Ubuntu e il suo ciclo semestrale

Ancora una volta, secondo la rigida cadenza semestrale a cui ci ha abituato la Canonical, è stata rilasciata una nuova versione di Ubuntu: la 9.10 (che poi significa ottobre 2009) con nome in codice Karmic Koala.

Ancora una volta, secondo i prevedibili standard umani, gli utenti si sono scagliati in massa contro i poveri server della Canonical per scaricarla e installarla nel più breve tempo possibile, in alcuni casi sono state notate persino lamentele su ritardi, fusi orari, tempeste solari, apocalissi varie e assortite in corso d'opera, eccetera.

Ancora una volta, secondo uno standard che ho cominciato da tempo a notare, una buona fetta di quegli stessi utenti (probabilmente proprio quelli che attendevano con maggiore ansia l'uscita della nuova versione) si è trovata con una serie di problemi che fanno dubitare di alcune cose effettuate dalla Canonical stessa (o delle scarse capacità degli utenti stessi, se non fosse che molti di loro sono relativamente esperti sia di Ubuntu che di altre distribuzioni, quindi si presuppone che in gran parte i problemi esistano realmente).

Io non voglio certo criticare le scelte della Canonical, sia perché non ne sono in grado (essendo io letteralmente un utonto a livello di gestione di una distribuzione Linux e di una azienda) sia perché non è detto che siano realmente sbagliate, dato che si tratta di un'azienda con certo una equipe di persone che hanno valutato queste decisioni, ma un nuovo utente (un nubbio o un utonto come il sottoscritto, secondo queste terminologie dispregiative in uso nella comunità, che ricordano molto le graduatorie denigranti nel periodo della ferma militare, anche se sono del tutto naturali in qualsiasi struttura gerarchicamente organizzata, compresa la comunità stessa) che si scarica la nuova versione e la installa? Cosa farà poi? Correrà a postare nel forum di assistenza? Si sfoglierà le varie guide per cercare di risolvere? Cercherà i siti su internet dove risolvere i problemi? O, più facilmente, passerà a Windows e piallerà via la partizione di Ubuntu, lamentandosi che Linux fa schifo?
Sinceramente non mi sembra che la cosa possa essere paragonata a una buona pubblicità per una distribuzione che ha tra i propri obiettivi quello di eliminare il bug #1, ma come ho già detto, io non intendo criticare le scelte prese da un'azienda come la Canonical.

Piuttosto, sto cercando di capire come mai gli utenti si fanno prendere dalla fregola dell'aggiornamento semestrale, valutando i pro e i contro di questo rigidissimo pseudo-vincolo di un sistema operativo libero, complice anche una richiesta di parere che ho avuto nel forum di ZeusNews, con il quale collaboro cercando, nel limite delle mie scarsissime capacità, di dare una mano a chi si accinge a passare all'utilizzo di Linux per superare le prime difficoltà a cui potrà andare incontro. Richiesta alla quale ho risposto indicando a grandi linee una mia personalissima teoria sulle differenze tra le versioni autunnali e primaverili della nota distribuzione africana.

La mia teoria (sarebbe più corretto dire ipotesi, in quanto una teoria presuppone delle dimostrazioni scientificamente ripetibili, ma le uniche prove in mio possesso non sono, per loro stessa natura, ripetibili, basandosi sull'installazione in macchina virtuale di versioni differenti della distribuzione stessa) si può riassumere con il seguente concetto: Ubuntu, derivata da Debian, cerca di usare il sistema Debian di rilascio di distribuzioni stabili con una periodicità biennale (le versioni LTS, con supporto a lungo termine: 3 anni desktop e 5 anni server), ma tra due versioni LTS escono, con cadenza semestrale, ben 3 versioni non-LTS (con supporto standard di 18 mesi). Ogni LTS racchiude in sé il meglio delle caratteristiche sviluppate e collaudate nelle precedenti versioni non-LTS, che quindi possono – in un certo senso – funzionare da banco di prova per la versione LTS.
Partendo da questa idea, oltre che dal fatto che le versioni LTS escono comunque in primavera (6.06 = giugno 2006, 8.04 = aprile 2008, 10.04 = aprile 2010), ecco che risulta evidente come le versioni autunnali (quelle di ottobre) non possono, in soli 6 mesi, avere così tanti vantaggi da rendere opportuna la nuova uscita (l'informatica corre velocissima, ma un totale cambiamento di sistema operativo in 6 mesi è realmente assurdo).
La versione primaverile intermedia tra le due LTS ha invece un anno di distanza da ciascuna, quindi potrebbe già avere senso tenerne in considerazione le caratteristiche, al solo scopo di capire meglio cosa si andrà a trovare nella prossima release (ma non è ancora il caso di installarla, a meno di non ricorrere a una partizione di prova o una macchina virtuale).
Conseguenza di questa ipotesi, è che solo le versioni primaverili di Ubuntu siano effettivamente degne di nota, mentre le versioni autunnali non siano altro che una indicazione di stato di fatto e stato di progetto, una specie di beta-test delle ultime novità, e come tali dovrebbero essere trattate: affidandole solamente a quegli utenti che hanno interesse a collaudarle, facendo da beta-tester, utenti degni comunque della massima stima e rispetto, in quanto è grazie a loro se la maggior parte degli errori viene corretta in tempo per l'effettivo rilascio.

Come ho detto, questa è solo una mia ipotesi, scaturita da ciò che ho visto (e letto nei vari forum/blog/siti/eccetera) provando le diverse versioni: la prima che ho installato è stata la 6.06 (*) poi, per sopraggiunti problemi hardware, la ho sostituita con la 7.04 (**) e infine con la 8.04 (***) (adesso attendo la 10.04), ma ho comunque provato, su diverse macchine virtuali nelle medesime condizioni di impostazione dell'ambiente, le seguenti versioni: 7.10 (°), 8.10 (°°) e 9.04 (°°°). Al momento non ho intenzione di scaricare e provare la 9.10, ma ho già avuto modo di conoscerne i primi bachi grazie ai messaggi di errore che si stanno accumulando nei vari forum.

A questo punto, è evidente che la mania dell'aggiornamento semestrale non ha realmente ragione di essere, ma malgrado queste mie considerazioni del tutto personali e senza alcun valore, esiste eccome, quindi controlliamo i veri motivi:
  • si aggiorna la distribuzione per avere un kernel più recente e quindi migliore e più sicuro;
  • si aggiorna la distribuzione per avere una serie di programmi più recenti e quindi migliori e più sicuri;
  • si aggiorna la distribuzione per avere sempre l'ultima novità;
  • si aggiorna la distribuzione perché tanto fuori piove e quindi non posso uscire...
Vediamo ora quanto sono fondati questi motivi:

Nel primo caso, il kernel contiene sostanzialmente i vari moduli, quindi se nel mio computer ci sono problemi di compatibilità e so che il nuovo kernel risolve (almeno in parte) questi problemi perché finalmente hanno messo il driver corretto per la scheda tal-dei-tali che mi è assolutamente indispensabile ma non riesco a sfruttare bene, allora si: faccio benissimo ad aggiornare la versione (anche se non sarebbe realmente necessario, ma qua si sta per entrare in un campo minato dove non tutti sanno muoversi, e sicuramente non i nuovi utenti appena giunti a Linux tramite Ubuntu).
Se però il mio computer non ha nessun problema di incompatibilità, allora non mi serve a niente aggiornare, dato che Canonical garantisce comunque il rilascio di tutte le patch di sicurezza del kernel in carica nella distribuzione, per l'intero periodo di supporto (che, ricordiamo, è di 18 mesi nelle versioni normali e di 3 anni = 36 mesi nelle versioni LTS desktop e 5 anni per le LTS server), quindi un'eventuale falla di sicurezza che colpisca il kernel della nostra versione, verrà comunque corretta e sistemata anche se usiamo una versione vecchia di Ubuntu, purché sia nel periodo di supporto.

Nel secondo caso, è vero che Ubuntu non aggiornerà mai i programmi rilasciati con l'uscita della versione, ma non è certo necessario attendere 6 mesi e installare una nuova versione per avere i programmi aggiornati: ci sono tantissimi metodi ben documentati per avere sempre a disposizione l'ultima versione uscita di firefox o di thunderbird o di openoffice o di qualsiasi altra cosa utilizziamo e vogliamo avere sempre aggiornata.
Io, nella mia Ubuntu 8.04, ho le versioni 3.1.0 di openoffice, 3.5.4 di firefox, 2.6 di gimp. E credetemi: se li ho installati io senza problemi, lo può davvero fare chiunque.
Poi, non è detto che la nuova versione di un programma sia effettivamente migliore della precedente.

Il terzo caso è quello più strano: avere sempre le ultime novità, gli ultimi programmi appena usciti.
In questa situazione, l'approccio migliore sarebbe quello di utilizzare una “rolling distro” (praticamente una distribuzione in cui ogni singolo elemento – programmi, kernel, ogni cosa – si aggiorna costantemente senza bisogno di reinstallare nulla): in questo caso, si avrà sempre la sicurezza di avere l'ultima versione disponibile.
Attenzione! Ogni rovescio ha la sua medaglia: una “rolling” difficilmente vi garantirà anche la stabilità, e non è detto che un aggiornamento di una libreria usata, per esempio, da openoffice non vi scombini un'altra libreria usata, per esempio, dal server grafico, con la conseguenza che non riuscirete più ad avviare la sessione grafica.
Per un certo periodo, ho utilizzato Debian, in particolare (proprio per utilizzare una versione “rolling”) avevo messo su i repository di Sid (la versione instabile, aggiornatissima ma totalmente senza controllo), e alcune volte mi è capitato di accettare gli aggiornamenti senza controllare prima... e trovarmi poi a dover impazzire al terminale per cercare di rimettere in piedi il sistema (e meno male che avevo la versione fissa di Ubuntu dall'altra parte, così potevo cercare comunque informazioni in rete su come sistemare le cose).
Esercizio utilissimo per imparare qualcosa su come uscire dai guai con una distribuzione Linux (e per costruirsi pian piano una “cassetta degli attrezzi” fenomenale), ma alla fine vi assicuro che la cosa scoccia davvero, specie se ogni tanto quello stesso computer lo devi usare anche per lavorare, ho quindi lasciato perdere e mi sono obbligato a guarire dalla mia mania delle novità: adesso le uniche cose che aggiorno di frequente sono quelle che ho indicato prima: firefox (il browser web dovrebbe sempre essere aggiornato, per garantire una certa sicurezza) e openoffice (che utilizzo anche per lavoro quindi mi serve avere una versione analoga a quella che ho in ufficio, almeno).

Ultimo caso, tipicamente la situazione di un vero beta-tester, sempre disposto a rovinarsi una partizione del disco rigido per permettere ai programmatori della Canonical di correggere tutti i bachi che lui trova e fornire al grande pubblico una versione il più possibile pulita e perfetta.
Onore al merito, ma quanti di noi hanno realmente quello spirito? E quanti di noi, in realtà, preferirebbero uscire anche con la pioggia, che tanto la nuova versione può aspettare ancora 15 giorni (così, col primo aggiornamento, arrivano anche le correzioni dei principali problemi riscontrati)? Tanto ci sarà sempre, comunque, qualcuno che scaricherà e installerà la nuova versione e cercherà di trovare soluzione ai vari bachi, perché poi tutti noi ci si ritrovi a usare una versione valida, stabile e assolutamente perfetta.
Ovviamente, questo non c'entra assolutamente niente, essendo una pura coincidenza, come direbbero quelli di voyager! ;-P

Con questo, concludo questo sproloquio e mi rituffo nei meandri della grande rete, per cercare di aiutare chi è rimasto bloccato da qualche problema appena riscontrato con la nuova versione di Ubuntu...

(*) che all'inizio era estremamente problematica, finché non è uscita la 6.06.1
(**) mi ricordo che, all'uscita, era criticata in modo allucinante per problemi vari assortiti, eppure io non ho mai visto un problema e non ho nemmeno mai visto una versione così scattante nella famiglia Ubuntu
(***) inizialmente c'era chi la definiva pesante e pachidermica, adesso sembra essere una delle poche versioni totalmente stabili che sia mai uscita dalla Canonical, ma come dimenticare i primi problemi con la versione beta di firefox?
(°) dopo aver usato per un certo tempo l'agilissimo cerbiatto, vi assicuro che il gibbone era davvero goffo e pesante, ma ovviamente a tutto c'è rimedio, tranne che alla morte e alle tasse...
(°°) lo stambecco dalle mille speranze, che in molti casi si è invece rivelato un vero e proprio flop
(°°°) come sopra anche per la lepre cornuta, anch'essa attesa con ansia da chi era rimasto deluso dalla versione precedente e poi ricercata con affanno da chi rimane deluso dalla versione successiva... come sembra accadere per ogni versione.

A proposito, ma non dovevano esserci delle fantastiche novità e dei notevoli cambiamenti grafici in una di queste versioni?

4 commenti:

  1. Il passaggio da Hardy a Intrepid mi ha lasciato un po' lì, ma poi mi sono abituato. Quello da Intrepid a Jaunty mi ha lasciato ancora più lì, poi mi sono circa abituato... Adesso, in azienda pare che sui nostri portatili Karmic funzioni bene (almeno a leggere i forum), ma per l'upgrade aspetto ancora un po'. E onestamente ho idea che mi terrò Jaunty. E sono sempre più sentito di non aver lasciato Hardy... Adesso mi sa che aspetto che esca Lucid, che dovrebbe essere LTS, la lascio stabilizzare, faccio l'upgrade e mi tengo quella finché non mi cambiano il PC.

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  2. Anch'io aspetterò la lince ad aprile, solo perchè sarà una LTS (oltre a conglobare il meglio delle precedenti versioni), ma difficilmente aggiornerò prima di maggio/giugno.
    Peraltro devo vedere come fare per aggiornare senza che lo gnomo mi intacchi la mia openbox, probabilmente scaricherò il CD minimale, libererò una partizione e installerò da zero (così sfrutterò anche le varie novità) e quando la nuova versione sarà collaudata definitivamente e mi soddisferà in tutto, sostituirò hardy.

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  3. Secondo me c'e' un baco di fondo in quello che dici. Il fatto e' che ubuntu e' una distribuzione fatta per essere mantenuta up to date. E' chiaro che tutti dipende dagli usi, infatti esiste ubuntu LTS, ma per l'uso generico uno vuole avere una serie di cose aggiornate (firefox, vlc, flash etc etc) senza considerare driver e patch di sicurezza.

    Mantenere aggiornati pacchetti al di fuori della versione del repository attuale e' quello che io chiamo "scardinare la distribuzione con un piede di porco" e alla fine ti dara' piu' problemi di quanti te ne diano gli aggiornamenti. Senza contare che fare un aggiornamento ogni due e' il modo piu' semplice per far incatastare l'aggiornamento quando lo fai. (perche' e' uno scenario molto meno testato)

    Se vuoi usare un approccio come quello di D. che non aggiorna finche' non ha la necessita' di un aggiornamento invece di seguire le release, fai come D. appunto, usa slackware, o archlinux o gentoo o una qualsiasi altra distribuzione progettata per avere una gestione piu' granulare dei pacchetti che ti permetta di aggiornare o de-aggiornare singoli pacchetti senza dover scardinare tutto.

    Detto questo tenderei a sottolineare che i bug degli aggiornamenti di ubuntu, in fondo, sono dovuti al fatto che in un giorno la distribuzione passa da un testing tutto sommato limitato e con aggiornamenti molto frequenti (e sappiamo che patchare un bug puo' portare a un'altro bug... o a un milione) a un utilizzo su milioni di macchine e quindi tutto salta fuori. Pero' solitamente gia' dopo 15 giorni il 90% dei bug e' stato risolto, quindi basta aspettare qualche settimana. (io in realta' aggiorno e poi al massino fixo il bug, la cosa non mi ha mai richiesto piu' di un paio d'ore e ogni sei mesi mi sembra che si possa fare) (beh io in realta' ora uso mac quindi di tutta sta roba me ne frego altamente)

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  4. Per rispondere adeguatamente al commento di Riccardo Cagnasso, ho dovuto predisporre una edizione straordinaria ;-)

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