Il giorno 9 di gennaio, la nevicata è terminata, ormai vale un detto tipico: “la guerra è finita, adesso comincia il dopoguerra”!!!
Mi affaccio dal balcone e vedo che, al solito, l’area di accesso alle fermate dal lato ‘sterpaglia’ è completamente inagibile (ormai è ghiacciata bene, e non ho voglia di spiattellarmi a terra, specie in una zona dove sotto la neve c’è di tutto, compresi certi oggetti non proprio carini che ricordano comunque che quella zona lì è pur sempre un covo di tossici e spacciatori..), come sono inagibili i viali di accesso alle fermate, inagibili anche per le star del pattinaggio su ghiaccio, visto che il percorso è tutto tranne che liscio..
Dall’altra parte invece la zona è abitata, e i cittadini sono sicuramente più operativi dei dipendenti comunali, visto che il tratto è abbastanza passabile: ho deciso che allungo il giro, attraversando lungo il percorso più lungo del rettangolo! Raggiungo l’angolo opposto, attraverso la strada al completo raggiungendo il marciapiede di fronte, lo seguo fino all’angolo opposto e finalmente attraverso raggiungendo la fermata dell’autobus.. c’ho messo di meno che a raggiungere la stessa fermata dal percorso più breve..
Stavolta arriva prima un altro autobus, che mi obbligherà a fare il giro contrario di quello della sera prima, ma non importa: salgo..
Questa linea passa davanti al palazzo del comune, dove la strada è pulitissima (ci manca solo che passino la cera e mettano il tappeto rosso), e anche l’area centrale è praticamente perfetta (e nuovamente mi rendo conto di essere diventato un cittadino di serie B, di quelli che pagano le tasse ma non possono pretendere di usufruire dei servizi, nemmeno di quelli fondamentali..), al punto che scendo dall’autobus, attraverso e prendo il tram senza quasi rendermi conto che abbia nevicato.
Arrivo comunque alla sede dell’ufficio, scendo dal tram, mi avvio verso il ponte del Grande Fiume e, chiara come una linea di demarcazione, nel punto esatto dove termina la competenza dei condomini e comincia quella dell’ente pubblico, ricompare la massa di ghiaccio che obbliga a scendere e camminare in mezzo alla strada fino all’angolo col corso, dove finalmente riesco a completare l’attraversamento e salire nuovamente sul marciapiedi, permettendo a una fila di automobilisti impazienti di smettere di strombazzare e riprendere il controllo della strada.
Raggiungo il portone, entro dentro e sono in ufficio.
Durante la pausa pranzo, malgrado l’impossibilità di fare una passeggiata naturalistica lungo il fiume, decido di recarmi egualmente al mio bar preferito (i marciapiedi sono sufficientemente agibili e non ci sono tratti di competenza pubblica..), ma mi attende un’amara sorpresa: è chiuso!
Evidentemente sono rimasti impantanati nella neve e non hanno potuto arrivare in sede, così guardo l’ora, arrivo all’angolo e torno indietro..
Arrivo ad attraversare la strada e mi fermo vista la presenza di una macchina, ma anche l’auto si ferma, evidentemente intenzionata a farmi attraversare, e attraverso, mentre mi rendo conto che conosco il conducente. Guardo meglio e infatti, sono i baristi, rapido saluto, ma è troppo tardi per me, per raggiungerli al bar, attendere che aprano, accendano la macchina e mi preparino il solito cappuccino.. sarà per la prossima volta. Torno in ufficio, obbligato a rimpinguare la macchinetta..
E’ sera, ormai è ora di uscire e tornare a casa, e nuovamente credo che farò il giro largo passando dal centro città, in modo da vedere nuovamente una Torino di serie A, prima di rientrare nel triste antro di serie B in cui ho scoperto di vivere..
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