Interfono...


Vi è mai capitato di dover organizzare un incontro tra più persone?
Bene, se vi è capitato, forse avete una vaga idea di cosa significhi organizzare un lavoro in cantiere!
Partiamo dall’inizio: dobbiamo realizzare uno scavo, enorme, dove posare decine di tubazioni termiche, idrauliche, fognarie, elettriche, e il tutto senza bloccare la strada, visto che è l’unica strada dove possono passare i vari camion che riforniscono la ditta.
Quindi CapoCantierista mi telefona dal posto per organizzare il meeting con le varie imprese coinvolte, e io procedo nell’unico modo possibile... almeno qua in Serbia!
Chiamo il titolare della prima impresa, gli chiedo se può venire in ufficio da noi l’indomani in mattinata, lui risponde affermativamente, fisso l’appuntamento.
Chiamo il titolare della seconda impresa, gli chiedo se può venire in ufficio da noi l’indomani in mattinata nello stesso orario del primo, lui risponde affermativamente, fisso l’appuntamento.
Chiamo il titolare della terza impresa, gli chiedo se può venire in ufficio da noi l’indomani in mattinata nello stesso orario degli altri due, lui risponde negativamente, gli chiedo se può almeno mandare un suo responsabile in quell’orario, lui risponde negativamente, gli chiedo quando può passare e mi dice nel pomeriggio, quindi fisso l’appuntamento.
Richiamo i primi due e chiedo loro se possono venire nel pomeriggio anzichè nel mattino, uno risponde di si e fisso l’appuntamento, l’altro risponde no e gli chiedo se può mandare un responsabile, risponde si e fisso l’appuntamento.
Ripetere il tutto per le 7 imprese coinvolte nei lavori, tenendo conto che con ciascuna bisogna parlare in serbinglese e che io conosco a stento l’italiano.
Alla fine sono riuscito a organizzare il meeting due giorni dopo nel pomeriggio. Sono fiero di me stesso!
Come dite? Email? Mandare una mail con la convocazione a tutti gli interessati?
Certo, lo so bene che è la cosa più semplice, e anche la prima che faccio normalmente, ma abbiamo parlato di Serbia, no? In questo cantiere non è poi così difficile trovarsi a lavorare senza rete... e mica possiamo fermare tutto perchè non abbiamo internet? In fondo il nostro lavoro consiste al 90% nel leggere e scrivere email e al rimanente 10% nel dirigere le varie imprese, a che serve internet? Anche se manca per 4 giorni di fila?

Una notte a Belgrado 2


Ci decidemmo quindi a trascorrere una notte a Belgrado, per poi tornare il giorno dopo a casa (a Kragujevac), sapendo che non avremmo avuto occasione di tornare in Italia per quel weekend.
Lui aveva un’amica a Belgrado che lo ospitava, ma io non conoscevo nessuno così prendemmo insieme un taxi e mi feci portare a un albergo non troppo costoso, ma nemmeno fatiscente. Scesi e, mentre lui si allontanava col taxi, io mi infilai nell’albergo e chiesi una camera, pagai e andai nella stanza.
Approfittando della connessione internet, avviai skype e chiamai casa per avvisare di tutto quello che era successo, poi mi coricai e mi addormentai.
Al mattino mi svegliai prima dell’alba (non che facesse differenza, vista la nebbia che impediva il sorgere del sole e contemporaneamente distribuiva uniformemente una luminosità soprannaturale.
Feci una doccia e mi rivestii, poi navigai un pochino in internet, non sapendo che fare vista l’ora, e infine giunse il momento di scendere per la colazione.
Scesi, mi indicarono il salone dove una ragazza mi chiese il numero di stanza, io glielo diedi e lei mi fece entrare e accomodare a un tavolino, ma pochi istanti dopo mi resi conto che la colazione era comunque a buffet e quindi avrei dovuto alzarmi per andare a prendere ciò che volevo, così mi alzai, ma prima di avviarmi al bancone telefonai ai colleghi per dire loro che cosa era successo e per avvisare il direttore che mi mandasse a prendere col taxi, solo che ci volevano almeno un paio d’ore, chiamai il mio compagno di sventura e gli chiesi se voleva un passaggio, ma lui era diversamente affaccendato e mi rispose che si sarebbe fermato a Belgrado, così mi avviai al bancone.
Il bancone aveva un buffet vario e assortito, molto serbo: pancetta, prosciutto e derivati vari del maiale la facevano da padroni, accanto a dolci, frittatine e pollame, per poi passare al bancone delle brioche e similari, subito seguito da yogurt vari e assortiti e da confetture e cioccolata simil-nutella.
Avevo fame, quindi presi diverse cosette di vario genere, e mi accomodai al tavolino, mentre una cameriera bionda molto carina mi si avvicinò sorridendo con un carrello di bevande, tra le quali individuai del latte e del caffè, che mi versò in un tazzone con un sorriso degno di una miss.
Divorai il mio pasto lentamente, molto lentamente, e un paio di volte la cameriera bionda mi si avvicinò e le feci riempire nuovamente il tazzone di caffelatte e la seconda volta di caffè, dopo averle chiesto se una ragazza così bella facesse anche servizio in camera o se per caso dopo le colazioni fosse libera e le andasse di mostrarmi i dintorni dell’albergo. Lei si mise a ridere, non mi rovesciò il caffè addosso e mi disse che non era libera, che era addetta al bar e non faceva servizio in camera, e che in fondo, pur essendo simpatico e spiritoso, non ero propriamente il suo tipo, quindi non aveva intenzione di fare sesso con me. Accettai le sue motivazioni e completai la colazione, quindi uscii e mi sedetti nella hall ad attendere l’arrivo del taxi, osservando la strada quasi invisibile per la nebbia e dedicandomi alla lettura di un giornale locale di cui capivo in media una parola per pagina.
Alla fine il taxi arrivò, entrò il ragazzo che mi vide e, dopo i saluti, mi accompagnò alla macchina, entrammo e partimmo.
Lui mi disse “La strada principale è impraticabile, possiamo prendere un’altra strada?" “Certamente!" risposi io, e lui uscì quasi subito dall’autostrada per inerpicarsi sull’altopiano, dove c’era un pochino meno nebbia, mentre viaggiava verso Kragujevac.
Parlammo del più e del meno, per un paio d’ore buone, fino a quando entrammo in città, e in quel momento chiamai i colleghi, visto che era quasi l’ora del pranzo, per chiedere dove fossero, e mi dissero di raggiungerli al Lovaz, cosa che comunicai subito al tassista.
Raggiunti i colleghi, venni informato che i membri dell’ImmensaAzienda erano partiti, risposi che lo sapevo che erano partiti con la compagnia tedesca, ma io non avevo abbastanza soldi per pagarmi il biglietto germanico, ma CapoCantierista mi disse “No, sono partiti con la compagnia serba: hanno messo un volo speciale sostitutivo!" ma conoscendolo sono sicuro che volesse solo sfottermi, quindi gli risposi solamente che auguravo ai volatori di andare a volare verso i pascoli del cielo o almeno di andare affancoil e di starci per sempre!
Poi tornai a casa e quel weekend non andai al lavoro: in fondo era il mio weekend libero! Andassero tutti affancoil!

Una notte a Belgrado!


Non ce la facevo più: pregustavo ormai il rientro a casa, visto che erano ben 3 settimane che non rientravo, anzichè le canoniche 2, per coprire il turno di rientro di un collega.
Ero infine giunto all’aeroporto, da solo dato che nessun altro rientrava in questo weekend, ma ormai ero pratico: andai al check in e presi il biglietto, poi mi avviai verso il primo controllo, depositai il bagaglio e attraversai la macchinetta a raggi x, quindi mi avviai verso il posto di polizia per far controllare il mio documento e infine raggiunsi il gate dell’aereo con parecchio anticipo.
Qui giunto trovai uno dei nostri colleghi-rivali della controparte, e ovviamente anche un gruppo di personaggi dell’ImmensaAzienda per cui lavoravamo, dato che costoro rientrano ogni settimana.
Il tabellone dell’aereoporto segnava gli orari di partenza, ma dalla finestra vedevamo la nebbia infittirsi sempre di più, roba che nemmeno la pianura padana aveva mai visto nulla di simile, e chiacchieravamo preoccupati sulle condizioni atmosferiche, quando il tabellone iniziò a rumoreggiare, e vedemmo con orrore il nostro aereo spostare il suo orario di partenza di un’ora.
Vabbè! Con questa compagnia in fondo è normalissimo, e riprendemmo a chiacchierare mentre la nebbia si infittiva sempre più.
Trascorsa quasi tutta l’ora, ecco che vedemmo un nuovo ritardo di mezzora, ma era ancora quasi normale e riprendemmo a chiacchierare, insieme a molti altri passeggeri in attesa di rientrare in Italia. Sorprendente come in certe situazioni sia immediato attaccare a parlare con dei perfetti estranei mai visti prima.
Nemmeno ci accorgemmo del trascorrere del tempo, finchè qualcuno non disse che aveva un’altra ora di ritardo.
A quel punto cominciarono a fioccare scommesse su quanto tempo l’aereo riuscisse a stare in aria, dato che arrivava da Amsterdam e atterrava a Belgrado, per poi ripartire per Milano, e alcuni del personale aeroportuale erano pronti a giurare che fosse lì sopra a girare in attesa di capire qualcosa con quel nebbione pazzesco.
Ancora un’ora di ritardo, e ormai avevamo quasi perso le speranze, e infatti all’improvviso sul tabellone apparve la scritta “deleted" (cancellato).
Corremmo tutti come un sol uomo verso l’ufficio di assistenza, dove un impiegato spiegò un paio di volte che il volo era stato annullato perchè l’aereo era stato dirottato verso un’altra regione della Ex Yugoslavia, dove c’era meno nebbia, e l’aeroporto di Belgrado sarebbe stato chiuso fino al giorno dopo, tempo permettendo.
Ovviamente non ci sarebbe stato nessun rimborso dei biglietti, nessun volo sostitutivo o aggiuntivo e naturalmente l’aeroporto non avrebbe fornito alcun posto letto a nessuno. Anche questo venne spiegato un paio di volte, poi l’impiegato chiuse lo sportello e se ne andò via, lasciandoci così, turbati, preoccupati e incazzati, ma anche un pochino timorosi quando qualcuno sollevava impercettibilmente lo sguardo verso i corridoi in alto, dove un paio di guardie ci fissavano distrattamente tenendo tra le mani con noncuranza un kalashnikov ciascuna.
I membri dell’ImmensaAzienda si voltarono verso il bancone della compagnia aerea tedesca e fecero un biglietto per il giorno dopo, io chiesi il prezzo e mi cascarono braccia, gambe e attributi vari, quindi mi allontanai (a differenza degli altri, io non avrei avuto alcun rimborso per tale esborso), e il mio collega si allontanò a sua volta, quindi decidemmo di tornare indietro, ma ormai era notte, per cui decidemmo di passare la notte a Belgrado e tornare il giorno dopo.

To be continued...

Onor di patria!


Tanto tempo fa, poco prima dell'era dei presidenti abbronzati, uno di quei programmi che fanno la parodia dei telegiornali ha detto che l'Italia è onorata e rispettata all'estero, grazie alle incredibili capacità del nostro presidente del consiglio, ma quello è un programma parodistico e propagandistico, quindi non conta, sebbene io, da buon provincialotto italico, ci abbia creduto...
Con questa attuale esperienza, sto vivendo all'estero, e ho modo di vedere in prima persona come siamo apprezzati, onorati e rispettati, grazie proprio alle incredibili capacità del nostro presidente del consiglio (che, guarda caso, è lo stesso di cui parlava quel programma parodistico e propagandistico).
La Serbia è una nazione povera, uscita sconfitta da una guerra, ridotta alla fame, afflitta da una crisi pazzesca, dove la gente lotta ogni giorno con la fame e con un terreno contaminato dagli sporchi esperimenti militari delle forze armate occidentali.
Eppure, questa popolazione che non ha nulla e non ha nemmeno forse la speranza di un futuro, indipendentemente dal fatto che sia migliore o peggiore, sovente ci guarda, quando ci ritroviamo in gruppo, e ci si avvicina chiedendoci "Italianjski?" "Yes, we are italians!"
(al solito, noi rispondiamo in inglese, tanto il 90% dei serbi capisce e parla l'inglese, visto che le televisioni locali trasmettono ogni spettacolo in lingua originale con sottotitoli, cosa che fa comodo anche a noi stessi: non mi vergogno a dire che sto ristudiando l'inglese grazie ai cartoni animati... :P )
"Ah! Ok! Italy is a beatiful land!" "Yes, but Serbia is beatiful too!"
"Yes, but here we don't have anything of that you have in Italy!" "What's?"
"Yes, you have the sun, the sea..." "And you have too the sun!"
"But not like Italy, and after you have one thing that we don't have!" "What's?"
"You have 'bunga-bunga'!" e scoppiano a ridere sguaiatamente.
Alcuni si spingono oltre, adducendo che in Serbia ci sono alcune ragazze che sarebbero anche disposte a diventare ministre in Italia, partecipando a qualche festino (e sicuramente ne avrebbero le capacità, ve lo posso assicurare), ma non possono farlo in quanto la Serbia attualmente non è parte dell'Unione Europea (e talvolta qualcuno continua con dei commenti sul fatto che forse è un bene per la Serbia non essere parte di una Unione di cui fa parte anche una nazione con un simile presidente...)
E noi non possiamo fare null'altro che stringerci tra di noi, ritirandoci nella nostra vergogna, incapaci di reagire, derisi da una popolazione che non ha assolutamente niente, nemmeno la speranza di una vita migliore, o anche solo di una vita, ma per loro fortuna non hanno nemmeno un presidente del consiglio che li ha resi gli zimbelli del mondo intero... beati loro!


PS: poco dopo aver scritto questo post, il suddetto presidente del consiglio è stato defenestrato! Troppo tardi per salvare il salvabile in Italia, ma forse qualche minima e infinitesima speranza che le cose possano finalmente migliorare c'è ancora! L'importante a questo punto è che costui non si ripresenti a future elezioni, o che il popolo italiano finalmente capisca e eviti accuratamente di ricadere nell'incommensurabile errore di rivotarlo un'altra volta, perchè sarebbe realmente la fine, inesorabile, ineluttabile, senza alcun dubbio e senza alcuna speranza di smentita!

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