Ti passo la chiamata.. ehm.. forse è meglio che lo chiami te..

L’ultimo acquisto tecnologico nella Grande Società SuperEsperta è stato un sistema di telefonia voip, grazie al quale ognuno di noi adesso ha il proprio telefono accanto al computer (proprio accanto: i cavi di connessione non sono molto lunghi..) e, nel mio caso, posso fare e ricevere quelle poche telefonate senza infastidire Disegnatrice che non può utilizzare il telefono per quei secondi che lo utilizzo io..
La prima cosa da farsi, con una tecnologia nuova, è leggere attentamente il libretto di istruzioni, anche perché ci è stata consegnata a ognuno la propria scatola con il telefono e i cavi, e ci è stato detto “Arrangiatevi!”
Al termine di un difficilissimo collegamento (il mio apparecchio, quello di ExStagista con il solito casino della doppia porta di rete, e quello di Disegnatrice, dopo averla quasi convinta – a suon di randellate – che il fatto che non abbia il collegamento a internet non le avrebbe impedito di usare ANCHE il telefono..) superato con straordinaria abilità e incredibile cu.. capacità intellettiva.. ecco che mi trovo alla parte in cui ci sono le istruzioni di funzionamento.. i disegni di collegamento del cablaggio sono universali, quindi non ho avuto problemi, ma con la lettura di procedure di funzionamento in giapponese, ammetto di avere qualche piccola difficoltà..
Per fortuna, dopo la parte in nipponico, quella in coreano e quella in cinese mandarino, c’erano pure un paio di paginette in inghilterrese.. nel senso che era una traduzione in inglese dal giapponese, realizzata mediante un qualche traduttore automatico sul tipo di quello gentilmente offerto da google.. la cosa va anche bene se si va avanti una frase alla volta, ripulendo il risultato prima di procedere, ma qui hanno fatto tradurre l’intero manuale in una botta sola e non hanno nemmeno pulito nulla: quello che è uscito dal traduttore automatico è stato pubblicato direttamente..
Come sarebbe a dire “come te ne sei accorto?” o_O

Da tale traduzione, risultava più o meno che per trasferire la chiamata occorresse premere un tasto ‘TRANS’ (???) e fare il numero interno.. peccato che dei 4 tasti presenti (oltre al tastierino numerico e a un paio di comandi per volume e vivavoce) nessuno riportasse la dicitura ‘TRANS’, però uno dei 4, al momento in cui si utilizzava il telefono, cambiava il proprio nome in ‘XFER’.. dopo ere di imprecazioni, ci si rese finalmente conto che X può stare per TRANS e quindi XFER poteva essere letto come TRANSFER..
Dopo aver reso partecipi tutti di cotanta scoperta, si è provveduto a fare i primi esperimenti, con il risultato che, ogni volta che si cercava di trasferire una chiamata, la si perdeva.. ‘XFER’ – numero interno – “Ciao, ho una chiamata per te..” “Ok, passamela..” TUUUU TUUUU TUUUU.. “Ehi, ma quando me la passi?” “Ma te l’ho passata.. senti, richiamalo te..”
E questo accadde per la prima settimana, finchè un giorno sulla mail interna apparve il seguente messaggio “Quando si trasferisce una chiamata da un interno all’altro, occorre premere il tasto ‘XFER’, comporre il numero dell’interno e, quando l’altro risponde, ripremere nuovamente il tasto ‘XFER’ prima di attaccare la cornetta”
Da allora, nessuna chiamata viene più persa per strada.. o quasi.. ;-P

Se gliela faccio vedere, poi me la compra?

L’ultima, in ordine cronologico, è stata la telefonata di una ditta che si interessa di antincendio (quindi siamo nel campo giusto) e che mi chiede il solito appuntamento. Siccome la cosa mi interessa (per una volta ha a che fare con il mio campo) accetto di incontrarli e, al solito, do appuntamento presso la Grande Società.. e, al solito, mi dimentico tutto..
Il giorno dell’appuntamento stranamente non sono in cantiere, così ricevo la chiamata di Segretaria che mi avvisa “MK? C’è un rappresentante che chiede di te” “Boh? Non riesci a sbolognarlo a qualcuno?” “Vuole parlare proprio con te..” “Vabbè, vengo subito.. fallo accomodare in Sala Riunioni..” “Bene.”
Attraverso l’androne, entro in Sala Riunioni e.. resto bloccato: stranamente (per il genere di prodotti che distribuisce) il rappresentante è una donna.. con la classica divisa da rappresentante: tailleur con minigonna e camicetta semisbottonata.. il viso è davvero bello (in particolare perché non ha affatto esagerato col trucco, anzi sembra quasi che non ne faccia uso), capelli lunghi e ondulati, con ciocche ribelli che continua a sistemarsi dietro le orecchie, occhi verde-azzurro corredati da un paio di occhialini che rivelano una leggera miopia.. nel complesso un bell’esemplare di quella razza particolare..
Appena entro si alza in piedi e si presenta “Buongiorno, lei è l’ingegnere MK?” (c’è da dire che non ha sbagliato: ha imparato bene la lezione) “Si, sono io.. e lei?” “Io sono BellaGnocca della ditta MoTiAccendoMaPoiTiSpengo” “Piacere, si accomodi pure..” e ci sediamo.
Lei si china per cercare i cataloghi nella sua valigia (mostrandomi bene tutto il davanzale..), poi posa i cataloghi sul tavolo e comincia la sua chiacchierata introduttiva sulla storia della ditta.. fortunatamente è una ditta giovane, quindi la chiacchierata non dura molto, e posso cominciare a fare le domande di rito sulle caratteristiche tecniche dei materiali che propone e sulle eventuali differenze con i concorrenti più famosi..
Lei sorride soddisfatta (si vede che sono entrato nel suo campo di gioco preferito) e prende uno dei cataloghi aprendomelo davanti per poi, complice la leggera miopia, accostarsi con la sedia alla mia e mostrarmi direttamente i punti più importanti della sua presentazione.. mentre una delle sue gambe aveva un incontro ravvicinato con una delle mie..
Funzionava così: lei indicava un dettaglio sul catalogo, io mi avvicinavo per osservare meglio e lei sollevava il volto a poca distanza dal mio (si: veramente poca..) per cominciare “..come vedi (non mi ricordo quando ha cominciato a darmi del tu..) da questo dettaglio, il nostro prodotto è superiore alla concorrenza, in quanto le sue caratteristiche principali lo rendono..” (devo ammettere che era ben preparata sulla materia..)
Alla fine della presentazione, si china di spalle (mostrandomi un belvedere del fondovalle..) e prende dalla valigia un biglietto da visita e un CD “Noi non facciamo cataloghi cartacei (così tra l’altro risparmiamo anche gli alberi) e tutta la nostra documentazione è in questo CD: catalogo, specifiche tecniche, un listino prezzi non molto aggiornato – lo puoi scaricare dal nostro sito, oppure telefonarmi e ti invio via email il listino aggiornato quando me lo chiedi.. e poi troverai anche alcuni particolari costruttivi in formato cad da inserire direttamente nei disegni..” “Interessante..” “Si, poi se hai bisogno di aiuto per la progettazione, basta che mi telefoni e il nostro servizio tecnico sarà a tua disposizione gratuitamente per sviluppare il progetto..” “Ottimo..” “Si.. l’importante è che mi telefoni, io sono solo una commerciale, non un tecnico, ma sono perfettamente in grado di gestire tutte le tue esigenze..” “Lo immagino..” “Nel biglietto trovi tutti i miei recapiti: ufficio, cellulare aziendale e cellulare privato.. Ricordati di chiamarmi, e ti dimostrerò che valiamo più della concorrenza..” “Non lo metto in dubbio..” (anche perché conosco il rappresentante della concorrenza: era un mio ex collega..)
L’accompagno fuori e “Allora arrivederci..” “Ciao, ci sentiamo..” e se ne va spandendo nell’aria un impercettibile tocco di profumo floreale.. mentre io mi volto e me ne torno in ufficio un pochino deluso: dopo tutti quei bei discorsi, mi aspettavo qualcosa di più..

Lei cosa fa?

Il bello, con i rappresentanti, è quando fanno di tutto per incontrare il loro cliente senza nemmeno informarsi prima di quello che fa costui..

Arriva un giorno un rappresentante a cui ho concesso udienza (credo che fosse per via di qualche fenomeno coercitivo esercitato dall’apparecchio telefonico sulla mia mente sconvolta dal caldo..) ma l’ho invitato direttamente nella sede della Grande Società (tanto sono sempre lì..) e costui si presenta puntuale come un orologio svizzero.. ma comprato in una bancarella da un marocchino..

Suona al citofono e risponde Segretaria “Chi è?” “Buongiorno, sono Tizio della ditta Tale, ho un appuntamento con l’ingegnere MK” “Prego, si accomodi pure” E’ normale che vengano dei rappresentanti, quindi Segretaria non si meraviglia se qualcuno cerca a me, lo fa accomodare nella Sala Riunioni e mi telefona per avvertirmi.. “MK? C’è un tizio che ti cerca” “Qualcuno a cui devo dei soldi?” “Non credo, sembra piuttosto un rappresentante..” “Occazz.. si, mi ricordo.. arrivo subito..” e mi fiondo verso la Sala Riunioni, dove incontro il classico esemplare della specie Homo Rappresentantis: abito elegantissimo (malgrado il caldo afoso di fuori), occhiali da sole firmati da tutte le parti (forse anche dietro le lenti..), orologio d’oro (o di stagnola colorata) così pesante che ci vuole un carro attrezzi per sollevare il braccio, scarpe così lucide che costui deve avere un culo pazzesco, visto che ha trovato posto per la macchina esattamente davanti al portone (non ha fatto più di venti metri a piedi) e non ha trovato alcun escremento canino nel frammezzo.. nemmeno quando è andato fino all’angolo per il parchimetro..

“Buongiorno” “Buongiorno, l’ingegnere MK?” “Si” “Buongiorno, io sono Tizio, della ditta Tale..” pausa d’obbligo, per vedere se svengo per l’emozione e per tirare fuori un biglietto da visita che ci mancano solo gli effetti speciali tipo cartoni animati (luci e insegne lampeggianti) poi c’è tutto.. “Prego, si accomodi” faccio io, mettendo il biglietto da visita con noncuranza direttamente nel taschino della maglietta sudaticcia o nella tasca posteriore del jeans leggermente sdrucito, prima di sedermi a mia volta e iniziare la parte di chi pende dalle labbra dell’altro..

“Allora, ComeLeiBenSa (Io? LoBenSo? Cosa?) noi siamo una ditta ultramillenaria specializzata in.. BLABLABLA..BLABLABLA..BLABLABLA..” Io lo guardo attentamente, semplicemente per vedere quanto resiste senza levarsi la giacca e allentarsi la cravatta, visto che il non-funzionamento di quell’UccelloAntartico che finge di fungere da condizionatore dentro la Sala Riunioni si sta facendo sentire, insieme al fatto che le finestre puntano dirette verso sud.. verso il sole caldo, torrido, afoso e soffocante.. ma lui continua imperterrito.. “..BLABLABLA.. e poi abbiamo anche costruito la Sfinge e le Grandi Piramidi.. BLABLABLA.. e abbiamo venduto i salvagente agli abitanti di Atlantide il giorno prima del Diluvio.. BLABLABLA.. mentre Indiana Jones cercava di recuperare l’Arca dell’alleanza.. BLABLABLA..”
Io continuo a fissarlo attento, mentre rivoli di sudore scorrono dalla sua fronte, impetuosi come il Grande Fiume qui a fianco durante la piena, e mentre il cerone che lo ricopre si sta disfacendo e la sua carne si corrode sciogliendosi e ammucchiandosi in un mucchio informe sotto la sua sedia.. rigorosamente in pelle umana..

Al termine di uno sproloquio interminabile che c’entra con l’impiantistica elettrica quanto i gabbiani che starnazzano sul Grande Fiume, quello che resta di costui si volta verso di me e mi fa “E lei, di cosa si occupa?”

Rendendomi istantaneamente conto che era finita la chiacchierata introduttiva (ovvero svegliandomi) rispondo “Impianti elettrici” “Ah, interessante.. ma noi trattiamo pochissimo gli impianti elettrici.. lei non si interessa per caso anche di edilizia?” “Io no, ma questa è una società che fa tutto, quindi sicuramente c’è chi si interessa anche di edilizia: aspetti un attimo..” e mi alzo, andando a cercare uno degli architetti e trovo subito Architetta che, come da norma, ha moltissimo tempo libero e non sa come occuparlo, quindi è ben felice quando la raggiungo “Macciao..” “Ciao, Architetta, hai mica un minuto da dedicarmi?” “Maccerto.. cosa posso fare per te?" "Tante cose.." "Maddai.. cosa ti serve?” “C’è di là un rappresentante che tratta materiale per edilizia, e io non ci capisco nulla.. mi daresti una mano?” “Massì, maccerto.. Ci penso io..” “Grazie, ti devo un favore..”

L’accompagno nella Sala Riunioni e la presento “Le presento l’architetto Architetta, che si occupa della parte edilizia..” “Buongiorno, sono Tizio della ditta Tale..” “Aaahh! Benissimo” (quasi svenuta, quindi Architetta li conosce: il tizio sorride soddisfatto..) e si siede mentre lui tira fuori un altro biglietto da visita e ricomincia a parlare..

Ma prima che ri_cominci, io me ne esco con uno “Scusatemi” e me ne vado subito..

Schiuss mi, l’ingegnere is out..

Capita raramente, ma capita..
A volte la Grande Società SuperEsperta riceve delle telefonate anche dall’estero (si: ogni tanto si fanno lavori all’estero..), e quando capita il primo filtro in ricezione è ovviamente Segretaria.

Un giorno ero nell’ufficio di costei, quando squilla il telefono e lei risponde.
“Grande Società SuperEsperta buongiorno, in cosa posso esserle utile?”
Un attimo di silenzio in cui ha spalancato gli occhi ed è impallidita, anche perché dall’altra parte hanno cominciato a parlare in inglese, lei mi guarda confusa ma sa che da me non potrà ricevere aiuto per una comunicazione in inglese, allora rispolvera le sue nozioni e comincia un dialogo ai confini della realtà..
“Gud monning..” “Yess”.. “Can ai help yu?”..
Dopo un breve periodo di silenzio in cui Segretaria era concentratissima nel comprendere cosa le veniva detto, Segretaria se ne esce con “Du yu vuant talk vit de president or de broder?” (GrandeCapo risulta essere anche il presidente della società, ma anche il fratello è socio a pieno titolo, con la qualifica di FratelloAmministratore, da non confondere col terzo socio: SuperAmministratore)
Al termine di alcuni secondi di silenzio, Segretaria capisce che stanno cercando il fratello di GrandeCapo, che non è in ufficio, allora si affretta a rispondere “No, eschiuss mi, come si dice?.. ehr.. eschiuss mi, de ingegnere is out..”

Detto ciò resta un attimo sconcertata, perché dall’altra parte hanno attaccato senza né ringraziare né salutare, si volta verso di me e fa “Sti inglesi sono dei veri maleducati: nemmeno ringraziano o salutano! E vadano affan..”

Non abbandonate i cordless..

Vi ricordate la storia del cordless?
Bene, il suddetto aggeggio pare essere destinato a ripercorrere le orme del prode Achille dell’Iliade, nel senso che al momento della nascita gli è stata predestinata una vita breve ma intensa..

Dopo i primi tempi, in cui Segretaria per rispettare l’obbligo di portarselo dietro ovunque andasse, aveva preso la sana abitudine di infilarselo in tasca (nella tasca posteriore, precisamente)
Capitò così quello che era facilmente intuibile: un paio di volte il suddetto cordless ha fatto la parte del salame tra la sedia e il prosciutto di Segretaria obbligando la Grande Società a procedere con un nuovo acquisto..

Dissero quindi a Segretaria di non mettersi il telefono nella tasca posteriore, e lei lo mise nella tasca anteriore.
Il cordless prima della suoneria faceva partire una vibrazione abbastanza forte (se lo si posa su una scrivania si sente il ronzio in tutta la stanza e chi usa quella scrivania avverte materialmente la vibrazione..) per cui capitò che un giorno, mentre era comodamente seduta a prendersi un caffè, Segretaria di colpo impallidì, saltò in piedi di scatto (rovesciando in parte il caffè..) e si infilò la mano in tasca ravanando disperatamente mentre cercava di pescare il cordless che nel frattempo suonava come un disperato.. (ci disse poi che aveva un foro nella tasca e il cordless si era parzialmente infilato nel foro e, causa la posizione particolare assunta sedendosi, la vibrazione ebbe un effetto piuttosto.. particolare..)

E fu così che smise di mettersi il cordless in tasca, per cui lo teneva in mano ovunque andasse, e ovviamente ogni tanto le mani servono anche ad altro, quindi:
..prendi una bibita dentro il frigorifero e.. cerca poi il cordless dentro il frigorifero.. (cordless on the rock)
..prendi un caffè e.. cerca poi il cordless nelle vicinanze della macchinetta del caffè.. (cordless ripieno al cappuccino)
..vai in bagno e.. cerca il cordless sperando che non sia caduto dentro.. (di solito è vicino alla carta igienica, cade dentro quando arriva la successiva utente del servizio, che si srotola la carta igienica senza badare ai corpi estranei..)
..scaldati il pranzetto e.. cerca di non lasciare il cordless dentro il forno a microonde.. (che non è il massimo come condimento..)
..posa il cordless da qualche parte e.. chiama qualcuno in ogni ufficio per sapere dove l’hai lasciato o se è stato trovato e te lo possono riportare.. (oppure adopera il classico metodo di ricerca con i cellulari, perfettamente valido anche con i cordless..)

Si: questi cordless hanno proprio la predestinazione per una vita breve ma intensa..

Lei non può vivere senza..

Al termine della telefonata introduttiva, il rappresentante si decide a esporre il riassunto globale della telefonata stessa, ossia il vero e unico motivo per cui è mezzora che sta lì a rompere i marroni, la fatidica domanda “Quando possiamo incontrarci?” sovente corredata di una data del tutto inopportuna e inadeguata, in quanto di solito coincide col periodo in cui ho meno possibilità di incontrarlo!!!

Non c’è che dire: dimostrano continuamente di avere un tempismo degno di un testimone di geova, che suona al citofono nel momento esatto in cui sei sotto la doccia e lo shampo ti sta colando negli occhi.. e poi si stupiscono quando si risponde loro assai male..

Nel caso dei rappresentanti è più o meno la stessa cosa: tu dai così per scontato che io abbia voglia e tempo di incontrarti? Sei un inguaribile ottimista.. o un pessimo umorista..

Alla domanda di cui sopra normalmente rispondo con le classiche frasi fatte per far capire che non ho tempo e voglia di vederli, ma costoro sono addestrati e non si arrendono, anzi scatenano la loro contromossa, che cambia a seconda del sesso di chi chiama:
Rappresentante maschio: “Ma lei non capisce! Come fa a gestire il suo studio se non utilizza i nostri prodotti? Come può basarsi solo sulla nostra concorrenza? Solo perché sono più famosi, più noti, hanno caratteristiche tecniche migliori e danno una migliore assistenza tecnica? Ma lei non può vivere senza i nostri prodotti, sarebbe un peccato..”
Rappresentante femmina: “Ma lei non capisce! (impostare voce sexy) Verrei io stessa direttamente nel suo studio a farle vedere e provare tutto il mio campionario.. Si renderà conto che la mia mercanzia è senza dubbio migliore di quella della concorrenza.. e poi, cosa le farebbe la concorrenza che io stessa non possa farle? Lei non può vivere senza i miei prodotti, sarebbe un peccato..”

E’ solo a me che tornano in mente le vecchie pubblicità Mattel a sentire queste frasi?

Ma come si fa questo con Lopen Offiz?

Ogni tanto capita che squilli il mio telefono e appaia il numero interno della segreteria, la cosa implica che qualcuno mi sta cercando e Segretaria deve passarmi la chiamata, fin lì nulla di particolare, ma a volte la situazione è ben diversa..
“Pronto?” “MK?” “Si, che c’è?” “Senti, non è che potresti venire da me un attimo?” “Che succede?” “Ho un problemino col computer..” alzo gli occhi al cielo “Ok, arrivo..” “Grazie, caro..” (caro? ma chi? io?)
Prendo le chiavi e il cellulare (che non squilla praticamente mai, a meno che non lo lascio sulla scrivania abbandonato.. e poi non vorrei che Disegnatrice pensi di approfittare del mio cellulare.. visto che pare possa anche andare su internet, e permetterle di leggersi quindi l’oroscopo, per sapere con chi ‘oroscopare’..) e mi dirigo nell’altro alloggio-ufficio.

“Che c’è?” “Ciao MK” “Ciao Segretaria, che c’è?” “Devo fare un lavoro per SuperAmministratore” “Auguri..” e faccio per andarmene, lei si mette a ridere “No, aspetta.. devo preparare della documentazione per una gara di appalto!” “Va bene, e io che c’entro? E’ PiccoloCapo che di solito si occupa di queste cose, insieme ad Amministrativa” “Si, ma loro hanno fatto tutto e ora devo preparare le lettere da presentare al Cliente, con le schede del personale, gli importi degli appalti fatti e i lavori svolti nelle classi corrispondenti.. sai quelle cose lì?..”
Io la guardo come se avesse parlato in turco, poi le dico “Ehr.. quelle cose lì sono proprio quelle che di solito fanno PiccoloCapo e Amministrativa insieme..” – A meno che non facciano anche altro, ma questo non l’ho detto.. non ad alta voce almeno..
Segretaria mi guarda stupita del fatto che non ho ancora capito cosa vuole da me, a meno che non si riferisca a ciò che fanno insieme PiccoloCapo e Amministrativa, nel senso che vorrebbe che anche io e lei facessimo insieme le stesse cose.. ma io sono timido e non sono molto pratico.. di cercare tra i fatturati degli anni passati le cifre da ripartirsi per classi e per tipologie di lavoro..

Avendo capito che io non ho capito, Segretaria capisce anche che è il caso di spiegarmi dettagliatamente cosa vuole da me, così comincia un dialogo unilaterale col seguente tono: “Allora, PiccoloCapo e Amministrativa hanno diviso i fatturati per classi e per tipologie di lavoro, quindi ho tutti i dati per gli ultimi anni, allora devo preparare il foglio in cui riportare questi dati, ma io lo so fare con word e con excel.. però SuperAmministratore mi ha detto che vuole vedere i risultati fatti con lopen offiz e io non so cosa sia e come si usa questo programma, quindi mi ha detto di chiederlo a te che lo usi normalmente visto che usi linuss dentro il computer..”
Io la guardo un attimo (per consentire al neurone dedicato di effettuare la traduzione), poi le chiedo “Allora tu vuoi che io ti spieghi come si usa openoffice?”
Lei mi guarda dubbiosa, poi fa “Non lo so: SuperAmministratore mi ha detto che devo usare lopen offiz, cos’è questo openoffiss che hai detto te? Non è che mi vuoi far fare cose strane che poi mi licenziano?”
La guardo sconcertato, poi capisco e faccio “Tranquilla: il programma che ti ha detto SuperAmministratore è sicuramente OPEN-O..F..F..I..C..E, e io non ho intenzione di farti fare nulla di strano e tantomeno di farti licenziare!” (Al massimo possiamo fare qualcosa di perfettamente normale, visto che GrandeCapo non c’è ma nel suo ufficio c’è un comodissimo divano.. – no: l’ho solo pensato..)

Attacco quindi a spiegarle i fondamentali di openoffice (non ho tempo di entrare nei dettagli e approfondire il tutto), e mi accorgo che come insegnante continuo a fare schifo: l’allieva non ha capito nulla.. è il momento di ricorrere a un barbatrucco..

“Senti, openoffice è esattamente come office, writer funziona come word e calc funziona come excel. Salvano solamente in un formato differente, ma l’utilizzo è perfettamente uguale” “Uhm.. io devo usare i codici del GrandeFratello (no: non quello televisivo e nemmeno quello letterario) e poi inserire i listati..” AAAARRRGGHHH!!! Mi ero dimenticato che Segretaria e Amministrativa sono le uniche che continuano a usare quell’assurdo programma che dovrebbe essere un gestionale di tutto e di più, partorito dalle menti di FratelloGrandeCapo e di SuperAmministratore stesso (sicuramente dopo un festino a base di alcool e droghe pesanti..), e realizzato col meglio del meglio per un gestionale: access (e meno male che SuperAmministratore odia Microsoft, odia Office e vuole vedere solo lavori svolti su Openoffice..)

Penso un attimo, poi si accende la lampadina.. “Senti, tu fai il lavoro normalmente, usando word e excel, inserendo i dati da quel coso là.. poi, quando hai terminato tutto, richiamami!” “Va bene” e torno alla mia postazione..
Dopo poco meno di 3 ore, Segretaria mi chiama “Ho finito, adesso che faccio?” “Salva tutto in una cartella specifica, arrivo”
Vado di là e Segretaria mi mostra fiera una cartella piena di documenti word e excel che sono pronti per la gara.
Io le dico “Seleziona tutto e clicca col tasto destro” “Fatto.. e ora?” “Apri con.. e seleziona openoffice” Lei esegue e attendiamo che openoffice apra tutti i documenti di office, quindi le dico “Controlla ogni documento che non abbia modifiche di formattazione” Lei li guarda con cura, uno per uno e, quando giunge al termine del primo le dico “Se è a posto salvalo!” Lei esegue e appare il messaggio di conversione di formato “E ora cosa faccio?” “Era a posto? Allora digli di salvare col formato giusto di openoffice” Lei esegue e passa al documento successivo.. e via così fino alla fine..
Al termine, vede che i file nella cartella sono raddoppiati: oltre ai formati office ci sono pure gli analoghi file in formato openoffice..
Lei sorride soddisfatta e fa “Adesso questi non mi servono più!” e seleziona i file in formato office per cancellarli, ma io la fermo “Aspetta!” “Ma non mi servono: ho quelli con formato di lopen offiz, come vuole SuperAmministratore”
“Visto che stiamo parlando di SuperAmministratore, prima di cancellare, controlla nella documentazione della gara d’appalto che formato richiedono” Lei intuisce al volo e prende la lettera, scorre tutto fino al punto che interessa “..allora.. ecco: i documenti dovranno essere prodotti in formato office (.doc e .xls)..” Alza lo sguardo verso di me e “Ma allora?” “Allora tu hai fatto quello che SuperAmministratore voleva, ma siccome non è SuperAmministratore che decide cosa vuole il Cliente, a lui farai vedere che hai fatto la tua bella cartella con openoffice, ma al Cliente spedirai la documentazione in formato office..” Lei mi guarda un istante e poi fa “Non devo convertirli di nuovo, vero? Mando quelli originali?” “Certo..” e mi alzo per andarmene, ma lei mi richiama “Grazie, mi hai aiutato molto.. e mi hai anche insegnato a fare le cose con lopen offiz..”
La guardo stupito, resisto alla tentazione di parlarle del divano nell’ufficio vuoto di GrandeCapo e ammicco “Già, ma non dirlo a nessuno..”

Con chi parlo? Chi è lei?

Sono impegnatissimo a scrivere un capitolato (che tanto nessuno leggerà mai) dove vengono segnate le fasi di lavorazione necessarie (che le imprese conoscono anche meglio di me) per superare un ostacolo che ha fatto perdere ben 3 giorni di lavoro tra riunioni e disegni di dettagli costruttivi.
Come ho detto, nessuna impresa leggerà mai questo capitolato, ma al momento delle contestazioni e delle litigate finali, sarà su questo che ci potremo rivalere, per obbligare coloro a fare le cose secondo la nostra volontà.. anche in merito agli impianti elettrici..
Sto descrivendo un paio di passaggi chiave, dettagliando le singole fasi nel classico modo “a prova di idiota” (che ovviamente non serve con certe imprese..) quando attacca l’overture della Carmen di Bizet.. (in pratica mi squilla il cellulare..)
Prendo il telefonino, vedo un numero non memorizzato e totalmente sconosciuto (ovvero non provo nessuna sensazione di dejavù nel leggerlo) e rispondo con la massima professionalità “CHICAZ..E’CHESTAROMPENDOICOG..?”
Dall’altra parte una voce anonima e petulante “Pronto? Buongiorno, sonotiziodelladittatale, posso parlare con l’ingegnere MH?”
Due cose mi hanno colpito istantaneamente:
1) non ho capito un piffero di quello che ha detto, né il suo nome né tantomeno il nome della ditta, quindi credo sia un qualche call-center con gli addetti che si piazzano le cuffie sulle orecchie e il microfono posizionato non davanti alla bocca ma all’altezza del ‘pertuss’ oppure, che è poi lo stesso, tengono la cornetta del telefono con la mano posizionata a coprire il microfono..
2) quel CRIMINALE ha sbagliato in pieno il mio nome!!! E come sapete, questo è punibile con la morte oppure con la commutazione in un trattamento a base della mia modalità ‘bastard-inside’.. se sei furbo, scegli la condanna a morte: è molto più umana e meno dolorosa.. ma costoro pare che ci tengano alla loro miserabile e inutile giacenza su questo mondo, quindi scatta la pena alternativa!!!
“Non ho capito niente! Con chi parlo? Chi è lei?”
Di solito, a questo punto, il tipo si rende conto che tra il foro di uscita dell’aria (quello in alto, subito sotto il naso) e il microfono del dispositivo elettronico che utilizza per la chiamata è meglio che non ci siano ostacoli, così rimuove i suddetti e mi risponde (in modo più comprensibile) “Sono Tizio della ditta Tale”
Questo mi permette di dedurre che, siccome si tratta di una ditta che non ho mai sentito nominare, è un rappresentante che cerca di svuotare il proprio magazzino, cosa che non è che mi renda felicissimo (io la raccolta differenziata della carta la faccio nei cestoni gialli, tu perché la vuoi fare nel mio studio?), e la domanda scatta immediata: “Ok, che vuole?”
A questa domanda possono seguire più alternative:
1) il CRIMINALE INCALLITO sbaglia nuovamente il mio nome: “Vorrei parlare con l’ingegnere MH”
AAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRGGGGGGHHHHHHH!!!!!!!!!!!!
“Ha sbagliato numero, io sono l’ingegnere MK!” e attacco..
2) il SEMI-PENTITO mette la testa a posto e si corregge parzialmente: “Vorrei parlare con lo studio dell’ingegnere MK”
Fisso un attimo il telefonino, poi faccio del mio meglio per assecondarlo: “Un attimo!” e poso il telefonino capovolto sulla mia scrivania.. in fondo ha chiesto di parlare con il mio studio, e siccome il mio studio consiste fisicamente in quella scrivania..
3) il PENTITO si corregge completamente: “Vorrei parlare con l’ingegnere MK”
“Sono io, mi dica” e via a raccontarmi una lunga pappardella su chissàqualimiracolihannofattocostoro e sul fatto che sembra che io sia l’unicoalmondochenonliconosce e devo assolutamente rimediare a questa carenzagravissimaalcuiconfrontopersinouncataclismaènulla..
Naturalmente di tutto il discorso non ascolto una sola parola: ogni tanto grugnisco per renderli felici, ma solitamente sono impegnato in tutt’altre cose, tanto ho il telefonino che.. più mi chiami più mi ricarichi, quindi mi va benissimo che parlino a lungo..

Occhi di ragazza..

In un certo periodo, al Poli, alcuni corsi che ho seguito sono stati allietati dall’inconsueta presenza di compagnia femminile: non che il Poli sia esclusivamente maschile o che il corso di ingegneria elettrotecnica sia rivolto esclusivamente a maschietti, tutt’altro, ma è che il lavoro dell’elettrotecnico sovente è un lavoro duro, pericoloso e sporco.. e le donne sono troppo intelligenti per fare due volte lo stesso errore (sia a casa che al lavoro..), quindi preferiscono laurearsi in elettronica, lavorando in ambienti asettici e puliti, senza dover mai scendere nei sotterranei a individuare i cavi che sono stati rosicchiati dai topi..
Almeno, così pare funzioni in Italia..
Un giorno, tra i “compagni di corso” apparve lei..
I primi giorni stava distante da tutti: era forse un po’ timida, aveva qualche problema di comprensione essendo straniera, ma si dedicava con testarda determinazione allo studio, facendo domande su domande agli insegnanti che, per una volta nella loro vita, erano felici di aver trovato chi li rendeva fieri di essere insegnanti..
Ovviamente venne il giorno in cui cominciò ad accostarsi ai compagni.. e tra costoro c’era un tipo quasi altrettanto solitario e quasi altrettanto testardo e determinato: era ovvio che ci fosse una specie di ‘attrazione tra simili’, e infatti un giorno sentii una voce accanto a me “Ciao” mi voltai e la vidi, guardava proprio a me, risposi “Ciao” “Posso sedermi accanto a te?” “Certo, accomodati pure”
Lei si sedette e mi chiese alcune spiegazioni sulla lezione del giorno prima, io le risposi senza riuscire a staccare lo sguardo dai suoi occhi: erano magnetici, bellissimi.. un colore nocciola con sfumature vagamente tendenti al verde, profondi e luminosi..
Mentre rispondevo alle sue domande, spiegandole i concetti che le erano oscuri, la vidi sorridere con la felicità di chi aveva finalmente risolto un grave dilemma, i suoi occhi si illuminarono di felicità..
Un paio di volte, le nostre mani si sfiorarono mentre le spiegavo qualcosa, e ogni volta vidi i suoi occhi illuminarsi di un sorriso.
Da allora, ogni lezione che seguimmo insieme, lei si sedeva accanto a me..
Al termine del corso non ci vedemmo più, ma era stato un periodo meraviglioso: ricordo ancora il suo nome, quasi impossibile da pronunciare, la sua voce delicata, il suo profumo tipicamente orientale e i suoi occhi magnetici e profondi come un vortice da cui non riuscivo più a staccarmi..
A parte che era piuttosto alta, non so null’altro di lei, anche perché era iraniana e indossava il burka, dal quale potevo vedere solo i suoi occhi..

A mio padre..

Ciao Papà
Buon compleanno.. ovunque tu sia..

Il mondo del se...

O vvero, cosa sarebbe successo se...? Il primo esempio che mi viene in mente è cosa sarebbe successo se me ne fossi fregato del mobb...