In un certo periodo, al Poli, alcuni corsi che ho seguito sono stati allietati dall’inconsueta presenza di compagnia femminile: non che il Poli sia esclusivamente maschile o che il corso di ingegneria elettrotecnica sia rivolto esclusivamente a maschietti, tutt’altro, ma è che il lavoro dell’elettrotecnico sovente è un lavoro duro, pericoloso e sporco.. e le donne sono troppo intelligenti per fare due volte lo stesso errore (sia a casa che al lavoro..), quindi preferiscono laurearsi in elettronica, lavorando in ambienti asettici e puliti, senza dover mai scendere nei sotterranei a individuare i cavi che sono stati rosicchiati dai topi..
Almeno, così pare funzioni in Italia..
Un giorno, tra i “compagni di corso” apparve lei..
I primi giorni stava distante da tutti: era forse un po’ timida, aveva qualche problema di comprensione essendo straniera, ma si dedicava con testarda determinazione allo studio, facendo domande su domande agli insegnanti che, per una volta nella loro vita, erano felici di aver trovato chi li rendeva fieri di essere insegnanti..
Ovviamente venne il giorno in cui cominciò ad accostarsi ai compagni.. e tra costoro c’era un tipo quasi altrettanto solitario e quasi altrettanto testardo e determinato: era ovvio che ci fosse una specie di ‘attrazione tra simili’, e infatti un giorno sentii una voce accanto a me “Ciao” mi voltai e la vidi, guardava proprio a me, risposi “Ciao” “Posso sedermi accanto a te?” “Certo, accomodati pure”
Lei si sedette e mi chiese alcune spiegazioni sulla lezione del giorno prima, io le risposi senza riuscire a staccare lo sguardo dai suoi occhi: erano magnetici, bellissimi.. un colore nocciola con sfumature vagamente tendenti al verde, profondi e luminosi..
Mentre rispondevo alle sue domande, spiegandole i concetti che le erano oscuri, la vidi sorridere con la felicità di chi aveva finalmente risolto un grave dilemma, i suoi occhi si illuminarono di felicità..
Un paio di volte, le nostre mani si sfiorarono mentre le spiegavo qualcosa, e ogni volta vidi i suoi occhi illuminarsi di un sorriso.
Da allora, ogni lezione che seguimmo insieme, lei si sedeva accanto a me..
Al termine del corso non ci vedemmo più, ma era stato un periodo meraviglioso: ricordo ancora il suo nome, quasi impossibile da pronunciare, la sua voce delicata, il suo profumo tipicamente orientale e i suoi occhi magnetici e profondi come un vortice da cui non riuscivo più a staccarmi..
A parte che era piuttosto alta, non so null’altro di lei, anche perché era iraniana e indossava il burka, dal quale potevo vedere solo i suoi occhi..
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