Questo inverno particolare sta regalando un quantitativo di neve che, a Torino, non si vedeva da più di 20 anni (c’è chi parla di 30, ma io ricordo qualcosa del genere verso il 1986.. e sono passati poco più di 20 anni, non 30, in ogni caso preferisco fidarmi della mia memoria bacata che di qualche statistica creata da qualcuno durante l’intervallo tra due pause caffè..).
Come tutte le volte, anche questa i disagi sono stati (e sono tuttora) notevoli.
Al solito (con riferimento al periodo in cui consulto i bollettini su internet: vent’anni fa internet non l’avevo..), le comunicazioni ufficiali parlano di emergenza finita, situazione normale e problemi ridotti al minimo per i cittadini.
Al solito, affacciandomi dal balcone di casa, mi trovo a non essere concorde con quanto affermato.
Il giorno 7 di gennaio, indipendentemente dalla nevicata, io dovevo presentarmi in ufficio.
Esco al mattino e mi ritrovo ad attraversare quella che potrebbe tranquillamente essere la succursale della tundra siberiana, sprofondando i piedi e facendo attenzione a ricordare dove dovrebbero essere i gradini, i tombini, i tratti di marciapiede sfondato e i vuoti dislivelli residui della realizzazione di qualche ennesimo tombino del tutto inutile.
Ovviamente, per raggiungere la fermata dell’autobus devo attraversare l’intero tratto, e poi devo anche attraversare la strada, quindi inizio a scavalcare cumuli nevosi ammucchiati dal casuale passaggio di qualche spazzaneve e, con una velocità degna di una lumaca col mal di pancia, raggiungo la fermata opposta (ovviamente non passando dai passaggi pedonali, sempre impraticabili in caso di neve, ma aprendomi la strada a calci rotanti stile Walker attraverso i cumuli ammucchiati contro le auto in sosta) e mi dispongo ad aspettare l’autobus.
C’è una sola linea che, giunta al famoso mercato, gira facendo la fermata in contemporanea col tram che devo prendere per arrivare in ufficio, così attendo quella linea.. che arriva dopo solo 15 minuti, un vero record di velocità, considerando le condizioni della strada (e non scherzo: sinceri complimenti al conducente)
Raggiunto il mercato scendo, insieme a un gruppo di vecchietti spaesati (che non vedono i banchi dei venditori e cominciano a dubitare di dover saltare il pasto..), e mi accingo ad aspettare il tram (sono le 8.45) ascoltando la musica col mio cellulare con radio incorporata..
Vedo spalatori all’opera, tranvieri che litigano con gli scambi gelati, trattori spalaneve che vanno avanti e indietro lungo lo spiazzale del mercato spostando cumuli di neve da una parte all’altra, vedo tram e pullmann accodati l’un l’altro dal lato opposto, ma nulla che arriva dal mio lato..
Il mio giaccone blu è omai diventato bianco e comincio a somigliare all’omino michelin, quando all’orizzonte appare una macchia gialla: il tram!!! Appena si avvicina alla fermata, io (e molti altri) facciamo segno perché si fermi, ma il tranviere senza nemmeno voltarsi procede dritto senza fermarsi (eppure non c’era nessuna indicazione che fosse fuori servizio).
A quel punto, grazie al gelo delle ossa e al fatto che alla radio il dj dice l’ora (10.15: si, sono rimasto un’ora e mezza in attesa), mi rendo conto che è ormai tardi, mi volto a guardare la strada e vedo che è impossibile camminare, allora guardo nuovamente e vedo un altro tram.. anche questo passa oltre senza fermarsi, ma forse questo era fuori servizio, alla fine telefono in ufficio e comunico che sarò assente.. e mi accingo a tornare a casa, al caldo..
Ovviamente, scendendo dall’autobus alla fermata sotto casa (quella della sterpaglia), metto il piede in fallo (ho calcolato male la posizione del gradino) e, se non fosse per un imprevisto sostegno improvvisato, mi sarei spiattellato a terra.. ma questo non conta: alle 11.00 ero finalmente a casa al caldo..
Il giorno 8 di gennaio, non potevo certo ripetere la fuga, così mi accingo al nuovo viaggio: gli spazzaneve hanno pulito la strada, ma ovviamente nessuno ha pensato ai passaggi pedonali o al famoso tratto di marciapiede davanti alla sterpaglia (che guarda caso è anche il marciapiede dove hanno piazzato la fermata), e inoltre non ce la faccio ad arrivare fino là: attraverso direttamente la strada camminando in mezzo, tanto non ci sono troppe macchine in circolazione, e raggiungo il viale della fermata centrale, arranco sulla neve pestata e ghiacciata e attraverso il tratto centrale, attendendo l’autobus, che arriva abbastanza rapidamente, salgo e, al solito, scendo al mercato, dove alcuni banchi ci sono (e di conseguenza qualche vecchietto è contento..) e aspetto il tram.
Dopo poco lo vedo arrivare, faccio segno e si ferma, salgo (insieme a molti altri) e il tram riparte lentamente, e dopo pochissimo si ferma. Il semaforo era sul giallo lampeggiante, nessuna macchina stava sopraggiungendo, ma il tranviere chiama la centrale e comunica la posizione, ottenuta la risposta procede, raggiunge l’altro semaforo e si ferma di nuovo, ma stavolta non chiama la centrale, apre il finestrino e parla direttamente con un superiore fermo sul viale, il superiore si allontana e dopo un po’ ritorna, e sentiamo che parlano di deviazioni e blocchi.. il tranviere apre la porta e qualcuno scende arrischiandosi a raggiungere linee più sicure, ma da lì nessuna linea mi porterebbe vicino al luogo di lavoro e non ho nessuna voglia di farmela a piedi..
Alla fine il superiore gli dice di proseguire sul percorso normale e si riparte, giungendo infine al prossimo scambio, dove con una complicata manovra a mano accompagnata da una serie di preghiere a qualche divinità locale, il tranviere riesce infine a far posizionare opportunamente i binari, quindi riparte e, lentamente, raggiunge la fermata dove devo scendere.
Scendo (la fermata è nel viale) e mi rendo conto che devo mettere a frutto la mia esperienza olimpionica per attraversare e raggiungere il marciapiede, tenendo conto che l’unica area asfaltata è quella del passaggio, mentre il resto dei binari scorrono su traversine posate su ciottolame e pietrame, e ovviamente la neve ha coperto tutto, quindi devo andare a memoria per attraversare nel guado giusto e non spaccarmi una caviglia nelle rotaie, che non sarebbe carino..
Attraversata la tundra, raggiungo il marciapiede e mi avvio verso l’ufficio.. per fortuna alcuni negozianti sono arrivati prima e hanno aperto un valico dove si può camminare tranquillamente (specie se si è imparentati con l’uomo ragno..) e finalmente entro in ufficio.. (ero in ritardo, ma posso assicurare che molti sono arrivati anche dopo di me..)
La sera, uscendo, mi dirigo verso la fermata (negozianti e custodi hanno fatto un lavoro notevole, e nel marciapiede si riesce a camminare anche in doppio senso non alternato), giungo all’attraversamento pedonale e mi accorgo che è stato pulito così bene che un G.F.d.P. ha deciso di infilarci la macchina (vorrai mica che, uscendo dal bar, debba pure camminare per arrivare alla macchina? Meglio che siano i pedoni a dover attraversare in mezzo alla strada, scavalcando cumuli di neve ghiacciata più alti di un bambino.. Che voglia di esprimere la mia protesta scrivendogliela direttamente sulla carrozzeria della macchina..)
Attraverso, raggiungo la fermata del tram (non quella del mattino, che era ancora più impraticabile, ma un'altra, che mi fa allungare il percorso ma attraversa la zona centrale, dove è più facile che le strade siano pulite e i mezzi passino abbastanza regolarmente) e prendo l’autobus.
Scendo nella piazza centrale, scoprendola pulita e agibile, con la neve ammucchiata ad arte con effetti coreografici (evidentemente un caso: nessuno nella giunta comunale avrebbe simili idee, anche perché nessuno nella giunta comunale ha abbastanza cervello da avere delle idee..), attraverso la via centrale pulita (a parte il ghiaccio rimasto al centro a seguito dei passaggi del trattore spalaneve) e raggiungo la fermata dell’autobus che mi riporterà a casa.
Arrivo a casa e mi accorgo nuovamente di essere in una zona di serie B (strano, visto che è abitata quasi esclusivamente da juventini..): fango ghiacciato, cumuli di neve, rami caduti, ghiaccio ovunque, fermate inagibili, percorsi per raggiungere i marciapiedi inesistenti (si parlava nei siti ufficiali di competenza della pulizia: l’area disastrata risulta di competenza del comune, ma ovviamente questo è poco influente.. forse è preferibile che il comune paghi i danni a chi deve per forza usare quelle fermate e quindi accedervi tramite un marciapiedi abbandonato, che dire a qualcuno di creare un percorso in quel tratto di marciapiedi.. ma tanto, l’importante è ricordarsi di pagare le tasse, mica possiamo anche pretendere che venga fatto il servizio..)
Tanto per cambiare, arrivo a casa e scopro che l’ascensore non funziona..
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il mondo del se...
O vvero, cosa sarebbe successo se...? Il primo esempio che mi viene in mente è cosa sarebbe successo se me ne fossi fregato del mobb...
-
Il giorno designato mi presento quindi all'indirizzo e individuo subito il cantiere (da un lato della strada c'è un paio di edifici...
-
Ogni tanto mi capita di imbattermi nei controllori, ovvero gli addetti dell’azienda al rilevamento delle infrazioni, in particolare la veri...
-
Architetta è evidentemente esperta di computer: nel suo corso di laurea è compreso un esame relativo all'utilizzo di autocad (e pensare ...
A proposito: te a cosa tifi?
RispondiEliminaNon seguo il calcio: anche perchè altrimenti finirei in serie C o D..
RispondiElimina