Piscina...


La mia prima domenica serba.
Sapendo che in ditta non c'era corrente, ci eravamo portati il lavoro a casa, ma abbiamo finito il sabato, cosi ci siamo organizzati per andare a vedere delle terme in un paese vicino.
Eravamo io, Architetto e Progetta Mannaggiamenti, ma ovviamente si è unita a noi anche la nostra assistente-guida serba, ribattezzata ben presto la Bionda.
Siamo partiti in macchina, con Architetto che guidava e Bionda che faceva da navigatore (ovviamente in inglese), giungendo dopo oltre un'ora nel paese dove ci sono le terme (con una piscina che fa anche da acqua-park), e ci dirigiamo decisi verso tale posto, guidati direttamente da lei.
Entriamo e ci avviamo verso i bagni: Bionda ci avvisa che non ci sono cabine, per cui il costume lo dobbiamo indossare nei bagni, ma va bene lo stesso.

Indossati i costumi, andiamo quindi in piscina, immergendoci un po' e poi usciamo per andare a prendere il sole sulle sdraio, appisolandoci ben presto causa la stanchezza precedente e la levataccia mattutina.
Riaprendo gli occhi, ci accorgiamo che Architetto e Bionda sono spariti, ma Progetta Mannaggiamenti sogghigna e mi dice che saranno sicuramente a divertirsi da qualche parte. Poco dopo ricompaiono e ci dicono di scendere in una sala relax, dove entriamo tutti insieme nella vasca con idromassaggio e lei mi si avvicina e comincia a chiacchierare con me, chiedendomi diverse cose sulle mie prime impressioni in Serbia.
La chiacchierata procede fino a che ci accorgiamo che è tardi ed è ora di andare a mangiare.

Usciamo dalla vasca, ci asciughiamo e poi torniamo sopra, andando verso il ristorante dove ci viene portato il pranzo, con tempi serbi ovviamente.
Mangiamo e poi usciamo per andare a vedere il paese, dove ci sono alcune attrattive, come le terme curative (con l'acqua apparentemente miracolosa) e il parco-giardino ricavato dalla foresta che circonda il posto, ma soprattutto siamo attratti da una gelateria, dove assaggio il mio primo gelato serbo, scoprendo il sistema locale: viene fatta pagare ogni pallina di gelato che viene servita, ma notiamo che il ragazzo è talmente "veloce" a preparare le coppette che, quando viene messa la seconda pallina la prima ha già cominciato a sciogliersi, quindi immaginate cosa ci è stato portato al tavolo... però il prezzo è conveniente: 40 dinari (praticamente 40 centesimi di euro) ogni pallina di gelato, anche se non sono poi grossissime (a parte quelle che vengono servite alla Bionda, che chissà cos'ha di speciale)


Si torna quindi a casa, ma siamo tutti pieni, quindi alla proposta di Architetto di andare a mangiare sia io che Progetta Mannaggiamenti ci rifiutiamo, lasciandolo libero di uscire da solo con la Bionda (cosa che credo fosse quello che voleva fin dall'inizio)

Curva a destra...


Era il mio secondo rientro in Serbia, assieme a un collega del servizio progetta mannaggiamenti.
Scesi dall'aereo troviamo la nostra macchinetta parcheggiata che ci aspettava dal venerdi, lui mi da le chiavi e dice “Guida te, che io sono stanco! Imbocchi l'autostrada e vai sempre dritto!” “Ok!”
Partiamo, imbocco l'autostrada, proseguo attraverso Belgrado, prendo il biglietto alla stazione e procedo nella notte serba per 125 km fino all'uscita di Batocina, dove prendo la statale per Kragujevac.
Dopo altri 25 km circa, entriamo a Kragujevac, accolti dal cartello di benvenuto in cirillico e da un monumento su una rotonda raffigurante una croce ortodossa, oltre il quale sono appostate un paio di auto della locale “policija” pronte a prendere multe, quindi appena vedo il cartello comincio a rallentare opportunamente, in modo da stare sotto i limiti.
Il mio collega inizia a guardarsi intorno, sapendo che da quel punto non conosco molto bene la strada, e mi dice “Adesso vai dritto, poi ti avviso quando devi girare!”
Poco oltre, alcune decine di metri prima del ponte, lo sento che mi dice “Curva a destra!” e io accendo l'indicatore e svolto alla prima strada, fermandomi subito perchè la suddetta strada risulta chiusa.
Lui mi guarda e chiede “Dove vai?” “Non lo so: sei tu che mi hai detto di girare a destra!”
“Io? E quando mai? Dobbiamo girare dopo il ponte!” “Ma se mi hai detto curva a destra!”
Lui mi guarda un istante, poi scoppia a ridere “Scusa! Qua 'curva' significa 'prostituta'! Ti dicevo che c'era una prostituta sul marciapiede a destra!”
Mi volto a guardare la donna, che ci guardava stranamente, incerta se venire a offrirci i suoi servizi o denunciarci ai primi poliziotti che vedeva, prendendoci per matti per come avevamo svoltato in una specie di vicoletto chiuso (dove evidentemente lei consumava i servizi veloci).
Lo guardo e gli faccio presente che al momento non mi importa assolutamente niente della suddetta fanciulla, anche perchè sono stanchissimo, dopo 150 km di guida nella notte serba, e lui scoppia a ridere insistentemente, e continua anche quando metto la retromarcia, esco dal vicoletto e ritorno sulla strada, riprendendo la direzione di casa, mentre gli dico sonoramente “Ma'nvedi d'anna' affancoil!!!!”

Check-in...


Ero all'aeroporto di Belgrado e stavo procedendo con le normali formalità: ritiro del biglietto, coda davanti alle macchinette di controllo, fortunatamente allietata dallo spettacolo dei sorveglianti che si divertono a far suonare il controllo quando passano belle ragazze (nel caso specifico, una ragazza molto carina si è trovata costretta a ripassare numerose volte sempre levandosi qualcosa dall'abbigliamento, finchè si è capito che erano i ferretti del reggiseno a far suonare l'allarme, ovviamente per la gioia dei presenti che hanno trovato il modo di non annoiarsi durante la lunga coda), e infine viaggio verso il cancello di imbarco.
Arrivo infine al cancello e, stranamente, qua c'è un nuovo metal-detector (a Belgrado controllano due volte), quindi nuovamente procedo a posare tutta la roba nel cestello dove verrà controllata, e mi accingo a passare sotto il metal-detector, ma ho dimenticato il portafoglio nella tasca dei pantaloni, e quando passo vedo una poliziotta che mi si para davanti.
Le donne serbe sono bellissime, non c'è che dire, e il fascino della divisa è notevole, ma vedersi davanti una donna poliziotto con la mano già pronta sulla pistola non è piacevolissimo... lei mi guarda e mi dice qualcosa, al chè rispondo "Sorry, I'm italian, I don't speak serbian!" lei mi si rivolge quindi in un inglese assai simile al mio e mi chiede "Waz det fill your pants?"
Un istante che traduco e il mio cervello bacato vede la frase "Cos'è che ti riempie i pantaloni?" al chè mi viene spontaneo rispondere, prima ancora di capire cosa sto facendo, con la seguente frase "Ehr... I'm sorry, but you are beau..."
Lei mi guarda sconcertata mentre inizia a estrarre la pistola "Waz?" e io finalmente capisco cosa stavo facendo e mi riprendo in corner "Sorry, it's my wallet!" e tiro fuori lentamente il portafoglio dalla tasca
Lei allunga la mano e le consegno il portafoglio, lo apre e controlla che non ci sia nulla di strano, facendo un'esagerata attenzione a mantenerlo sotto il mio sguardo in modo che non potessi poi accusarla di essersi presa del denaro, poi me lo riconsegna con un "Ok! Go!"
Mi allontano e, dopo un istante, la sento che è scoppiata a ridere...


UPDATE: questo post ha subito una correzione secondo quanto indicato nei commenti da Valeren.

Vicinato...


L'alloggio che mi hanno dato comunica ovviamente con dei vicini, in particolare ho una famigliola felice, stile mulino bianco, la cui camera da letto è posizionata opportunamente nello spazio tra la mia camera da letto e la stanza con la televisione.
Malgrado i mattoni serbi siano più grossi di quelli italiani (cosa che ho scoperto in cantiere, in relazione a un lavoro che si è poi rivelato estremamente incasinato), sembrano comunque non avere alcun potere di isolamento acustico, al punto che si sente tutto, ma proprio tutto tutto: qualsiasi rumore uno faccia, esattamente come se fossero tutti nella stessa stanza.

Questa vicina particolare, mi è capitato di vederla un paio di volte sulle scale o nel cortile, e devo dire che è veramente una donna molto bella: alta, bionda e, stranamente, dotata di un seno di terza misura (che ho poi scoperto essere dovuto alla presenza di un bimbetto giunto da poco in questa zona, che usa tale attrezzatura come proprio ristorante personale, a ragione ovviamente!)
Questa vicina sovente mi ha detto qualcosa, quando passavo, ma io in serbo so solo salutare, quindi dopo i saluti, le ripetevo in inglese la mia solita frase «I'm italian! I don't speak serbian!»
Lei, a differenza di altri che, a questo punto, o cercano di parlarmi in inglese o smettono di parlarmi, continuava imperterrita a parlarmi in serbo, peraltro rispondendo (in serbo) quando le dicevo qualcosa in inglese.
Un po' di volte si è pure voltata male, ma non ho mai capito nulla di quello che mi diceva, e per fortuna il marito ha capito che io non capisco una parola e non mi ha mai detto niente, che se pensava che io facessi arrabbiare apposta la moglie, probabilmente a quest'ora non starei qua a scrivere queste storie.

Parlavo dei rumori: una sera ho sentito il bambino piangere, e poco dopo la voce di lei si è messa a cantare una specie di ninna nanna, della quale non capivo assolutamente niente, tranne la dolcezza che si trasmetteva da quella voce, dolcezza che contrastava incredibilmente col tono acido con cui si rivolgeva a me quelle volte che ci incontravamo nel pianerottolo. Dolcezza che mi ha fatto quasi ricredere e mi ha fatto pensare che in fondo potesse essere anche una persona simpatica, ma poi ho rammentato come mi trattava e mi sono ricreduto immediatamente.

Una sera, al posto del pianto del bambino, ho invece sentito dalla mia stanza un rumore inequivocabile, che non volevo crederci, ma ho capito provenire proprio dalla stanza di costei, un rumore di cigolio di reti del letto accompagnato da cori e vocalizi vari, che mi hanno tenuto sveglio per quasi tutta la notte, anche perchè quando smettevano, sentivo parlare e poi silenzio per un po'... ma poi ricominciavano!
Non ne potevo più: l'unica cosa che mi tratteneva dall'andare a urlargli contro era il fatto che io non parlo serbo (vabbè, anche le dimensioni del marito, unite al fatto che lo avrei interrotto, avevano un pochino influito sulla mia decisione), ma infine ha smesso.
L'unica cosa che trovavo strana (a parte i tempi e il numero di riprese) era che dopo sentivo sovente passi lungo le scale, ma il condominio è relativamente grosso, per lo standard locale, quindi poteva essere chiunque, anche qualche mio collega più nottambulo di me.

Ma chi é costei?


Ho accennato a una bionda con occhi profondi e misteriosi, che ho incontrato la prima sera arrivato in città? Ecco, nel corso dei primi giorni ho avuto modo di conoscerla molto bene!
Mi è stata presentata come una persona importante nell'ambito della cittadina, che ha aiutato diverse volte la squadra nella soluzione di problemi pratici, e mi è stato detto fin da subito di rivolgermi a lei per qualsiasi necessità e se avessi avuto qualsiasi tipo di difficoltà.
Sostanzialmente, però, la prima difficoltà era riuscire a comunicare con costei, dato che parlava pochissimo l'italiano e quindi bisognava rivolgersi a lei in inglese.
La seconda difficoltà era riuscire a parlarle, nel senso che occorreva distrarla da quello che sembrava essere il suo unico passatempo, ovvero guardare con adorazione Architetto!
Effettivamente, secondo le voci di corridoio e le chiacchiere dei colleghi, pare che tra i due ci sia del tenero, o almeno lei adora realmente lui, ma io non ho mai dato retta alle voci di corridoio, quindi non me ne frega niente e agisco secondo il mio istinto, e il mio istinto mi dice che costei è una donna pericolosa, molto pericolosa!
Ho infatti un presentimento: siamo in un paese ex(?) comunista, dove la corruzione e il controllo statale si fanno sentire lontano un miglio, e costei sembra troppo addentrata in qualsiasi forma di politica o di attività pubblica, quindi il presentimento che in realtà sia qui per controllarci più che per aiutarci mi insorge in un istante e non va più via: sono troppo paranoico!
Comunque, gli sguardi e gli atteggiamenti che tiene verso Architetto sono troppo strani, troppo inequivocabili... stai a vedere che hanno ragione i colleghi... Bah! In fondo non è affar mio, anche se la mia natura mi spingerà comunque a indagare e cercare di scoprire la verità!

Il mondo del se...

O vvero, cosa sarebbe successo se...? Il primo esempio che mi viene in mente è cosa sarebbe successo se me ne fossi fregato del mobb...