Pandoro e sbrisolona

Subito dopo gli studi, trovai immediatamente un lavoro statale a tempo determinato (un anno), con scarsissima retribuzione ma comprensivo di vitto e alloggio, visto che si svolgeva in trasferta.
La cartolina diceva che dovevo presentarmi un certo giorno di dicembre in un paese chiamato Mortorio, in provincia di Verona (???)
Io sapevo a stento che esistesse Verona, figuriamoci sapere dov’era sto Mortorio (che nome, poi..), che poi non riuscivo a trovare da nessuna parte (no: all’epoca internet era per me totalmente sconosciuta, sapevo a malapena che esistessero i computer..)
Alla fine, dopo aver svolto accurate indagini senza avere alcun riscontro in merito, alcuni colleghi locali di coloro che dovevo raggiungere mi dissero di arrivare a Verona e che avrei ottenuto maggiori informazioni lì.
Arrivai a Verona dopo un viaggio allucinante, e trovai effettivamente davanti alla stazione un pulmino con accanto una specie di scimmione urlante che scrutava tutti cercando di individuare la presenza nelle mani delle fatidiche cartoline, per chiamare, chiedere il nome, controllare in un elenco (si: lo scimmione dava apparentemente l’impressione di saper leggere) e urlare di entrare dentro il pulmino, evidentemente per evitare di subire l’aria gelida della cittadina veneta.
Al termine, quando vide che tutti i nominativi della lista erano segnati, fece l’appello (???) e partimmo col pulmino per raggiungere questo mortorio di cimitero..
Per un mese e mezzo, fui fisso in quel cimitero di mortorio, a vedere e subire angherie pressochè inimmaginabili: era evidente che gli scimmioni che credevano di comandare lì dentro (una razza strana chiamata caprorali, ovvero caproni – per via del cervello? – con la bocca – altrimenti come uscivano le urla?) fossero solo una manica di frustrati e disadattati, dediti all’alcolismo e alla droga, quindi evidentemente dei falliti sotto ogni aspetto, che sfogavano la cosa urlando e sbraitando contro tutti, e contemporaneamente piegandosi a 90° e leccando il culo ad alcuni altri membri del posto, chiamati uffiziali.
Dopo di ciò, venni trasferito insieme a molti altri (tranne un paio che, essendosi rivelati degni di tale ruolo, restarono con gli scimmioni) e mi imbarcarono su un treno locale per giungere fino a Mantova.
Qui altri caprorali accompagnarono me e i miei colleghi distaccati in tale sede, presso un centro residenziale molto appartato e un pochino fuori mano..
Mi ritrovai quindi a gestire il controllo di alcuni dispositivi chiamati missili antiaerei, lavorando dentro un furgone completamente chiuso, davanti a diversi monitor di computer (toh, allora servivano anche per questo? Non solo per PacMan..), per controllare e dirigere i suddetti missili contro gli aerei.
A volte invece mi trovavo in un deposito sotterraneo sperso tra le campagne, seduto a controllare il culo dei suddetti missili, che non se ne andassero via per i fatti loro..
Anche qui c’era una razza che produceva angherie e soprusi, ma stavolta si chiamavano serpenti e serpenti maggiori (ma quelli tremendi erano quelli più piccoli, non i maggiori..), anche se, più che rettili sembravano anche loro scimmioni..
Dopo un po’ di tempo, l’aria con scarsissimo contenuto di ossido di carbonio mi procurò problemi cardiovascolari e dovetti marcare visita, per cui, non essendoci lì una struttura adeguata, venni trasferito nuovamente a Verona, dove c’era un ospedale specialistico.
In questo posto, stranamente, il personale interno veniva allontanato (poi mi dissero che il personale interno era in realtà esterno, e venivano richiamati dalle sedi operative..) e mi chiesero se volevo fermarmi lì e dare una mano (avrebbero pensato loro alle problematiche con il mio distaccamento) in cambio di una serie di permessi davvero notevole.
Acconsentii, e fui piazzato in un ufficio assieme ad alcuni colleghi, con i quali intrattenni una certa amicizia e che, essendo del posto, mi accompagnarono a vedere molti luoghi nelle vicinanze (i dintorni caratteristici di Verona, di Vicenza, di Padova, di Trento, il lago di Garda..)
Io e i colleghi lavoravamo in quell’ufficio sotto il controllo di un mare-sciacallo (mai capito che specie fosse, visto che era praticamente invisibile..) e in compagnia di alcuni elementi che lavoravano lì dentro chiamati dipendenti civili (evidentemente noi eravamo incivili..) tra i quali figuravano tantissime fanciulle..

Siccome da Torino Porta Nuova a Verona Porta Nuova (le stazioni avevano lo stesso nome) erano stati calcolati ben 301 chilometri, mi resi conto subito che quel chilometro mi dava diritto a un giorno di permesso in più per il viaggio, e ne approfittai il più possibile, finchè terminò il periodo di lavoro, ovviamente non mi rinnovarono il contratto e quindi tornai a casa.

4 commenti:

  1. Non è che fosse proprio una trasferta personale, eh?

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  2. Si, ma nemmeno una trasferta per motivi di cantieri ;-)

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  3. Sicuro che il paese non si chiamasse Montorio?

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  4. Hai ragione: era proprio Montorio.. l'età.. ;-P

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