Occhi da cerbiatto…

Capita, prendendo sempre lo stesso mezzo allo stesso orario, di incontrare sempre le stesse persone, e talvolta capita di notare tra queste alcune persone, per i motivi più strani, che rimarranno impresse nella memoria.

Un tempo, tornando dal politecnico sul 16, incontravo quasi sempre una ragazza che saliva dopo tre fermate e scendeva più o meno nella zona dove adesso lavoro. Non l'avrei mai notata se non fosse stato per alcune circostanze: una è che sono un grande curiosone (anche se preferisco il termine osservatore), l'altra è che personalmente detesto le ragazze truccate pesantemente, mentre il mio sguardo è magneticamente attratto dalle ragazze con un trucco limitato, meglio ancora se sul tipo pulito acqua e sapone, e preferibilmente senza chincaglieria.. e costei era così: non era alta, non più della media, aveva capelli castano chiaro, quasi biondo, li portava corti ma ben curati, e aveva gli occhi castani, grandi e profondi, come gli occhi di un cerbiatto..

Saliva nel mezzo affollato, si guardava in giro con aria spaesata alla vana ricerca di un posto che non esisteva, e si rassegnava a fare il viaggio in piedi. Mentre si guardava in giro, più volte i suoi occhi incrociavano i miei e per un istante si fermava, rendendosi conto che anch'io la guardavo.

Distoglieva subito lo sguardo, ma dopo un istante si voltava nuovamente verso di me, si assicurava che la guardassi ancora e si voltava di nuovo apparentemente offesa per la mia sfrontatezza, ma in realtà stava sorridendo.

Dopo i primi giorni, cominciò con fare distratto a sistemarsi più vicino a me, permettendomi di notare molte più cose su di lei.

Svolgeva la professione di segretaria presso un ufficio, usava il computer per scrivere lettere e relazioni, non sapeva nulla di programmazione ma conosceva benissimo sia wordstar che word.

Prendeva sovente il tram con una collega, alla quale aveva sicuramente raccontato di quel tipo strano sul tram che la fissava, visto che non era raro che anche la collega mi guardasse di tanto in tanto. Chiacchieravano a bassa voce, ma non così bassa da impedirmi di ascoltare (come pensavate che abbia saputo cosa faceva?) e sovente si voltava a guardarmi, a volte mi fissava per alcuni secondi, prima di voltarsi verso la sua collega e riprendere a parlare, sempre sorridendo.

Ella mi guardava, e io la guardavo: mi perdevo in quegli occhi grandi e profondi, come se precipitassi in una voragine o in un abisso.

Un giorno, mentre stavo per avvicinarmi, la vidi voltarsi di scatto verso la collega e accennare a qualcosa che doveva comprare per il bambino..

Fui bloccato da quella parola! Troppe complicazioni: bambino, possibile compagno/marito/partner, io non ho il fisico per nascondermi negli armadi o sotto il letto.. in un attimo, senza che me ne rendessi conto, il mio sguardo abbandonò quegli occhi meravigliosi, iniziando a vagare nel vuoto tra i mille volti anonimi di quegli occasionali compagni di viaggio..

La rivedevo quasi ogni sera, ma non ero più intento a fissarla, anche se, nelle rare volte che guardavo verso di lei, la scoprivo intenta a guardarmi, ma immediatamente si voltava verso la collega e attaccava a chiacchierare, ma non sorrideva più..

Strano, però, che non avesse mai parlato prima con la collega di un bambino..

Commenti

  1. Magari non era il suo il bambino, da come l'hai scritta la storia non si evince.
    Entrambi, tu in un modo e lei nell'altro, avete perso un'occasione unica.
    Non di conquista o chissà che altro ma solo di contatto per via delle inibizioni che ci hanno inculcato da piccini.

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  2. > Magari non era il suo il bambino, da come l'hai scritta la storia non si evince.

    Possibile, come è possibile anche che in realtà non ci fosse nessun bambino e che abbia inventato una scusa per bloccarmi, avendo capito che stavo per 'fare la prima mossa'. Tutte idee che mi sono venute dopo, col tempo..

    > Entrambi, tu in un modo e lei nell'altro, avete perso un'occasione unica.

    Questo è sicuro, e sovente mi pento di non averle parlato lo stesso, ma il 'senno di poi' non serve a molto.

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  3. Beh, stiamo parlando di Torino... Come puoi pretendere che una donna che hai visto solo per pochi mesi sull'autobus e con cui vi siete scambiati per questi mesi continue occhiate ti permetta di rivolgerle la parola? Non sarebbe più Torino, in questo caso.

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  4. Hai ragione: sotto questo aspetto non l'avevo valutata.

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