediatamente a mio agio, facendomi notare che mi aspettavano almeno un’ora prima (a me? Ma se un’ora prima non ero neanche in ufficio…) “Scusi Madre, ma guardi che io prendo servizio alle 8.30, poi il tempo di arrivare qua e…” “Il personale dell’Ente deve essere presente in sede alle 8.00!” “Non lo metto in dubbio, ma…” “Niente ma! Lei doveva essere qua da almeno un’ora!” “Veramente, io non sono un dipendente dell’Ente…” “Non importa! Lei lavora per una ditta che lavora per l’Ente, quindi siamo noi che le paghiamo lo stipendio e lei è dipendente dell’Ente!”
Non avendo alcun mezzo con silenziatore sottomano, e non potendo assolutamente rispondere come avrei voluto (motivi diplomatici…) decisi di cambiare discorso… “Bene! Dove sono i quadri da verificare?” “Venga!” E mi accompagnò verso il locale tecnico…
Appena entrato, mi mordo a sangue le labbra, pur di evitare di dare voce ai miei pensieri…
Un Power-Center da 6 colonne… (Ecchecc@##ohannoquadentro?!?!?!?!), con almeno una quarantina di differenziali… (se tutto va bene, ci passo la giornata, qua dentro… non oso pensare a cosa succederà se qualche verifica va male…)
Apro il quadro, preparo lo strumento e… “Ma cosa sta facendo?” “Uh? Inizio le verifiche…” “Ma così rischia di levare la corrente…” “Si, la prova dei differenziali implica che gli stessi scattino… e quindi vada via la corrente…” “Ma non si può!” “Cosa non si può?” “Non si può levare la corrente…” “E come la faccio la prova?” “Ma non può misurare così?” “La prova dei differenziali verte a misurare il tempo di intervento degli stessi, che dovrà poi essere confrontato con le tabelle delle normative e, se resta nei valori canonici, vuol dire che il differenziale è a posto, altrimenti è da sostituire…” “Addirittura! Noi non sostituiamo un bel niente!” “Se non sono a posto, occorre sostituirli…” “Ah no! Se non sono a posto è colpa vostra e li sostituirete voi, a vostre spese…” “Beh! Di questo non deve discuterne con me, ma con il mio capo!” “E lo chiami…!” “Subito!”
Prendo il mio cellulare (non aziendale), faccio il numero della ditta e mi risponde Segretaria “Pronto, NomeDitta, sono Segretaria…” “Ciao, Segretaria, sono MK66!” “Ciao, cosa ti serve?” “Dovresti farmi richiamare da GrandeCapo al cellulare… sono qua dal cliente e c’è un grosso problema da risolvere, fatto apposta per lui...!”
Chiudo la chiamata, sotto lo sguardo ricolmo di carità cristiana della mia accompagnatrice, e attendo la chiamata… lei inizia anche a brontolare e battere il tempo con i piedi… ecco che suona il telefonino (la musichetta “pagana” di Excalibur a tutto volume oltretutto aiuta la mia accompagnatrice a mettersi ulteriormente di buon umore… anche perché aspetto almeno due squilli prima di rispondere...)
“Pronto?” “Che c@##o sta succedendo?!” “Un saluto anche a te, GrandeCapo… Sono qui dal cliente e ci sono dei problemi... Ti passo la Madre che ti deve dire qualcosa…” e passo il telefonino alla suora… “Pronto, sono Suora… Volevo dirle che… (…e qui ripete in parte quello che aveva già detto a me…) e…” anche senza telefonino, sento l’urlo di GrandeCapo “Checc@##ostadicendo?!?!?!” (ovviamente non sento il resto della sfuriata di GrandeCapo, ma vedo che la Suora ammutolisce di colpo, ascolta un pochino arrossendo e restituendomi infine quell’aggeggio demoniaco che aveva offeso le sue orecchie innocenti con quell'immensa sequela di imprecazioni…
“Ok! GrandeCapo, che devo fare?… Bene, allora rientro in sede… Sarò lì tra una mezz’oretta…!”
Prendo lo strumento, salgo in macchina, saluto e vado via… (a volte anche i modi raffinati di GrandeCapo servono a qualcosa… specie quando qualcuno gli dice che non vuole pagarlo… e quando qualcun altro sa come dirigere le risposte... inoltre, poco dopo mi arrivò un messaggio di avvenuta ricarica...)
Naturalmente, dopo un paio di giorni dovetti tornare a finire il lavoro, ma con l'aiuto di uno dei Cantieristi e accompagnato da una Suora che chiacchierava poco e non si sognava minimamente di rompere i marroni... (non ho mai più visto la Suora che mi aveva accompagnato la prima volta... sembrava che mi evitasse...)

Il principio dell’imbuto…

Era giunto il periodo di fare le verifiche periodiche da un cliente, adibito a Casa di riposo…
Poiché l’addetto all’ufficio tecnico ero io, toccava a me dirigermi presso il cliente con la strumentazione ed effettuare le verifiche previste, quindi carico in macchina lo strumento, una serie di cacciaviti, pinze e forbici e uno dei Cantieristi, e mi dirigo verso la sopracitata casa di riposo per svolgere un’attività che di riposante non aveva nulla…
Stranamente, tutto procede per il meglio, finché non si giunge a quello che nella planimetria in mio possesso era segnato come “Quadro Cucinotta”…
Già speranzoso di vedere un ritratto della bella attrice (anche se un pochino preoccupato del fatto che un quadro simile giacesse all’interno di una casa di riposo, visto che difficilmente avrebbe avuto sugli ospiti un effetto “riposante”), chiedo indicazioni in merito alla Responsabile, la quale mi fa accompagnare presso la cucina della casa di riposo… (ettepareva?)
Individuo il quadro elettrico, completo di un interruttore magnetotermico differenziale, e mi appropinquo con l’apposito strumento per effettuare la misura, mentre la Cuoca si premurava di farmi presente che non dovevo tenere conto del disordine e simili facezie… (tra l’altro, mi pare che disse anche qualcosa in merito al fatto che poco prima era già andata via la luce, ma io non le prestai molta attenzione…)
Prendo i dati dell’interruttore “…quadripolare…10kA di potere di interruzione…25A di nominale…300mA di differenziale…”
Apro il quadro elettrico, posiziono le sonde e… la Cuoca mi chiede se devo levare la corrente… “Ehm! Si, verrà levata da questo strumento, ma solo per pochi secondi (la rimetterò subito…)” “Ma io sto cucinando…” e mi indica il fornello a gas…
“Stia tranquilla, signora… io leverò la corrente, non il gas…” Sebbene preoccupata, la Cuoca si convince che non interromperò la sua cottura…
Faccio partire lo strumento e… TAC! Scatto dell’interruttore e siamo subito al buio…
Lo strumento deve aver registrato i tempi di intervento, anche se non ho sentito il beep…
Allungo la mano per ripristinare l’interruttore e… “Ma cosa?!?!” “Che succede?” “L’interruttore non è scattato!” “E allora perché siamo al buio?” (la logica della Cuoca era ineccepibile…) “Non so, adesso vediamo…” uscendo dalla cucinotta, vedo che anche il corridoio è spento (sono accese solo le luci di emergenza…) e qualcuno sta imprecando per la mancanza della luce…
Sconcertato, mi approssimo al quadro di piano (già provato, pochi minuti prima…) e vedo che l’unico interruttore scattato era un differenziale identificato come “Luce corridoio”, costituito da un interruttore magnetotermico differenziale bipolare da 16A con corrente differenziale 30mA (?!?!), mentre il magnetotermico quadripolare da 32A identificato come “Cucina” era tranquillamente in posizione di ON…
Un pochino preoccupato, apro il quadro elettrico e controllo, provo a riarmare l’interruttore “Luce corridoio” e… torna la luce in cucina… provo quindi a staccare l’interruttore “Cucina” e non accade niente… (eppure lo strumento mi dava un certo assorbimento sotto quell’interruttore…)
Alla fine, mi segno sulle mie note che non è possibile provare l’interruttore differenziale del quadro elettrico di cucina, perché sotteso ad un interruttore sempre differenziale di taglia inferiore nel quadro di piano… la prova dello strumento faceva scattare questo interruttore, e non sarebbe mai potuto scattare quello a valle…
Ovviamente, GrandeCapo mi avrebbe detto di far sostituire i due interruttori tra loro, in modo che il più grande stesse a monte e quello più piccolo a valle… come dev’essere…
Segnalai anche che l’interruttore a monte era monofase, e l’interruttore a valle era trifase, e non mi dimenticai di segnalare anche altri due piccoli dettagli… tutte le fasi del cavo che arrivava all’interruttore a valle erano percorse da corrente… e il cavo che arrivava a valle era da 2,5 mmq, mentre quello che partiva da monte era da 6 mmq (…non ho mai trovato una sola scatola di derivazione nel percorso tra il quadro di piano e la cucinotta…)
NOTA: in realtà, in sede di rifacimento della linea incriminata (durante i lavori di adeguamento delle anomalie riscontrate…) si scoprì che la linea che alimentava il quadro cucinotta era derivata da una scatola di derivazione al piano inferiore (?), alimentata al termine della rete di illuminazione del corridoio al piano… (con suddivisione della fase unica nelle tre fasi che giungevano al quadro suddetto…). Non si è mai capito cosa facesse la linea che partiva dall’interruttore identificato come “Cucina”, in quanto nessuno si è mai lamentato di essere rimasto senza elettricità, quando la suddetta linea è stata scollegata… benché ci fosse un certo assorbimento di corrente nella linea...

Cos’è quel programma che usi tu… gnomo…linos(?), perché non lo trovo sotto windows?

Stavo rimediando alla mia carenza di caffeina, quando mi sento chiamare da PiccoloCapo.

Mi presento nel suo ufficio sorseggiando il bicchierino di caffè e mi informo su quale problema lo stesse affliggendo…

Lui mi guarda, guarda il bicchierino di caffè e pensa che potrebbe prendersene uno anche lui, poi mi fa “Non riesco a trovarlo!”

Era metà pomeriggio, stavo per crollare preda di un subdolo abbiocco post-pranzo e non ero assolutamente in grado di comprendere frasi composte diversamente dal classico soggetto-verbo-oggetto… così mi prodigai in un raro esempio di perfezione linguistica “Chi, o cosa, non riesci a trovare?”

Il mio impegno non mi valse la nomination per la consegna dell'Oscar come migliore linguista, ma attizzò le ire represse di PiccoloCapo “Non riesco a trovare il tuo programma!”

I miei neuroni si misero tutti d’accordo e mi apparvero in mente le seguenti frasi: “Io non ho un MIO programma!” “Perché cerca qualcosa di mio nel suo computer?” “Perché cerca qualcosa di mio?!?!?!” “Sono diventato misteriosamente un programmatore, senza neanche saperlo…” “Forse non trova qualcosa in rete (intranet…) di qualche commessa sulla quale sto lavorando!”

Un ulteriore lampo di genio fece sì che individuassi l’ultima frase come la più appropriata per la situazione, così decisi di utilizzare quella “Cos’è di preciso che non riesci a trovare?” (era possibile che avessi spostato una cartella, o che la rete fosse crollata in quello stesso istante… ipotesi neanche tanto peregrina, visto com’è impostata la rete e quale tipologia di servizio sia dedicata a quel sedicente server…) “Sto cercando quel programma che usi tu! Gnomo… Linos… come c@##o si chiama? Perché non lo trovo, sotto Windows?”

Un minuto di silenzio!

Capito di cosa stava parlando, gli dissi “Cerca su internet… (tu che puoi andarci… no, questo non gliel’ho detto…) vai su ‘google’ e cerchi ‘gnome’ e ‘linux’, con la x finale…” e me ne tornai alla mia postazione…

NOTA: credo, da alcune domande e battutine fatte in seguito, che PiccoloCapo abbia cominciato davvero a cercare qualcosa su Linux… dev’essere stato terribile per lui sapere che esiste qualcosa oltre a Windows… e più che altro che computer e Windows non sono necessariamente sinonimi… Adesso però tremo all’idea che, in brevissimo tempo, illuminerà tutti con le pillole di saggezza originate dalle sue competenze in linos… con lo gnomo…

Perché non me lo apri… stron#o…

Era quasi metà mattina, e già pregustavo un delizioso caffè alla macchinetta, quando l'urlo di PiccoloCapo riportò tutti alla normalità... “Perché non me lo apri... stron#o...”
Normalmente PiccoloCapo parla al telefono o gioca a solitario con il computer (unica cosa che pare sappia fare bene...), e siccome:
1) non era in bagno a lottare con una grave forma di stitichezza;
2) dire una cosa simile al telefono è poco professionale;
logicamente ce l'aveva con il computer, ed infatti dopo qualche secondo mi chiamò...
“Che c'è?” “Questo stron#o! (il computer… n.d.t.) Non mi vuole aprire il programma...”
“Quale programma?” “Quello di calcolo impiantistico...”
“Ah, l'immane ciofeca...” “Si, quell’accidente di programma che non si vuole aprire...”
(premessa: erano state comprate altre licenze e chiavi a sufficienza, quindi non era dovuto alla mancanza della chiave hardware la mancata apertura...)
Io mi avvicino, clicco con il mouse sull'icona e apro il programma, quindi lo guardo e gli dico “Si apre tranquillamente...”
Lui mi guarda con rabbia “Ti dico che con me non si apre...”
Chiudo il programma e gli ridò il mouse “Vediamo...”
Lui apre la cartella con il file salvato, lo seleziona e fa doppio clic, poi “Visto?!?!”
Io gli faccio ridurre a icona la finestra di esplora risorse, ed appare una finestra di messaggio “E questa cos'è?” “Leggi!”
Lui legge con la massima attenzione di cui è capace, poi esclama “Ecchecc@##osignifica?!?!?!”
Io lo guardo e gli faccio “Se vuoi aprire così, devi farlo da riga di comando...” “Come? Cos'è sta riga di comando?”
“Hai presente le finestre del DOS? Devi aprirlo da lì, se vuoi fare in quel modo...” “Eccomecc@##ofaccio a fare doppio clic in una finestra di DOS?!?!?!”
“Appunto...” (spiegazione: lui cercava di aprire mediante doppio clic sul file prodotto, non sul programma e poi dal menù apri... cercare il file... Peccato che la ciofeca... il programma non permettesse tale opzione... si, avete letto bene: NON è possibile aprire il programma ed il file da modificare facendo direttamente doppio clic sul file stesso, come PiccoloCapo era solito fare, ad esempio, per word... In realtà, era possibile farlo, ma solo da linea di comando per via delle origini DOS di tale programma, in quanto occorreva inserire una serie di parametri aggiuntivi...)
Non riuscendo a capire che doveva “digitare da tastiera” e non “doppio cliccare da mouse”, PiccoloCapo esclamò “Questo programma è una m€§da!!!!” “E finalmente siamo d'accordo...” dissi io, tornando alla mia postazione...

Come lo lancio senza l'icona?

E venne il giorno in cui PiccoloCapo mi chiamò nel suo antro per dirmi “Senti, quell’accidente di programma per i calcoli elettrici...” “La ciofeca?”
“Si! Ecco, visto che bene o male dobbiamo usare quello...” “Si?!”
“Ecco, vorrei installarlo anche nel mio computer...” “Si?!”
“Installamelo!” Ecco dov'era la fregatura.
Mi accomodo sulla sedia di PiccoloCapo, stranamente più comoda della mia, inserisco il CD di installazione del programma e aspetto che parta l'autoplay... Uhm! Forse dieci minuti sono un po' troppi per un autoplay, diamo un'occhiata... risorse del computer... unità CD... apriamo la cartella... ecco l'autoplay... Boh! Non ho tempo da perdere... dov'è il setup... eccolo... clic e via...
Dopo pochi istanti parte la procedura di installazione, con le solite finestre che sono una forma di pubblicità assolutamente non occulta di questa eccezionale chiavica che ci si ostina a far passare come programma di calcolo impiantistico... con la descrizione delle meraviglie offerte dal servizio di assistenza tecnica (?) e con la frase parafrasata da una celebre pubblicità del passato, che dice pressappoco “...come avete fatto a vivere senza... finora???”
Si aprono le innumerevoli basi di dati che, miracolosamente, il programma di installazione scompatta nelle cartelle giuste... (ci vuol poco, basta lasciare le opzioni di default... fregandosene altamente degli standard aziendali... anche perché l'alternativa è quella di fare il trasferimento a mano di ogni singola cartella e di ogni singolo file, disassemblare gli eseguibili e modificarli per il puntamento corretto, reindirizzare i file e le DLL installate, riassemblare il tutto, ricompilare Windows, camminare a piedi nudi sui carboni incandescenti e pregare che al riavvio del sistema non esploda nulla... vabbè, scherzavo: non ci sono i carboni incandescenti...)
Al termine della procedura di installazione (dopo solo 25 minuti... no, non ho esagerato...), appare una bellissima finestra che indica come l'installazione sia stata effettuata con successo (?) e come ora si possa iniziare a lavorare con questa meraviglia tecnologica, e con un tasto “OK” che premo senza indugio, si apre una seconda schermata che dice “Inserire la chiave hardware!” Recupero la chiave hardware dal mio computer (ecco uno dei lati belli di questo programma...) e la inserisco nel computer di PiccoloCapo.
Avvio il programma e mi accorgo che non mi ha chiesto di riavviare... strano... infatti, il programma non parte “Chiave hardware non presente!”
Chiudo la finestra e mi appare il messaggio “Errore irreversibile...” “C@##o! Ti ho appena installato...” (effettivamente, questo “programma” è famoso per produrre errori irreversibili, non calcoli impiantistici...), ma siccome conosco abbastanza il pollo, riavvio il sistema e... “Ok! Metti user e password...” e mi allontano, per la privacy... PiccoloCapo digita username e password, naturalmente leggendoli a voce alta dal post-it attaccato al monitor che io non ho voluto vedere, ed il sistema si avvia... carica windows, carica outlook, apre la finestra di outlook oggi con la segnalazione delle 40 email arrivate e non lette, apre la finestra di gestione risorse e... siccome il CD era ancora dentro il lettore (no, non lo si può levare se non dopo il riavvio del sistema, per fargli caricare qualche strano driver...), apre l'autoplay per lanciare l'installazione “Cominciamo...” blocco l'installazione, levo il CD e “Dovrebbe essere tutto a posto...”
PiccoloCapo si siede, muove il mouse e... “Dove c@##o è?” “Cosa?”
“L'icona!” “Quale icona?”
“Come quale? Quella del programma... se non c'è l'icona come faccio ad aprirlo?”
Stranamente, questo programma è uno dei pochissimi sotto Windows che non crea in automatico l'icona di lancio (non crea neanche un sistema di disinstallazione... l'assistenza dice che basta rimuovere la cartella... fregandosene delle varie DLL che sbatte dentro windows...) comunque gli dico “Lo puoi lanciare dalla finestra… di avvio...” “Uh?!”
“Start, Tutti i programmi, Nome della ciofeca, Icona della ciofeca...”
I movimenti lenti e lo sguardo luccicante rivelavano che gli avevo appena dato la mappa di un nuovo mondo... Impossibile, direte voi, ma non avete visto il suo desktop...
Devo aver già detto da qualche parte che non so mai quando stare zitto... “Comunque, se vuoi l'icona...” “Eh? Ah! Si, mi sarebbe comoda...” mi riaccomodo sulla sua sedia, seleziono l'icona di avvio nella procedura che gli ho dato e, con la potenza del tasto destro del mouse, gli faccio il collegamento sul desktop... “...Ecco qua!” e mi alzo dalla sua sedia, lui si siede e inizia a cercare sul desktop... “Dov'è?” (è abbastanza cecato...) “Là, vicino a quelle di word ed excel...”
La individua subito e comincia a pasticciare...
“Ehm! La chiave hardware mi servirebbe per il lavoro che devo fare...” “Ah già! Prendila pure... però è assurdo! Dirò a GrandeCapo di comprare altre licenze e altre chiavi... non si può andare avanti così...”
“Non sarebbe una cattiva idea... così qualcun altro potrà usarlo senza rompermi i marroni a me e senza impedirmi di lavorare...” “Infatti, domani gliene parlerò...”

Spegnete la fotocopiatrice…

“Quando finite di fare le fotocopie, la fotocopiatrice va spenta!”
Questo è l’ordine perentorio di GrandeCapo, che ha ricevuto da poco la bolletta della luce e considera colpevole di tutto la fotocopiatrice ed i computer (ma non sa come spegnere i computer e farci continuare egualmente a lavorare…), ed ogni ordine perentorio di GrandeCapo va eseguito, almeno finché non si rende conto delle c@##ate e dà immediatamente il contrordine perentorio…
A nulla è valso cercare di inculcargli del buon senso, infatti lui ha deciso che è così, e “…mi è stato confermato anche dal tecnico dell’assistenza…”
Per capire il senso di questo discorso, occorre considerare che, quando ha chiamato il tecnico per l’ultima riparazione gli si è appiccicato alle costole, finché il poveraccio, stressato dagli assurdi sproloqui, ha annuito quando GrandeCapo ha espresso il suo parere sul fatto che la macchina spenta consumi meno che in stand-by… (?)
Forte di tanta assicurazione, GrandeCapo si è ricordato di tale momento ed, in occasione di una crisi mistica, ha dato l’ordine nefasto… ed io, in quanto seduto a fianco della macchina, sono responsabile che l’ordine venga eseguito…
OK! La sera spengo la macchina prima di andare via e piazzo un cartello che dice più o meno “Terminate le fotocopie, spegnere la fotocopiatrice”, con riferimento a Chi ed a Quando…
Arriva Amministrativa, accende la macchina e aspetta all’incirca una ventina di minuti che la macchina si resetti e si predisponga per avviare la sua fotocopia, fa una fotocopia e sta per andare via, ma io la richiamo all’ordine “Amministrativa! Spegni la macchina!” Lei mugugna, ma esegue…
Arriva PiccoloCapo e… “C@##o ha sta macchina?!” “E’ spenta! Ordine di GrandeCapo!” (non so se si nota, ma io e PiccoloCapo ci stimiamo parecchio...)
Dopo una serie di mugugni a bassa voce, PiccoloCapo accende la macchina e attende circa venti minuti che sia pronta, poi fa le sue due fotocopie e fa per andarsene… “Ehi! Spegni la macchina!” “Ma ho ancora delle copie da fare!” 
“Non mi importa! Le porti qua tutte insieme e le fai tutte, ma se ti allontani dalla macchina la devi spegnere!” “Devo ancora stamparle, vado di là, le stampo e vengo a fare le copie…” e se ne va, ma io allungo il braccio e spengo la macchina… 
PiccoloCapo ritorna dopo circa dieci minuti e “C@##o hai fatto?!?! Ti ho detto che venivo subito…” “E io ti ho detto che l’ordine di GrandeCapo è che questa macchina resti spenta quando è inutilizzata! Ed io ne sono responsabile!” 
Una serie di bestemmie a mezza voce e PiccoloCapo riaccende la macchina, aspetta una ventina di minuti imprecando e bestemmiando in tutte le lingue e i dialetti, fa le sue fotocopie e… prima di andarsene la spegne…
Arriva Segretaria (fortunatamente è già stata trasferita presso l'ufficio di GrandeCapo) che deve fotocopiare un paio di relazioni, accende la macchina e sta venti minuti a rompermi l’anima con le sue ciance… (dov'è il tasto per spegnerla???... Lei, non la fotocopiatrice...), poi inizia a fare le fotocopie.
Fotocopiata una relazione, si allontana per rilegarla ed io, perfido come non mai, non mi faccio sfuggire l’occasione di utilizzarla (lei, non la fotocopiatrice…) per far cambiare idea a GrandeCapo (in fondo un pochino mi dispiaceva agire così,... ma moooooltooooo in fondo... e solo un pochino, ma pochino pochino...) “Ehi! Sai leggere?” 
“Cosa?” “Quel cartello!”
Lei non è eccessivamente sveglia (o forse lo è fin troppo, ma simula molto bene…) così mormora “Ah! Scusami…” e spegne la macchina, va a fare la rilegatura nel tavolino di fronte (consentendomi una discreta visuale delle sue parti migliori…) poi si avvicina alla macchina per iniziare a fotocopiare la seconda relazione e… “Oddio! Adesso è spenta!” “Come deve essere quando non la si utilizza, secondo gli ordini di GrandeCapo…” 
“Ma io devo fare altre fotocopie…” “Accendila!”
L’idea le pare abbastanza sensata, quindi la attua…
Altri 20 minuti di rottura di marroni… (ma non riesce proprio a starsene zitta,… presto: un telecomando con silenziatore, o una pistola… anche senza silenziatore...) ed infine può fare le fotocopie della seconda relazione. Diligentemente spegne la macchina e si avvia al tavolino della rilegatrice, consentendomi una seconda visione della marca di biancheria che preferisce…
Tornata da GrandeCapo, gli consegna le fotocopie rilegate e si ode una sfuriata del genere “…Un’ora per quattro fotocopie… Ma che c@##o di discussioni sono? … Chi ha dato questo ordine?…” (si udivano solo le urla di GrandeCapo, i piagnucolii di Segretaria non giungevano alle mie orecchie… (magari avessi avuto un simile filtro prima...)
GrandeCapo si precipita immediatamente da me urlando “CHE C@##O DI IDEA È QUESTA DI SPEGNERE LA MACCHINA?!?!?!”
Io non rispondo nemmeno, gli indico il cartello che lui legge, poi legge l’ultima riga “…ordine di GrandeCapo, del DataOrdine…”
Si ricorda di colpo tutta la discussione, ammutolisce e se ne torna nel suo ufficio.
La sera mi chiama e mi fa “Spegnete la macchina solo la sera, prima di andare via… e leva quel cartello!”
Io annuisco, saluto e me ne vado…

Spegni la luce… solo nel tuo ufficio…

Il risparmio energetico è una gran bella cosa, ma quando è troppo è troppo!!!

Ero da poco rientrato in ufficio da un cantiere molto simpatico, e dovevo posare tutto l’ambaradan che mi dovevo portare dietro, magari scaricando i dati dello strumento nel computer prima di chiudere tutto ed andare a prendere il mio meritato riposo…

Siccome era da poco passato l’orario di lavoro normale, Segretaria era ancora lì, alle prese con PiccoloCapo per preparare delle ordinazioni (da quello che ho sentito, Segretaria era alle prese con le ordinazioni, mentre PiccoloCapo era alle prese con Segretaria… ma questa è un’altra storia…)

Il mio ingresso rumoroso ha ovviamente distolto PiccoloCapo dalle sue attenzioni e Segretaria ha potuto dedicarsi con maggior profitto al suo lavoro, completandolo ed andandosene… (quando mi incrocia mormora un qualcosa di simile a “…azie…”, ma non sono sicuro di aver capito bene…)

PiccoloCapo passa da me, ringhia un saluto (io grugnisco una risposta…) e lui passa oltre, per andarsene…

Prima di andarsene, come da abitudine, spegne le luci (è sempre lui l’ultimo ad uscire, salvo casi particolari in cui sono io…), ma le brutte abitudini sono dure a morire ed il mio caro collega fa che spegnere tutto staccando direttamente il generale del quadro elettrico…

Il mio urlo “CHE C@##O STAI FACENDO???” arriva dopo solo un istante, e basta a far sì che si renda conto che stavolta non era lui l’ultimo ad uscire…

“Cos’è? Hai paura del buio?” fa lui, tentando di scherzare, ma siccome io sono moooooltooooo simpatico (specie quando torno da un cantiere inc@##ato come la proverbiale biscia…), gli faccio, con un ringhio degno di un rottweiller affamato “Non me ne frega niente del buio! Hai spento il computer mentre era collegato lo strumento, e adesso tutti i dati sono andati a put…!!! E forse anche lo strumento stesso!!!”

In quell’istante, lui si rese conto che:

1) per recuperare i dati, io dovevo tornare nel cantiere e rifare tutte le misurazioni;

2) lo strumento in questione costava circa una ventina di milioni di vecchie lire (ovvero circa una ventina di migliaia di nuovi euro, visto il cambio attuale…);

3) io non avrei tirato fuori una sola lira, per recuperare i danni…;

4) io non mi sarei fatto alcuno scrupolo a raccontare a GrandeCapo cos’era successo realmente e quali fossero le cause ed i responsabili…

In realtà non è vero: il computer era stato sì spento di brutto, ma io non mi ero ancora neanche loggato su Windows, e lo strumento non era ancora nemmeno collegato al computer… ma Parigi (la vista della sua faccia sconvolta…) valeva bene la messa…

NOTA: da allora, PiccoloCapo ha sempre fatto molta attenzione a spegnere la luce… e di solito si preoccupava di spegnere le luci ufficio per ufficio, quando era l’ultimo ad uscire…

Come sei messo? ...che devi fare le olimpiadi...

Non so se qualcuno si è accorto che, recentemente, la città che detiene il primato di avermi tra i residenti, ha avuto anche il primato di ospitare delle importanti manifestazioni sportive…

Se qualcuno se n’è accorto, sarà lieto di sapere che la Grande Società SuperEsperta ha contribuito alla realizzazione degli impianti senza i quali queste manifestazioni sportive non avrebbero avuto il successo di pubblico che hanno avuto…

Ognuno dei membri dello staff tecnico della Grande Società SuperEsperta venne chiamato, a turno, nell’antro di GrandeCapo, dove lo stesso GrandeCapo (in prima persona personalmente…) con la consulenza e supervisione di PiccoloCapo, procedeva a stabilire le destinazioni, come un ufficiale reclutatore al Distretto Militare, che assegna le future reclute alle varie caserme…

Nessuno si salvò, tutti vennero spediti a gestire in prima persona uno di quei siti sperduti tra le montagne, dove passarono interamente il periodo prima, durante e dopo i giochi… (vennero trasferiti armi e bagagli sui siti, per seguire i cantieri prima e la manutenzione durante le gare dopo, dedicandosi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, alla risoluzione dei problemi che avrebbero potuto impedire il regolare svolgimento delle gare…)

Alla fine, venni convocato anch’io…

Entrai nell’antro di GrandeCapo e subito lui esordì con un “Come sei messo?” Io risposi “Sto seguendo i lavori del Cantiere Sperduto di Società UltraEsperta…” GrandeCapo stava già per spostarmi in qualche posto strano, quando PiccoloCapo ebbe un lampo di genio, e si volse verso GrandeCapo con un “Aspetta! Se mandiamo via anche lui, non resta nessuno qui, e chi seguirà i cantieri di Società UltraEsperta? Non possiamo bloccare tutto fino al termine dei giochi…”

(incredibile: PiccoloCapo ha pensato con la sua testa…)

GrandeCapo si volta verso PiccoloCapo e si dicono qualcosa sul fatto che Società UltraEsperta è il migliore (per non dire l’unico) cliente della Grande Società SuperEsperta, e che i lavori con loro durano anni e anni, mentre i suddetti giochi hanno durata limitata nel tempo…

Al termine di questo brainstorming, GrandeCapo mi dice di continuare a seguire i lavori di Società UltraEsperta, e di restare in sede…

E fu così che io fui l’unico a restare in sede, seguendo una volta alla settimana il Cantiere Sperduto, gestendo normalmente tutti gli altri lavori (che non c’era più nessuno che facesse) e, risolvendo i problemi che i miei colleghi mi comunicavano di avere nei vari siti… (si, quelli che avrebbero dovuto risolvere loro…)

Io, ufficialmente, non risulto tra coloro che hanno partecipato ai lavori per i giochi olimpici di Torino, ma se non fossi stato presente in sede in quei giorni, non so quanti spettatori avrebbero potuto vedere i giochi in televisione…

Il rovescio di questa medaglia (per stare in tema) è che le normali giornate lavorative si sono espanse da 8 a 16 ore… (toccando le 24 in alcune giornate…), ma non ho avuto alcun aumento di paga… (non è previsto nel mio contratto…), né sono stato invitato, alla fine, alla pizzata con tutti i tecnici che avevano partecipato…

Sono solo quattro c@##atine…

Come al solito, GrandeCapo ha cannato in pieno l’offerta (cannato nel senso di sbagliato: non penso che si fumi delle canne prima di fare l’offerta, anche perché otterrebbe dei risultati migliori…), e come al solito occorre produrre un risultato degno di nota in metà del tempo necessario ad ottenere il risultato di cui sopra, e con la metà del personale che normalmente servirebbe per avere lo stesso risultato nel doppio del tempo… (non seguitemi: mi sono perso anch’io…)
Ecco che viene da me e mi fa “Guarda, c’è questo lavoretto abbastanza urgente da fare…” “Uh? Di che si tratta?” “Dell’impianto di ClienteRompimarroni, che va verificato e controllato!” “OK! Per quando serve?” “Prossima settimana!” “C@##o!!! Ma quell’impianto, per fare una verifica decente, richiede almeno una settimana di misurazioni sul posto, sempre che ti lascino girare senza rompere i marroni… Per non parlare del lavoro in ufficio: relazioni, calcoli (con l’immane ciofeca!), disegni e quant’altro…” “Ma no! E’ quasi tutto certificato ed a posto! Si tratta solo di vedere le aree non coperte da certificazione, un disegnino, due calcoli, una relazione… insomma sono solo quattro c@##atine…!”
“Mah! Se lo dici tu, che ci sono tutte le certificazioni…!” “Tranquillo! E’ tutto nuovo, tutto a posto ed in regola…” Mi molla la pratica e se ne va via…
Io prendo il nominativo del personaggio di riferimento, gli telefono per concordare un sopralluogo il giorno dopo e, al mio arrivo in sede, mi accorgo che:
· l’impianto è nuovo, abbastanza ben fatto ed apparentemente in regola…
· l’impresa installatrice si è dimenticata di produrre la documentazione finale…
· l’impianto nuovo ed a posto non risulta quindi certificato in alcun modo!
Il cliente sta per mettersi a piangere, quando mi dice che l’impresa installatrice ha preso i soldi ed è sparita dalla circolazione senza dare documentazione (e lui ha cercato di farsi dare la documentazione, quando ha scoperto che era obbligatoria per legge…)
· occorre procedere con una verifica completa, comprensiva di misurazioni e calcoli…
· non riuscirò assolutamente a consegnare il lavoro per la prossima settimana: sarà già tanto se la prossima settimana riuscirò a terminare le misurazioni.
Organizzo un primo giro di verifiche per il giorno dopo (prima comincia, prima finisce…) e torno in sede, dove scopro che il cliente ha già provveduto a telefonare a GrandeCapo, evitandomi gentilmente una metà del rapporto, ed altrettanto gentilmente, cercando di farmi passare per un terrorista…
Devo quindi spiegare il tutto a GrandeCapo, e chiarirgli alcune cose:
· il fatto che l’impianto sia nuovo non significa necessariamente che sia certificato;
· se lui parte dal presupposto che esista una certificazione, sarebbe il caso di vederla, e verificare che esista davvero, prima di fare un’offerta…
· come al solito, le sue solite quattro c@##atine sono diventate una grana enorme (sarebbe magari il caso di tenerne conto, se in futuro si intende fare ulteriori offerte del genere…)
GrandeCapo si rende conto di aver sbagliato (?) e borbotta qualcosa, poi se ne va, con un “Bah! Dovremo vedere per una variante di incarico…”
(NOTA: non credo proprio che avrà imparato la lezione…)

Vestiti un po’ meglio quando vai dai clienti…

Quel giorno ero da solo nella saletta per il pranzo, come sempre del resto...
Non guadagno abbastanza da andare a mangiare un piatto di spaghetti al bar, e vengo facilmente escluso dalle compagnie per questo motivo (inoltre, agli spaghetti del bar, modello filo-di-ferro..., preferisco senza dubbio il mio panino fatto in casa...)
Stavo finendo di mangiare, pregustando il successivo periodo di navigazione in internet (fino al termine della pausa pranzo...), quando la porta si apre ed entra RSPCapo (che ci fa qua?) che si siede, prepara il suo assortimento di contenitori per il pranzo ed inizia la spola tra il forno a microonde ed il tavolo...
RSPCapo ha due problemi di fondo:
1) ha un solo pensiero fisso in mente... (non parlo di quello... tutt'altro... il problema è di tutt'altra natura...)
2) è convinto che tutti debbano pensarla come lui... (e non si fa remore di cercare di convertire chiunque...)
3) (evabbé, ho sbagliato a contare...) ha una propensione a considerare tutti coloro che vede al livello del più frequente ostacolo che si trova sui marciapiedi...
Purtroppo, certa gente ha il pessimo vizio di parlare mentre mangia...
“Allora, come va?” “Si tira avanti, e tu?”
“Uh! Ti ho già detto che lo scorso fine-settimana sono riuscito a farmi una gitarella in montagna...” “No, sono un paio di settimane che non ci vediamo...”
“... ed ho raggiunto il Paese Sperduto E Irraggiungibile, dove ho fatto una visita alla Cappella Del Santo Patrono Mai Sentito Nominare...” “Ah, interessante...” 
“... ed ho partecipato alla funzione, trovando un paio di cosette che il Sacerdote ha sbagliato e...” “Possibile? Un prete che sbaglia?!?!” 
“... il Sacerdote è stato contentissimo che io lo correggessi...” “Immagino...” 
“... e mi ha proposto di farmi vedere più spesso!” “Davvero?!” 
“Certo, io non dico mai bugie!” “Non è quello che intendevo!...” 
“Peraltro volevo chiederti una cosa!” “Uh! Dimmi...” 
“Tu, che giri parecchio per i cantieri, e vai da molta gente, sarebbe il caso che ti vestissi un po' meglio... Ne va del buon nome della Grande Società SuperEsperta!” 
Io lo guardai fisso per un secondo, mentre lui continuava a parlare di simili c@##ate...
“Senti...” “... no, è perché se tu giri per conto della ditta, è bene che anche il tuo abbigliamento sia conforme a dei canoni aziendali e...” 
“Quali canoni aziendali?” “... non deve essere un tipo di abbigliamento che crei una brutta immagine...” 
“QUALI CANONI AZIENDALI?” “... perché il cliente potrebbe pensare che noi mandiamo in giro del personale inadeguato e...” (non so se si è capito, ma non prestava la minima attenzione a quello che dicevo io, e continuava con la sua filippica senza senso...) 
“QUALI...CANONI...AZIENDALI?” “... in fondo, anch'io giro parecchio dai clienti ed indosso sempre un completo da ingegnere, in giacca e cravatta e...”
Mi alzai e feci per uscire dalla stanza “Scusa, ma non mi sembra educato andarsene mentre stiamo discutendo...!”
Lo guardai fisso per un istante (chi mi conosce bene, sa che quando nei miei occhi si accende una certa luce, è meglio per tutti dimenticarsi completamente della mia esistenza... fino a nuovo ordine, ma lui evidentemente non mi conosce bene, perché accennò a continuare la sua “discussione”...) poi dissi, contando sulle dita di una mano “Uno, NON stiamo discutendo, sei tu che stai dando aria alla bocca, senza aver prima collegato il cervello! Due, dai tuoi clienti tu vai a sederti al tavolino, prendere il caffè e fare delle chiacchiere senza scopo, io DAI VOSTRI CLIENTI vado ad effettuare rilievi, misurazioni, collaudi e messe in servizio, non sono seduto al tavolino ma devo sovente strisciare ed arrampicarmi in ambienti sporchi, grassi, unti e maleodoranti...! Tre, finché la Grande Società SuperEsperta non mi fornirà un rimborso spese per l'abbigliamento, io andrò in giro con i miei jeans più vecchi e con maglioni con colorazioni anti-sporco...! Quattro, adesso vado al lavoro perché ho finito la pausa pranzo e GrandeCapo non mi paga per stare a sentire certe c@##ate!” (mi era avanzato un dito, rimasto quindi in piedi su un pugno chiuso… indovinate quale?)
E me ne andai, lasciandolo lì a rimuginare sul significato recondito del mio inconsueto scoppio di ira e volgarità, che (essendo stato un pochino più colorito di quello qui riportato...) ha turbato le sue orecchie innocenti (o forse il vero problema è che non conosce il significato esatto di tutti i termini che ho utilizzato...)

Ben due telefonate in un solo mattino… (fresca fresca... di stamattina...)

Sono le 9 di mattina, l’ufficio non è ancora in piena attività, ma io e Termico siamo già da un pezzo al lavoro, a controllare le attività da svolgere per la giornata con il Programma Di Posta Elettronica E Attività Da Svolgere E Contatti Da Chiamare, che richiede circa mezz’ora solo per essere operativo (tra avviamento del Sistema Operativo, inserimento username e password, avvio del sistema ed infine avvio del sopracitato programma, che NON possiamo disinserire dall’avviamento automatico e che ci consente di fare la pausa caffè subito dopo aver avviato i computer e digitato username e password…), ed ecco che, bella bella (come un week end di pioggia al mare…), entra la mia caaaraaaa collega Disegnatrice con la sua solita grazia (come un toro in una cristalleria…) sbuffando contro il traffico, le tasse, la finanziaria, la destra e la sinistra, i politici, coloro che li hanno votati, il mondo intero e tutti quelli che gliela chiedono (?) mentre lei la darebbe volentieri ad altri che neanche se la filano (?) ecc… – ovvero le solite cose di ogni mattina…
Mette a posto il proprio giaccone, si siede alla sedia, accende il suo computer, arraffa il telefono che abbiamo in comune e comincia le sue innumerevoli chiamate: “…Ciao, lo sai che ieri sera ho beccato lui al pub e mi ha guardato… ero emozionata come una bambina… mi stavo quasi bagnando per l’eccitazione...” – no: non sto inventando nulla: questo è il tono standard delle telefonate mattutine alle amiche… Terminate le telefonate (strano: oggi sono poche, si vede che le altre amiche erano presenti alle sue “performance” serali – qualche sera finisce che capiterò “per caso” in uno dei pub che frequenta: voglio proprio vedere se diventa così diversa – leggi “straf…ga” – rispetto a com’è in ufficio – leggi “scassamar…oni”…)
Sono ormai le 9.35, quindi è ora che Disegnatrice si rechi a espletare le proprie funzioni corporali (Termico definisce la cosa con una frase piuttosto colorita che suona come “Ecco che va a cag…re”, io faccio un sorriso di circostanza – non do molto peso a quanto dicono i colleghi, se non si fosse capito…)
Fortunatamente, dopo pochissimi minuti, Termico viene raggiunto da Architetto e, rivestitosi di tutto punto, i due si accingono a recarsi presso un cliente per un sopralluogo, lasciandomi per qualche minuto tranquillo… Errore! Ecco infatti che si approssima PiccoloCapo che si accomoda sulla scrivania libera, posiziona il proprio Portatile, tira fuori da una borsa un Router WiFi e chiama ProgettistaGiovane dicendogli di metterlo a posto (ProgettistaGiovane ne capisce abbastanza di computer e probabilmente è davvero in grado di metterlo a posto, ma non è molto interessato a soddisfare i capricci di PiccoloCapo, specie quando Progettista e GrandeCapo hanno impostato altre scadenze, però non è comunque in grado di dire a PiccoloCapo di lasciargli terminare il proprio lavoro, e decide di prodigarsi in una performance degna di un Oscar: smanetta per un po’, impreca per un altro po’ ed alla fine se ne esce con la seguente frase “Strano! Pare che sia ciuco qualche driver! Infatti! E’ andato! Occorre provvedere a disinstallare TUTTI i driver e reinstallarli daccapo! Procedo?” PiccoloCapo (che non capisce una fava di computer ed utilizza quel portatile solo per leggere la posta e scrivere qualcosina con l’unico Programma Di Videoscrittura Che Esiste Secondo Lui, inizia ad imprecare (nessuna novità) e, restio a far mettere le mani nei driver del proprio computer, se ne esce con un “Ci penso io!” (ProgettistaGiovane ha raggiunto il proprio scopo e torna alla sua postazione, PiccoloCapo si siede alla scrivania davanti al portatile, inserisce i CD dei driver uno dopo l’altro e comincia ad insultare il computer, i driver, l’azienda, i politici, la finanziaria, il mondo intero e tutti quelli che gliela chiedono… No, ho confuso i personaggi…), sperando internamente che squilli il suo telefono, obbligandolo a tornare alla propria postazione interrompendo quel processo indegno della sua attenzione…
Appena rientrata, Disegnatrice si accaparra il telefono (ormai ho perso ogni speranza di rivederlo…) e chiama Segretaria, incurante della presenza mia (totalmente insignificante) e della presenza di PiccoloCapo (forse ancor meno significante…), per chiederle (testuali parole): “…scusa, Segretaria, ho fatto la pipì e non mi ricordo più se ho tirato l’acqua… puoi controllare, per favore?…”
Solitamente non presto molta attenzione a quello che fa Disegnatrice (questione di sopravvivenza…), ma questa frase ha destato il neurone dedicato dal proprio stato di torp… stand-by… (puro istinto di sopravvivenza: mi stavo preparando a gettarmi sotto la scrivania per scansare le schegge del telefono che, a stretto rigor di logica, sarebbe dovuto esplodere di lì a poco, a seguito delle urla che Segretaria avrebbe presto lanciato, e che avrei udito tranquillamente anche senza il telefono…)
Stranamente, non si sono udite urla ne esplosioni, e non sono neanche piovute saette e fulmini sulla scrivania che utilizziamo in comune io e Disegnatrice – naturalmente io uso la parte che Disegnatrice lascia libera da fogli formato lenzuola matrimoniali aperte che usa per recuperare le dimensioni dei disegni che fa, e che lascia aperti sia sulla sua scrivania, sia sulla scrivania laterale che ci separa (mai troppo piccola), sia su gran parte della mia scrivania – e non ho capito cosa abbia impedito il cataclisma che sarebbe dovuto capitare…
Fatto sta che PiccoloCapo ha immediatamente fatto uno dei suoi soliti commenti di rara eleganza, scatenando una risata in Disegnatrice, la quale si è scatenata in una discussione filosofica ed accademica con PiccoloCapo sulle funzionalità fisiologiche del corpo umano e sulla necessità di provvedere ad espletare le proprie funzioni con regolarità (e su questo non ha problemi: è più precisa di un orologio svizzero…), che fortunatamente è stata troncata dal tanto atteso (ormai anche da me) squillo del telefono di PiccoloCapo… (e dal mio buttarmi a capofitto sulla tastiera del computer, fingendo di lavorare e di essere totalmente estraniato dalla discussione…)
Pochissimo dopo, entra in ufficio anche SuperAmministratore, che chiede a Disegnatrice a che punto è con i lavori da fare (e consegnare), richiamandola al proprio dovere (taccio sulla logorroica risposta che ha trascinato la discussione sui disegni per oltre mezz’ora (che se avesse dedicato al lavoro, avrebbe già finito…), comunque alla fine SuperAmministratore se ne va, chiedendo i disegni entro la serata… (perché a lei chiedono i lavori entro un certo tempo utile ed a me li chiedono entro il giorno prima di passarmeli?)
A quel punto Disegnatrice si volta verso di me (faccio finta di non vederla, ma tremo alla probabile sfuriata…) ma arraffa ulteriormente il telefono (Fiuu! Ma perché insiste a rimettere il telefono nella mia parte di scrivania?…) e chiama Amministrativa, chiedendole di passare da lei per farle la seguente domanda: “Secondo te, le tasche cucite di questa giacca sono vere (e quindi da scucire) o finte?” (nota: questo è il riassunto, la domanda si è protratta in una discussione sui capi, sul lavoro, sulle scadenze, sulla giacca, sui vestiti, sui mercati, sui prezzi, sulla finanziaria, sui politici di destra e sinistra e su chi li ha votati, oltre che su quelli che gliela chiedono…, con tanto di dimostrazioni pratiche delle calze in tinta con chissà cosa e degli stivaletti – io mi aspettavo ormai che dimostrasse di avere anche le mutande in tinta con qualcosa…)
A quel punto squilla il telefono, risponde lei e poi me lo passa con un mugugno “E’ per te!” Strano, penso io, ma in fondo è normale: un cliente cui serve urgentemente un file che recupero e inoltro via email in tempo record. Dopo alcuni minuti la scena si ripete: squilla il telefono, lei risponde e poi me lo passa con un grugnito “E’ per te!” (sto superando il limite: due telefonate nella stessa mattina!) E’ lo stesso cliente, che mi chiede se ho altri file relativi a quel lavoro, perché loro non lo trovano nel loro archivio. Cerco in rete, ma non trovo nulla di diverso da quello che ho già inviato (l’ho sempre detto che questo sistema di archiviare i lavori in rete è chiaro come l’interno di un tunnel ferroviario senza illuminazione in una notte senza luna), evitando di prestare attenzione ai brontolii perché tengo il telefono impegnato mentre “qualcuno” potrebbe avere comunicazioni importanti da fare… OK! Non ho trovato nulla, informo il cliente che non sono in grado di aiutarlo e chiudo la comunicazione, restituendo il telefono alla “legittima proprietaria” che ha smesso di brontolare (anche perché è impegnatissima nell’effettuare un “ritocco” del trucco…, ma ha già finito con i disegni da consegnare? E quando li avrebbe finiti? No: non glielo chiedo! Non ho intenzione di sorbirmi uno sproloquio sui lavori, le consegne, gli stipendi, i prezzi, la finanziaria, i politici di destra e di sinistra, chi li ha votati, il mondo intero, quelli che gliela chiedono…)
Ok! Finalmente siamo arrivati alla pausa pranzo…

Ma se noi cambiamo quel particolare…

Questo è, purtroppo, un classico…

Normalmente, PiccoloCapo apre la commessa, poi si tiene il materiale nel cassetto finché non arriva il momento in cui il cliente gli telefona per sapere se è tutto a posto (che vuol dire che è ormai ora di consegnare…) ed allora PiccoloCapo chiama qualcuno per fargli fare immediatamente il lavoro… (e vai di nottate…)

Il grosso problema è però quando, dopo aver dipanato le matasse e risolto tutti gli innumerevoli casini, si è alla fase finale, ovvero il plottaggio degli elaborati che saranno da consegnare… Murphy ha colpito innumerevoli volte, ma l’asso di briscola lo tiene per ultimo… GrandeCapo…

E’ tardissimo, sia gli occhi che il computer faticano a restare aperti… la macchina del caffè sforna pressoché in continuazione…

Sono lì che sto terminando di inserire tutte le codifiche nel disegno e sto per lanciare in stampa, quando GrandeCapo si appiccica alla spalliera della mia sedia (stile avvoltoio sulla spalliera del letto…) e allunga la mano, verso il mio monitor…

“Ma se noi cambiamo quel particolare?” e indica un dettaglio che, per qualche motivo strano, non gli piace…

Io lancio un gemito di angoscia, poi lo guardo e chiedo “Perché?” “Ma, preferirei cambiarlo…” (che vuol dire “Cambia e stai zitto!”) Io posiziono il puntatore del mouse sul particolare incriminato e “Dove e come?” “Ma, lo metterei là, poi lo sostituirei con questo o quest’altro…”

Lo sposto come da richiesta, poi sostituisco il blocco con un altro più confacente alle richieste di GrandeCapo e… “Adesso devo rifare i calcoli per la nuova linea e…” “Come?” “Eh si! Ho spostato il blocco, quindi la vecchia linea cambia dimensioni (devo ricalcolarla, per vedere che resti protetta…) e poi non è più un’utenza di tipo 1, ma di tipo 2, quindi assorbe una potenza superiore e devo valutare se non ci sono sovraccarichi…!” “Ma è necessario?” “Cosa? Verificare se una linea elettrica può essere causa di incendio?”

GrandeCapo ci riflette un attimo, poi… “Senti, vado a fare un paio di conti… Tu continua qui!” e si allontana…

“Cosa continuo? La versione vecchia o la versione nuova?” Chiedo io “Ti faccio sapere…” Risponde lui, e sparisce…

La più incasinata è la nuova versione, quindi iniziamo a procedere con quella… faccio le modifiche, rifaccio i calcoli… riscrivo la relazione… salvo con altro nome…

Riprendo la versione vecchia e completo i particolari finali… e salvo con altro nome…

Dopo un po’ (tanto ormai siamo prossimi all’alba…) GrandeCapo si sveg… ricorda di venire da me e… “Si, va bene! Spostiamo tutto…” “OK!” Prendo la versione nuova e la rinomino con il nome giusto… (l’altra la lascio nella cartella personale… non si sa mai…) poi lancio in stampa, piego, rilego e… consegno il tutto.

Mentre GrandeCapo raccoglie la documentazione per metterla sulla scrivania di Segretaria, che dovrà fare la consegna appena arriverà (tra poco più di una mezz'ora e poco meno di un'ora...), io esco per andare a casa a dormire (mentre gli altri si approssimano all’ufficio…)

Uscendo, incrocio il portinaio dello stabile che mi fa “Mattiniero oggi…” lo guardò un po’ male e sibilo “Veramente, io sto uscendo, non entrando…”

Credo di aver dimenticato di ripulire la saletta di stampa e di riempire nuovamente la macchinetta del caffè… e forse ho dimenticato anche di preparare i documenti per la consegna… Mah! Va bene, qualcosa la può fare anche Segretaria…

Forse è meglio l’accendino… (e mica parliamo sempre della Segretaria...)

E’ bello sapere che chi lavora in un’impresa elettrica sovente ha solo vaghe nozioni confuse della materia con cui tratta ogni giorno…

In particolare, il concetto di arco elettrico è senza dubbio molto confuso, specie per il nostro amico CapoCantierista…

Vaghe nozioni di fisica dalle superiori, gli consentivano di sapere che l’arco elettrico è un fenomeno associato ad un corto circuito, e che è caratterizzato da un forte sviluppo di calore, ma tanto basta!

Uno dei giorni in cui si trovava in sede, mentre era impegnato in una discussione animata con sé stesso consistente in un inventario di cosa poteva essere trafugato in magazzino (chiacchierava con sé stesso, dicendo frasi del tipo “…Questo lo possiamo mettere in Cantiere1, quest’altro è quello che serve per Cantiere2, no, è meglio se lo porti in Cantiere3… Oh! Questo è perfetto per Cantiere4…”)

Ad un certo punto, decide di mettersi a fumare una sigaretta (all’epoca non c’era alcun divieto di fumo…), ma si accorge di non avere l’accendino… NO PROBLEM!!!

Ero anch'io in magazzino, ma dalla parte opposta, quando mi viene in mente una cosa, faccio per chiamarlo e... resto impietrito dall’ORRORE!!!

CapoCantierista aveva collegato un cavo di prova per alimentazione di quadri elettrici e si stava avvicinando due fili spelati alla punta della sigaretta che teneva in bocca…

In più o meno un istante, accadono simultaneamente parecchie cose:

· scocca l’arco elettrico tra i due fili, a meno di 10 cm dal volto di CapoCantierista…

· scatta l’interruttore generale del quadro elettrico a valle del contatore ENEL (vedi, quando dicevo che era meglio valutare la selettività di questo impianto di m€§da!!!)…

· tutti iniziano ad imprecare perché i computer sono saltati prima che loro potessero salvare l’importantissimo lavoro fatto…

· quello che resta della sigaretta di CapoCantierista finisce a terra, mentre lui si avvicina le mani al volto per essere sicuro che ci sia ancora qualcosa…

· GrandeCapo si precipita in magazzino pronto a fucilare sul posto chiunque fosse il responsabile… (naturalmente, era convinto fosse colpa mia...)

· CapoCantierista cade a terra, in preda ad uno shock…

· io tiro fuori il mio cellulare e chiamo immediatamente il Pronto Soccorso…

· GrandeCapo si getta su CapoCantierista ed inizia a praticargli un massaggio cardiaco… (almeno le basi del Pronto Soccorso le conosce…)

· Amministrativa entra in magazzino, afferra al volo la situazione e si precipita ad aiutare GrandeCapo, iniziando con la respirazione artificiale… (anche lei conosce le basi del Pronto Soccorso…)

· Segretaria arriva, vede la situazione ed inizia a piangere (?) per lo spavento…

Avanzamento veloce:

Arriva l’ambulanza, CapoCantierista è fuori pericolo, ma viene portato lo stesso in ospedale per controllo… Segretaria viene calmata dal personale sanitario (ma non viene portata via…) ed io ripristino gli interruttori scattati…

Dopo un paio di giorni, CapoCantierista si ripresenta in ufficio e si becca il megac@##iatone di GrandeCapo… Da allora, quando era in ufficio e voleva fumare, lo faceva nell’atrio, lontano da ogni specie di cavo elettrico scoperto…

So fare tutto… anche con la lingua…

Era molto strano, ma quel giorno Segretaria ed Amministrativa stavano prendendo il caffè insieme alla macchinetta...

Io, in preda ad una delle mie leggendarie crisi di astinenza da caffeina, mi approssimo alla macchinetta, saluto entrambe con uno dei miei soliti grugniti, inserisco la chiavetta nella macchinetta che mi riconosce e comincia a preparare il caffè senza che nemmeno io prema il tasto corrispondente (non è proprio così, ma questa parte è talmente automatica e veloce che potrebbe anche esserlo…).

Nel frattempo (macchina lentissima…), mi sorbisco un discorso del genere “Ti avrei chiamato, ma da quando sono stata trasferita nell'ufficio di GrandeCapo, non ci vediamo quasi più e... blablabla...” “Non ti preoccupare!” (Non mi hai praticamente mai invitato a prendere il caffè quando eravamo nello stesso ufficio, ed ora mi rompi i marroni per dirmi che ti dimentichi di invitarmi adesso che finalmente sono da solo a fare il mio lavoro...?!?!)

Fatta la dovuta digressione nei miei confronti, Segretaria riprende a chiacchierare con Amministrativa, la quale (perfida quasi più di me... possibile?!?!) le chiede “Ma allora, dal tuo curriculum sai gestire un ufficio anche con clienti esteri?” Segretaria, ben lieta di esporre le sue capacità professionali, inizia a discutere di questa nuova variante, contenta anche del fatto che io fossi lì ad ascoltare... (chissà poi perché? Io non avevo alcuna influenza nelle decisioni aziendali... Non potevo assolutamente farle fare carriera...) e comincia un discorso dei suoi, del quale il mio neurone dedicato (si, solo uno dei miei neuroni poteva essere dedicato ai discorsi di Segretaria, e solo perché non si poteva uscire dallo stanzino della macchinetta con il bicchiere in mano...) coglie solo alcune frasi... “Si, so fare tutto...” (mi viene in mente l'episodio dell'offerta sballata...) “...conosco bene i programmi di office...” (mi viene in mente quando fui costretto ad insegnarle l'uso di word ed excel...) “...e me la cavo bene anche con la lingua...” (ecco, questa mi mancava..., ma d’altronde non me ne ha mai dato dimostrazione, a meno che non si riferisse al fatto che la lingua la teneva parecchio in esercizio, non stando mai zitta…)

La perfidia di Amministrativa venne a galla solo qualche giorno dopo: lei sapeva che GrandeCapo stava per entrare in affari con una società estera, così casualmente accennò che Segretaria aveva detto di cavarsela bene con la lingua... Segretaria non accennò assolutamente alcun diniego e GrandeCapo ne approfittò subito per (farle) avviare una trattativa telefonica ed epistolare con i nuovi clienti...

Per la parte epistolare, ci fu poco da fare: dopo un paio di catastrofi inviate come fax e tornate con una frase che significava (più o meno) “che c@##o avete scritto?”, Segretaria riuscì a tirare fuori una qualche scusa del genere “...sono discorsi troppo tecnici per me...” e GrandeCapo decise che la patata bollente venisse trasferita all'ufficio tecnico... (per fortuna, era un periodo particolare: i cantieri chiamavano... così fu ribaltata, a stretto giro di posta, sull'ufficio amministrativo... in fondo, giustizia è fatta!)

Per quanto riguarda la parte telefonica, non ho competenze in merito (io parlo inglese più o meno come Toro Seduto...), ma non mi ricordo di aver mai assistito ad un tale pastrocchio linguistico... per fortuna sua, pare che Segretaria avesse (più che un curriculum) un cu...o di tutto rispetto... la controparte di Segretaria dal lato del cliente straniero era di origine italiana, e capiva abbastanza la sua “nonna-lingua”... l'italiano, quindi alla fine tutto andò a posto lo stesso... e GrandeCapo avviò le sue professionalità anche all'estero...

Guarda come ce l’ho bella…

Non so se ho già detto che Segretaria aveva uno spasimante, ormai “quasi marito” come diceva lei (tremavo all'idea che mi volesse invitare al matrimonio, come aveva “vagamente” accennato qualche volta...). Questo tipo lo avevo conosciuto una sera in Ditta, rientrando da un cantiere talmente stanco che, complice appunto la stanchezza, ho intravisto un qualcosa che somigliava (come dimensioni) ad un armadio guardaroba a 3 ante, ed ho capito che non era un armadio solo quando si è mosso per stringermi la mano (mi fa ancora male adesso...)
Ciò premesso, il giorno dopo quella specie di festa che cade a metà febbraio, Segretaria aggirò la mia scrivania e si avvicinò a me con uno dei suoi sorrisi extralarge (per intenderci, quei sorrisi a 128 denti – per arcata – cui ci ha abituati la classe politica...) ed io commisi l'errore di girare la sedia ed alzare lo sguardo verso di lei (sapevo che stava per chiedermi qualcosa, così decisi di ridurre al minimo l'agonia...) “Cosa c'è?” “Senti, vuoi vedere cosa mi ha regalato il mio “quasi marito” per “sanvalentino”?” 
Il mio primo pensiero fu “Cioè mi fai vedere come avete scop...?” il secondo fu “Ho qualche possibilità di scelta?” il terzo fu “Vade retro, Satanaria... E lasciami lavorare…” ma la mia bocca si rifiutò di dare retta al mio cervello e le mie orecchie sentirono la mia voce dire “Cosa ti ha regalato?”


MAI L'AVESSI FATTO!!! Non mi capita mai una laringite fulminante, quando serve…

Iniziò a farmi il resoconto (fin troppo dettagliato per la stabilità del mio supporto hardware...) di tutto quello che era successo la sera, dal momento che era rientrata a casa al momento in cui era uscita la mattina per venire in ufficio... (però, che resistenza doveva avere, l'armadio...)

Al termine mi disse “... e questa è la cavigliera: guarda com'è bella!” 
Questa frase venne detta in contemporanea al fatto che si sfilò la scarpa, sollevò la gamba ed appoggiò il piede sopra il mio... a metà strada circa tra il ginocchio e... (ma che, volete una mappa dettagliata... comunque, non essendo lei molto alta, credo abbia fatto danza classica, per alzare la gamba in quel modo...), per permettermi di osservare bene la cavigliera...

Ho già detto che Segretaria non era molto alta ed era solita indossare minigonne ascellari?
Quando poggiò il piede sopra il mio... diciamo un po' oltre il mio ginocchio, mi accorsi che mi aveva taciuto (allora sapeva tacere!!!) che il suo “quasi marito” le aveva regalato anche della biancheria intima semitrasparente... (penso fosse pizzo, ma non me ne intendo...) ma non le aveva regalato alcun prodotto per la depilazione...

Credo che non riuscirò mai a giocare a poker: non ho la giusta imperturbabilità e mancanza di espressione! Qualcosa dovette trasparire dal mio volto, perché improvvisamente lei arrossì, tirò immediatamente giù la gamba, cercò di trasformare la minigonna in un abito femminile di stile “vittoriano” e, mormorando qualcosa tipo “...scusa...” tornò alla sua scrivania, senza più rivolgermi la parola per tutta la giornata...

Credo sia superfluo dire che, malgrado il silenzio, per tutta quella mattina non riuscii egualmente a concentrarmi sul lavoro...

...la segretaria romantica...

Un giorno, Segretaria mi chiese (o meglio, iniziò a parlare con me senza che io capissi che stava parlando con me, come faceva di solito...) “...e non capisco perché non posso usare il computer per la mia relazione?” Siccome io continuavo a tacere e fare il mio lavoro, lei alzò la voce “Insomma, mi ascolti?!” “Eh? Cosa? Parli con me?” 
“ECCONCHIALLORA? Non sono mica matta a parlare da sola?!?!” “Oh, stai calma! Che succede?” 
“E' che questo computer... blablabla... ed io non riesco a capire perché non lo posso usare per la mia relazione?”
Siccome avevo capito più o meno lo stesso che ho scritto, le rispondo “Beh! Con word dovresti poter fare benissimo la tua relazione...” 
Lei mi guarda perplessa, poi si volta verso il computer e dice “Davvero? Secondo te basta word?” Ero tentato di risponderle con una frase sul tipo “No! Occorre che ci sia un cervello dietro che crei la suddetta relazione, poi word ti serve solo per scriverla, come se la scrivessi con carta e penna...” ma per mia fortuna mi trattenni e feci un grugnito affermativo...
Dopo circa “due minuti due” mi chiamò (strano) e mi chiese “E adesso come devo fare?” 
“A fare cosa?” (è brutto rispondere ad una domanda con un'altra domanda, ma... quando ci vuole ci vuole...) e lei, guardandomi come se fossi un idiota che non capiva le cose più ovvie “A mandarla via...” 
Un attimo di panico “Dove la vuoi mandare? E, soprattutto, cosa vuoi mandare via?” “Ma questa, sciocco...” e indicò la schermata del suo computer...
Non capendo di cosa parlasse (ma capendo che non avevo altro sistema per capirlo...) mi alzai e feci per andare a controllare, ma lei mi fermò dicendo “Aspetta! E' una cosa personale... Mi devi promettere che non dirai niente a nessuno...” la risposta del mio cervello fu “Ma chi c@##o vuoi che se ne fotta delle tue minch...?” ma quella della mia bocca fu “Non leggerò nemmeno: voglio solo capire bene di cosa stai parlando!” 
“Va bene, allora, vieni pure...” mi avvicinai al suo monitor e mi fece vedere una schermata di word con pochissime righe (sicuramente non era una relazione...) e disse “Ecco, devo mandarla via...” Rimangiandomi tutto, lessi quello che c'era scritto e mi accorsi che erano delle frasi “romantiche” dirette al suo “quasi marito”, allora le chiesi “Scusa, ma questa non è una relazione, vero?” “Massì, è per la mia relazione...” 
“Cosa devi fare, di preciso?” “Maddai! Domani è “sanvalentino”... La devo mandare al mio “quasi marito” per dirgli che lo amo e poi lui me ne manda un'altra che dice che mi ama e... come si fa con i telefonini...” 
Quest'ultima frase, che non c'entrava granché, ebbe comunque l'effetto di attivare il mio neurone dedicato, che in una manciata di secondi elaborò la soluzione “Scusa, tu vuoi mandare questo file al tuo “quasi marito” tramite la posta elettronica?” (non era ancora prassi comune chiamarle e-mail...) “Si, voglio mandargliela per posta elettronica!” (e dirlo prima?!?!) 
“Ehm! Non credo si possa fare!” Lei mi guardò con aria strana, dicendomi “Lo so che non si può fare!...” fu la mia volta di guardarla stupefatto... “...Ma voglio capire perché non posso farlo...” 
Con un filo di voce risposi “Perché non abbiamo il collegamento ad internet...” “Ah!” fece lei, rifletté un attimo, poi “...e come posso mandargliela?” 
“File, stampa, busta di carta e consegna a mano, stasera... Apprezzerà di più…” e tornai al mio lavoro...
Naturalmente, il massacro di San Valentino ebbe un seguito, due giorni dopo…

Secondo te, è vergine…

Ero supermegaiperimpegnato con la stesura di quell’accidente di verifica che non andava, o forse era il programma che non andava (a quell’epoca non l’avevo ancora ribattezzato “la ciofeca”, ma il funzionamento era lo stesso…), e stavo trattenendo a stento delle espressioni molto colorite, quando uno dei miei neuroni si rende conto che Segretaria mi sta parlando (naturalmente, lei inizia a parlarmi senza preavviso, e sempre nei momenti meno indicati, quindi prima che capisco che sta parlando con me, ho già perso almeno metà del discorso… senza dubbio la metà che serve per capire quello che mi sta dicendo…)
“… e come si fa a capire se è vergine?”
Ammetto che la mia risposta (più grugnita che altro) è stata molto poco delicata ed estremamente volgare, però ha creato un paradossale silenzio che mi ha obbligato ad alzare lo sguardo verso di lei, preoccupato… (è così facile farla stare zitta???)
Visto il suo volto color pomodoro troppo maturo, le sue labbra tremolanti ed il suo sguardo prossimo alle lacrime, vengo preso dal panico e sento la mia voce dirle “Scusami! Non ho capito! Ero incasinato e non capivo nulla! Non ce l’avevo certo con te! Figurati se mi permetterei mai di trattarti così! Ce l'avevo con questo programma!” e tante altre c@##ate che mi stavo inventando sul momento per evitare che scoppiasse a piangere… (altrimenti poi come avrei fatto a dimostrare che non avevo cercato di violentarla??? Specialmente se avesse pensato bene di spiegare lei la situazione…)
Finalmente si calma, e torna a chiedermi “Volevo solo sapere come si fa a vedere se è vergine!” “Ch… Cosa?” 
“Questo!” fa lei, mostrandomi un dischetto senza etichetta…
Io guardo fisso il dischetto per un paio di secondi, e lei me lo mette in mano…
Io guardo fisso lei per un paio di secondi e lei accenna un sorriso (almeno non si è messa a piangere…) e chiede “Secondo te, è vergine?”
Prendo il dischetto, lo inserisco nel lettore, mi dice che non è formattato, allora le faccio “Si, è vergine! Devi usarlo?” “Si!”
Lo formatto e glielo do, poi mi ributto immediatamente sulla mia verifica, isolandomi dal resto del mondo…

Credo d’aver la febbre: senti come ce l’ho calda…

Era periodo di influenza ma, stranamente, Segretaria non si era ancora messa in mutua, e la cosa era piuttosto preoccupante…

Quel giorno entrò in ufficio con una faccia da moribonda, ed io, che avevo lasciato a casa il cervello, feci l’errore di chiederle se si sentiva bene…

Una mezz’ora buona di discussione sul suo stato di salute, su come si sentiva, sul suo eroismo nel venire lo stesso in ufficio col freddo che faceva (naturalmente ebbi abbastanza buon senso da sorvolare sul fatto che una che ha freddo si mette la minigonna…)

Quella mattina trascorse tra starnuti, brividi (più o meno simulati) e continui lamenti…

Ad un certo punto, si avvicinò a me e chiese “Sai come si prende la febbre senza termometro?” Da vaghi ricordi del passato (ospedale militare…) mi sovvenne un dettaglio e risposi “Con le pulsazioni!” “Come?” “Prendi le pulsazioni e conti quanti battiti fai in un minuto…”

Non ebbi nemmeno il tempo di terminare che mi si piazzò davanti sussurrando “Prendimele!”

Naturalmente, si riferiva alle pulsazioni, così le presi il polso, contando i battiti per 15 secondi, poi moltiplicai per 4 e vidi che effettivamente erano un pochino accelerate, la qual cosa era, secondo i miei ricordi, indizio di febbre…

Lieta (?) della notizia, tornò a sedersi, ed io iniziai a dimenticarmi di quello che era successo, ma all’improvviso me la trovai di nuovo davanti, a dirmi “Eh! Sì: credo proprio d’aver la febbre: senti come ce l’ho calda…” e prima che potessi capire qualcosa, mi afferrò la mano e se la posizionò proprio lì… sulla fronte… (che credevate?)

“Si! Hai la febbre!” effettivamente scottava abbastanza…

Lei mormorò, senza lasciarmi la mano “Credo di avere anche i battiti accelerati…” e mi trascinò la mano verso il suo seno… ma ebbi il buon senso di fermarmi in tempo… “Ehi! Vuoi farmi venire la febbre anche a me?” Non so se lei si rese conto di cosa stava per farmi fare… o se credette che la febbre fosse contagiosa, fatto sta che tornò a sedersi, non mi disse più niente (evvai!!!) e, circa mezzora dopo, andò a casa per la febbre…

(In realtà, forse non mi sarei neanche fermato, se in quel momento non mi si fosse piazzata davanti agli occhi l'immagine del suo “quasi marito”, che la prima volta che ho conosciuto ho confuso con un armadio guardaroba a 3 ante...)

Ecco, ho capito il concetto base…

Dovevo (ordine di GrandeCapo) insegnare a Segretaria le basi di word ed excel, per via di un mezzo casino che pare lei avesse fatto e che aveva fatto dubitare GrandeCapo della veridicità dello splendido curriculum di Segretaria...

Per quanto riguarda word, in breve la ragazza fu in grado di usarlo come avrebbe dovuto usarlo fin dall'inizio...

Per excel, le cose erano più complicate, visto che io lo utilizzavo principalmente per fare computi metrici, mentre lei doveva usarlo sostanzialmente per fare preventivi, liste di ordini, distinte di trasporto (si, veniva fatto tutto in excel, lasciando a word il compito di dedicarsi alla stesura di lettere e relazioni...)

Non sapendo cosa insegnare di excel, iniziai con le basi, e capii subito che le conoscenze di Segretaria erano ridotte all'osso...

Un giorno GrandeCapo stesso si presentò alla lezione, si sedette dietro a noi ed iniziò a seguire la lezione... (naturalmente, GrandeCapo non sapeva nemmeno come si accendesse un computer...)

Segretaria mi faceva domande su come fare i calcoli sulle celle, come richiamare il contenuto di una cella e valutarlo in un contesto di sconti, ricarichi e similari... (come mai cominciavo ad intuire che il mezzo casino era dovuto a qualche offerta sbagliata?...) ed io le spiegavo come fare, mostrandole i necessari passaggi, quando GrandeCapo si alzò ed esclamò “Va bene! Ho capito tutto!” Entrambi ci voltammo, poi io gli chiesi “Cosa?” “Ho capito!” “Scusa, ma... cosa hai capito?” GrandeCapo mi guardò come se fossi l'idiota che ero, poi mi disse “Ho capito come funziona essel!” (GrandeCapo lo pronunciava così...)

Siccome sono sicuro di NON essere così bravo come insegnante e sono altrettanto sicuro che GrandeCapo NON avesse imparato di punto in bianco ad usare il computer, lo guardai e, con tono incredulo, chiesi “Hai imparato come funziona excel in 10 minuti?”

GrandeCapo mi guardò con aria di superiorità ed esclamò “Certo! Ho capito il concetto base! Il resto sono solo dettagli…” ed andò via...

Io e Segretaria ci guardammo stupiti e non dicemmo niente...

Da allora, ogni volta che l'occasione lo richiedeva, a me partiva la frase “Ha capito il concetto base!” e, quando era presente, a Segretaria partiva un'incontenibile risata... finché non si lanciava di corsa verso il bagno…

NOTA: il mezzo casino, come finalmente capii da una successiva domanda di Segretaria, era dovuto ad un'errata interpretazione delle modalità di sconto che ci facevano i nostri fornitori... in effetti, è leggermente diverso valutare uno sconto del 50+30+10 % da uno sconto del 90 %... (per chi non sapesse, lo sconto del 50%+30%+10% corrisponde ad uno sconto del 68,5%...)

Ma io lo so usare…

Quel giorno mi giunsero alcuni grugniti dall'ufficio di GrandeCapo (non dovetti chiedere se c'era...) e, dopo pochi istanti, Segretaria entrò di corsa in ufficio, si sedette alla sua scrivania e... scoppiò a piangere...

Segretaria aveva il pianto facile, ma di solito chiamavo Amministrativa che le si sedeva accanto, le diceva qualcosa di consolatorio e... in breve tutto finiva... Quel giorno Amministrativa era assente...

Spinto da un misto di compassione e di istinto di sopravvivenza, mi sedetti accanto a lei e le chiesi “Che è successo?” Lei mi cacciò via senza guardarmi ma, dato che errare è umano e perseverare è diabolico, io le posai una mano sulla spalla e le dissi “Su, dai... Non fare così... Che è successo?” Lei si voltò, mi abbracciò e continuò a piangere addosso a me (C@##o! La camicia nuova, tutta bagnata...!) poi, tra i singhiozzi, mentre cercavo di consolarla... lei iniziò a dire cose confuse come “Non è colpa mia!” “Io lo so usare...” “So come prenderlo...” “Non mi hanno dato le informazioni giuste...” (non so perché, ma cominciai a pensare che GrandeCapo le avesse chiesto di fare qualcosa di poco attinente alle sue mansioni e... non fosse rimasto pienamente soddisfatto del risultato... ma non capivo cosa c'entrasse l'ultima frase... in realtà, qualche giorno più tardi, venni a sapere cos'era successo per scatenare questo mezzo casino... ma questa è un'altra storia...)

In quella, mentre mi stava inzuppando la camicia, GrandeCapo entrò dentro e... la scena lo fece quasi ridere, comunque gli sbollirono i rancori e disse “Lascia perdere! Fatti dare delle ripetizioni da lui!” Io lo guardai stralunato “Che genere di ripetizioni? Di cosa stai parlando?” (ovviamente i miei pochi neuroni ancora attivi erano ancora fermi all'idea precedente, quindi non potevo credere che GrandeCapo mi stesse ordinando di dare delle ripetizioni a Segretaria in un ambito così poco professionale...) GrandeCapo mi guardò (se capì qualcosa non me lo diede a vedere, ma credo comunque che difficilmente avrei delle possibilità di bluffare, se giocassi a poker...), poi disse “Ha bisogno di imparare ad usare BENE “vuord” ed “essel”! (si, GrandeCapo aveva un modo tutto suo di “rinominare i file”) Tu li sai usare! Insegnaglieli!” (in un certo senso, fui rassicurato da questa eloquente spiegazione...) “Ma io ho il mio lavoro da fare! Non credo di poter dedicare l'attenzione che serve per un insegnamento del genere...” “Le basi le conosce! Tu insegnale qualche trucco dei tuoi, che sappia come usare un po' meglio quei programmi...” Si voltò ed andò via. Non potendo gettare via il “fardello” che avevo addosso (e che aveva ripreso a singhiozzare), non ebbi l'opportunità di corrergli dietro e dirgli “Ma sei matto? Come posso io insegnare qualcosa a questa emerita oca totale!!!” (naturalmente evitai di urlargli dietro... non sarebbe stato molto elegante...) e mi trovai promosso seduta stante a professore di informatica... (io che avevo visto dal vero i computer solamente pochissimissimi anni prima...) per giunta, di un'allieva pericolosa, che era convinta (?) di sapere e che scoppiava a piangere appena veniva contraddetta (Beh! Non è proprio così, GrandeCapo c'era andato giù pesante quella volta, ma lei aveva davvero il pianto facile...)

Da quel giorno, per diversi giorni, passai delle ore seduto fianco a fianco di Segretaria (che non era poi così male...) a vedere il livello delle sue conoscenze di “vuord” ed “essel”... (mi stavo adeguando allo stile di GrandeCapo...) la sua frase più ricorrente era “Ma io lo so usare...” e, terrorizzato all'idea che ricominciasse a piangere, io le dicevo qualcosa del genere “Si, lo so! Ti sto solo spiegando un sistema per fare la stessa cosa un pochino più in fretta, così ci fai bella figura con GrandeCapo...” (il mio naso in quel periodo raggiunse le dimensioni della proboscide di un elefante...)

In ogni caso, devo ammettere che l'allieva aveva un cervello funzionante (ma sono io che sto parlando?), infatti riuscì ben presto ad imparare ad usare word come dovrebbe saperlo usare una brava segretaria (la frase corretta sarebbe come avrebbe dovuto saperlo usare lei, se quello che aveva scritto nel suo curriculum – si, lo avevo letto – fosse stato vero...), ovvero sapeva scrivere, formattare ed impaginare...

GrandeCapo era abbastanza soddisfatto dei progressi di Segretaria con word (lui in fondo non ne capiva niente di computer, quindi il fatto che lei scrivesse le lettere con word e che quando le stampava il documento facesse una certa figura, con titoli in grassetto, periodi brevi con sottotitoli, elenchi numerati che andavano oltre una serie infinita di punti 1, sotto elenchi puntati (tutti con lo stesso tipo di indicatore) dove necessario, lo stesso tipo di font in tutto il testo, creando un'impressione di ordine e serietà, per lui voleva dire OK va bene...)

Per excel (vera causa del casotto...), le cose erano più gravi... ed un giorno GrandeCapo stesso decise di assistere alla lezione...

Il mondo del se...

O vvero, cosa sarebbe successo se...? Il primo esempio che mi viene in mente è cosa sarebbe successo se me ne fossi fregato del mobb...