La prima volta a Milano

La prima volta che sono capitato a Milano andavo al politecnico.
C'era un'esposizione inerente il settore elettrico, che veniva proposta a cadenza biennale nel periodo tardo primaverile (verso maggio), e il nostro insegnante era interessato a farci partecipare.
Venne quindi organizzato un pullman e dedicammo un sabato a questa visita tecnica (sabato perché, oltre a non esserci lezioni, era il giorno in cui l'esposizione era rivolta anche ai non addetti ai lavori, quindi anche agli studenti come noi...)
Il pullman partì al mattino prestissimo, quando il sole cominciava appena a fare capolino timidamente dietro la collina di Superga, e si incamminò nei dedali delle strade centrali fino a raggiungere l'estrema periferia (passò anche sotto casa mia, al chè immaginai che avrei potuto attendere lì e garantirmi almeno una mezz'ora di sonno in più...) e infine imboccò l'autostrada.
Accanto a noi vedevamo sfrecciare paesi, lampioni, cartelli, automobili, tir, tir, tir, furgoni dei corrieri, tir, tir, tir, automobili in panne nelle piazzole di sosta, tir, tir, tir... c'erano molti tir, il chè ci preoccupava alquanto: era noto che statisticamente la maggior parte degli incidenti in autostrada coinvolgono tir, e vedere quei bestioni che gareggiavano a sorpassarsi in continuazione su tutte le 3 corsie dell'autostrada non incoraggiava a dubitare delle loro responsabilità nelle catastrofi...
Alla fine superammo il Ticino e ci ritrovammo in terra lombarda, e fu allora che molti cominciarono a interessarsi ai dettagli del panorama: non tutti erano così esperti di viaggi, e pochi erano già stati così tanto oltre confine, alcuni addirittura pensavano che presto saremo stati fermati da una pattuglia di soldati asburgici per un controllo dei documenti, e ci si rammentava l'un l'altro di evitare, nel caso, di intonare arie di Verdi, in particolare di evitare assolutamente di intonare “Va pensiero..”
Comunque c'erano i veterani dei viaggi che ci tranquillizzarono, dicendo che ormai non c'erano più gli Asburgo, che si poteva cantare va pensiero e che non avremmo trovato alcuna pattuglia di soldati con moschetti giganteschi in uniforme bianca... al massimo solo pattuglie di carabinieri e di polizia stradale.

Alla fine giungemmo a Milano!
Era fantastico vedere una simile megalopoli: enorme, gigantesca, dove tutto era possibile e dove c'era tutto quello che si potesse immaginare. Alcuni di noi, più pratici, descrivevano agli altri tutto quello che si vedeva, facendo capire cos'era ciò che i nostri cervelli provinciali non riuscivano a riconoscere, e la frase era sempre “Qua a Milano hanno proprio tutto! Guardate: quello è...” e via con la descrizione, che ci permise di vedere molte cose che solo a Milano potevano esistere (almeno nelle dimensioni che le abbiamo viste): la nebbia, gli escrementi canini sui marciapiedi, l'immondizia per la strada, i barboni seduti a chiedere l'elemosina, gli scippatori in motorino, le prostitute agli angoli delle strade, gli spacciatori che consegnavano le dosi ai tossici, i tossici che si bucavano dietro le macchine posteggiate, le macchine con i vetri sfondati per portar via l'autoradio... si: cose che solo a Milano potevano essere viste, in simili quantitativi... d'altronde è la città più grande e popolata d'Italia, quindi ovvio che i problemi, anche restando costanti in valore percentuale con la media nazionale, sono comunque maggiori in valore assoluto (figuriamoci in una città simile dove i problemi erano comunque maggiori anche in valore percentuale).
Alla fine, il pullman ci scaricò all'ingresso della fiera, dove entrammo e ci immergemmo in un mondo diverso.
Vedemmo cose che nessuno di noi aveva visto prima (se non nei cataloghi) e ci regalarono quantitativi industriali di cataloghi, dispense, tabelle, e persino un floppy disk da 5,25” con dentro un programma di calcolo illuminotecnico (credo di averlo ancora da qualche parte, anche se mi manca il modo di utilizzarlo, vabbè che ormai è totalmente obsoleto e inutile)
A un certo punto, rendendoci conto dell'ora, andammo al ristorante interno per mangiare, ma evidentemente la differenza di fuso orario ci aveva fregato: il ristorante stava per chiudere e i camerieri ci servirono con estrema (mala)grazia alcuni scarti avanzati dalla produzione, ma mentre un cameriere passava e posava i piatti, un altro cominciava a girare per portare via gli stessi piatti e sparecchiare, per cui dovevamo letteralmente fagocitare il contenuto del piatto, oppure correre dietro al secondo cameriere armati di forchetta e coltello, per recuperare delle fonti di nutrimento (uno dei miei compagni di sventura, noto per essere una buona forchetta, a un certo punto cominciò ad adocchiare il secondo cameriere con uno strano sogghigno... ora che ci penso, a un certo punto quel cameriere è sparito... ma credo che abbia finito il proprio turno e sia andato via... almeno spero...)
Il pomeriggio proseguì con la visita agli stand dei big del settore e la corrispondente consegna di materiale (era l'ultimo giorno: dovevano svuotare gli stand da tutta la documentazione rimasta), finché non venne l'ora di ritornare all'uscita, salire sul pullman e rimpatriare.

Quella è stata la prima volta che ho visto Milano.
Da allora però mi è capitato sovente di tornarci... purtroppo... per entrambi...

6 commenti:

  1. Eh, il torinese in trasferta... Avevo un sacco di compagni di corso che erano stati in Irlanda-Sudafrica-Giappone-Sarca$$o ma non erano mai stati in Langa o ad Asti... ;-)

    Ricordo comunque con nostalgia una gita simile il primo anno di Politecnico. Organizzata dall'AGIP: campo di trivellazione dei pozzi petroliferi di Trecate. Interessante, ma molto meno glamour di Milano - a parte la mangiata al ristorante :-)

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  2. Eheheh. Era la prima gita fuori-porta (pardon: la prima visita tecnica) a cui partecipavo (*). Prima di allora, il massimo delle mie escursioni era la collina (fin dove arrivava il pullman) o Aosta e Morgex (fin dove arrivava il treno, alla scoperta delle mie origini) :)

    No: ora che ci penso, mi era capitato altre volte di passare da Milano, ma senza fermarmi (ma si tratta di altre storie). Quella è stata la prima volta che la destinazione era proprio Milano.

    (*) Questa è successiva, essendo avvenuta l'ultimo anno

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  3. Milano e' varia... molto varia. Purtroppo in questa varieta' c'e molto marciume, come hai potuto notare... ma non c'e' solo quello.

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  4. Naturalmente, come dappertutto, compresa la zona di Torino dove abito e quella dove lavoro, che sono tra le più affollate dallo stesso tipo di marciume (oltre che di varietà), e l'unica differenza è dovuta al fatto che Torino è molto più piccola di Milano.

    Precisazione per i possibili lettori lombardi (non essendo un politico, non vorrei essere frainteso): io non ho nulla contro Milano e tanto meno contro i milanesi, ci mancherebbe!
    Questo post intende essere una bonaria presa in giro della Grande Metropoli vista da un gruppo di provincialotti piemontesi, alcuni scesi dalle vallate montane, altri nati in città (per esempio il sottoscritto), ma praticamente tutti quasi mai usciti prima di allora dall'area provinciale/regionale.

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  5. Io sono un lettore lombardo, anzi... Milanese 100%, anche se abito in provincia.
    Ma non mi gusta poi tanto Milano com'e' adesso: di sicuro continua a peggiorare; al di fuori di quel cerchio di 3/4 km di diametro che racchiude Brera, il quadrilatero della moda, il Duomo, il Castello Sforzesco e il resto del centro, tutto tenuto splendido splendente a beneficio dei turisti, Milano sta cadendo preda del degrado, della delinquenza e dell'abbandono, anche nelle zone "bene" come la Darsena.

    Ho incontrato di recente un milanese che si e' trasferito a Torino gia' da una decina di anni: mi raccontava che e' profondamente differente (in meglio) vivere li' nel capoluogo torinese. Posso solo dire "beati voi".

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  6. Non credo che Torino sia meglio di Milano (o di qualsiasi altra città) sotto questi aspetti. Forse si nota di meno per via delle differenze dimensionali, o per chi arriva da una realtà diversa, ma chi è sempre vissuto in un quartiere come quello dove abito io sicuramente ha notato l'evolversi (in negativo) di una situazione che nessuna amministrazione pubblica ha saputo sanare, e che ora ha raggiunto livelli spaventosi (qualcosa potrebbe trasparire da alcune delle mie vicende più.. "dark", anche se normalmente mi limito parecchio).

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