Era mio padre..

Questo post non appartiene a nessuna delle categorie più "allegre" che i lettori del presente blog sono abituati a leggere, non descrive episodi strani di cantiere o battibecchi assurdi tra colleghi né descrive le ottuse pretese di capi e responsabili di chissà cosa... e non ha nemmeno le allusioni erotiche caratteristiche degli episodi in cui è protagonista la mitica Segretaria, probabilmente il vero elemento trainante della lettura di questo sito e un personaggio di indubbio spessore caratteriale.
A seguito di quanto sopra, sono sicurissimo che non verrà nemmeno letto, eppure lo scriverò lo stesso, solo perché per me è importante farlo!

Il 13 aprile del 1996, 13 anni fa, malgrado gli sforzi del personale medico e paramedico della Croce Rossa Italiana, tempestivamente chiamati, si è spenta una persona che per me è stata di fondamentale importanza, e senza la quale io non sarei qui e non avrei potuto sperimentare le situazioni che ho descritto nei precedenti post del presente sito.
Quel giorno, dopo un tempo interminabile, il responsabile dello staff medico dell'ambulanza ha aperto la porta della camera da letto dei miei genitori, affacciandosi e, scuotendo la testa, ha riferito che non c'era più niente da fare: mio padre è morto, a seguito di complicazioni sopraggiunte sul suo stato di salute.
Ha superato le innumerevoli difficoltà di una vita che pochi al giorno d'oggi sopporterebbero, e infine la sua anima ha guadagnato il meritato riposo.

Quel giorno, sebbene avessi 30 anni, ho pianto come un bambino, esaurendo totalmente la mia scorta di lacrime, perdendo per sempre una parte fondamentale di me stesso.

Da allora ripenso sovente al tempo passato insieme, alle lunghe passeggiate alla scoperta di Torino, decine di chilometri senza preoccupazioni, esclusivamente a piedi o sui mezzi pubblici: non esisteva una macchina di famiglia... e alle sue chiacchierate, dove mi raccontava di come i luoghi che vedevamo passando erano impressi nella sua memoria per eventi particolari del suo passato, senza mai dare troppi dettagli, ma lasciando capire come un dettaglio si ricollegasse all'altro, stimolando in me una mentalità analitica e forse investigativa, che mi ha poi aiutato nella gestione della mia attuale attività professionale.

Ho visto il terreno dove sorgeva la casa in cui è nato (in uno dei periodi più cupi della storia italiana), sulle rive del grande fiume... dietro una serie di condomini recenti che attorniano una piazza attualmente adibita a capolinea periferico del tram, che all'epoca era ben oltre l'estremo confine della città...
Ho visto alcune delle case dove ha vissuto, in un successivo e frenetico cambiamento di dimora conseguente a diversi avvenimenti, quasi mai felici...
Ho avuto modo di apprezzare i suoi insegnamenti sull'esperienza accumulata in tanti anni e in infiniti lavori, la stessa esperienza che gli permetteva di non trovare difficoltà in qualsiasi attività si accingesse a fare...
Ho avuto modo di apprezzare i suoi sistemi didattici per aiutarmi nello studio (pur avendo lui – ufficialmente – solo la licenza elementare, aveva una mente pronta e aperta, aiutava negli studi me e mia sorella senza difficoltà alcuna, apprendendo anche lui sempre cose nuove) impedendomi di fallire anche nella realizzazione di obiettivi formalmente superiori a quelli che erano i suoi titoli di studio...

Ho avuto tantissime esperienze fondamentali in compagnia di mio padre, e non posso dimenticarmi dei dettagli della sua vita, che messi insieme potrebbero essere il resoconto di avvenimenti di un'Italia che non c'è più (forse per sfiga e forse per fortuna).
Mi ha raccontato le storie di:
- un bimbetto di nemmeno 2 anni, ultimo di tre fratelli, che un triste giorno non vede più il proprio padre entrare dalla porta di casa, perché quel giorno nella fabbrica dove lavorava era successo un gravissimo incidente, con conseguenze letali;
- un bimbo di 6 anni, ricoverato per una malattia endemica (oggi pressochè sconosciuta, ma allora non così rara neanche in quello che oggi tenta di farsi passare per un paese civile), che perde un anno di scuola e viene poi messo in collegio con uno dei fratelli dalla madre, vedova con scarsi sostentamenti;
- un ragazzino che sviluppa la propria cultura in una classe di una cinquantina di allievi, gestita con pugno di ferro da una maestra capace anche di insegnare il programma completo meglio di mille maestri d'oggi, incapaci di insegnare a una decina di bimbetti, e questo in un'epoca in cui l'Italia intera girava in camicia nera;
- un ragazzino di 12 anni che, terminate le scuole elementari e uscito dal collegio, viene mandato a lavorare perché non può essere mantenuto dalla famiglia, ma deve al contrario contribuire a mantenere la famiglia stessa, lavorando presso un panificio, imparando a impastare e infornare il pane, sia quello "autarchico" per la popolazione tesserata che quello di "borsa nera" per pochi eletti, malgrado la fantomatica severità delle istituzioni giudiziarie dell'epoca (corruzione e tangenti non sono prerogative dei tempi moderni, e nemmeno il lavoro minorile a livello di sfruttamento e schiavitù...);
- un ragazzino di nemmeno 13 anni che scopre a sue spese che talvolta le "fortezze volanti" americane sono più veloci delle sirene dell'allarme aereo e, malgrado la velocità dei soccorsi nel portare il suo giovane corpo martoriato al più vicino ospedale, dovrà attendere troppo per le cure mediche... troppo, ma abbastanza perché una delle scheggie abbia il tempo di lacerare irreparabilmente il nervo ottico, rendendolo cieco da un occhio, grazie ai cosiddetti “liberatori” e “salvatori della patria”, già allora impegnati a “esportare la democrazia e la libertà a colpi di bombe”;
- un ragazzino di 13 anni (o poco più) che fa mille lavori per vivere e che rischia continuamente la vita tra i bombardamenti a tappeto degli “alleati”, gli attentati dei partigiani e le feroci rappresaglie nazifasciste;
- un ragazzino di nemmeno 15 anni che, in un'odissea degna di un film attraversa l'intera nazione germanica in compagnia di un paio di fuggiaschi per ritornare in Italia, prima che il campo di concentramento dov'era stato deportato si trasformi in campo di sterminio;
- un giovane che, malgrado una grave menomazione, si impegna a fare mille lavori in una città profondamente devastata e sulla strada di una ricostruzione quasi totale;
- un giovane uomo che incontra una giovane donna, si innamorano e si sposano vivendo felici insieme per tanti anni, al contrario della maggioranza delle coppie più recenti;
- un giovane operaio in una fabbrica chimica ad altissimo rischio, che causa complicazioni polmonari perde il lavoro proprio nel momento in cui nasceva il suo primo figlio e le spese aumentavano;
- un giovane uomo costretto dalla necessità a sopportare incarichi umilianti e le angherie e i soprusi di datori di lavoro che se ne strafottevano delle leggi e della sicurezza dei dipendenti (come sempre, del resto...);
- un impiegato che, pur essendo senza macchina, gira l'intera area metropolitana di Torino (con i mezzi pubblici, che allora funzionavano meglio di adesso...) per svolgere le sue mansioni, riscuotendo continuamente apprezzamenti dai superiori;
- un uomo che, con il proprio stipendio da impiegato pubblico, ha saputo gestire una famiglia, aiutando entrambi i figli a studiare e senza mai far pesare le proprie difficoltà economiche;
- un uomo che, a soli 50 anni ha raggiunto il massimo dei contributi e può andare in pensione (peraltro ostacolato dal governo che gli impedisce di svolgere ulteriori attività, in fondo mica era un politico che può fare il caXXo che vuole fottendosene delle leggi...);
- un uomo che, comunque, ha sempre trovato il lato bello della vita, qualsiasi cosa stesse facendo;
- un uomo che, dopo una vita di lotte e sacrifici che nessuno oggi sarebbe capace di ripetere (e sottolineo NESSUNO!!!), dopo aver superato mille avversità ed essere sopravvissuto a cose che non si riescono nemmeno a immaginare, viene stroncato da una malattia: un ictus, che lo lascia semi-paralizzato e bloccato fisicamente, ma con la mente capace di comprendere e di capire che la vita che l'aspetta è deprimente e disperata, bloccando probabilmente le sue capacità di reazione e accelerando lo sviluppo delle complicazioni che, dopo diciotto lunghi mesi di sofferenza, quel 13 aprile del 1996, hanno dato riposo a una vita carica di gioie ma anche di tante sofferenze.

Sicuramente è stato anche un uomo che ha avuto parecchie soddisfazioni dalla vita e tanto affetto da parte della sua famiglia, e questo è il ricordo migliore che ho di lui: il fatto che, malgrado tutto, non se la prendeva mai ma sapeva sempre cosa fare per risolvere ogni problema.

7 commenti:

  1. Grazie per averci raccontato questa storia...

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  2. ...invece qualcuno che l'ha letta fino in fondo c'è. E l'ha anche gradita molto. Grazie.

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  3. Sono io che devo ringraziarvi, a voi e a tutti quelli che hanno letto questo blog e questa vicenda in particolare.
    Grazie. :)

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  4. Ho divorato questo post tutto d'un fiato ripercorrendo la vita di tuo padre che mi scorreva dinanzi agli occhi. Hai avuto un grande genitore e un grande uomo. Grazie per aver condiviso questo meraviglioso ricordo. Un abbraccio.

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  5. Grazie ho letto e anche riletto perché poi si ritorna indietro casomai fosse sfuggita una parte. Grazie al tuo caro papà che ha raccontato tramite te la storia. Quella che andrebbe raccontata oggi a scuola ai ragazzi di genitori troppo giovani che non hanno vissuto quei tempi che possono solo immaginare dai film.

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