Non te l’ho mica leccato..

Era periodo di scadenze fiscali, avevo chiesto un parere a ExAmministrativa e adesso mi toccava pagare pegno con il caffè..
Eravamo entrambi in saletta, lei si era appena seduta con il suo bicchierino di caffè e io stavo aspettando che la macchinetta finisse di sfornare anche la mia dose di caffeina..
Alla fine prendo il bicchierino, lo poso sul tavolino vicino a lei e mi accorgo che non c’è la bacchettina per mescolare lo zucchero, vado a vedere se è rimasta impigliata nei tubi della macchinetta ma non la trovo.. e mi accingo quindi a ricorrere ad altri strumenti per mescolare, che però richiedono di aspettare che il caffè sia un po’ meno caldo..
Lei guarda tutti i miei gesti e capisce al volo, e in un rarissimo e quasi unico (per lei) impeto di generosità, mi fa “Manca il cucchiaino?”
“Già..”
“Tieni!” e mi passa la sua bacchettina..
Impressionato da tanta generosità (della quale non la credevo assolutamente capace), allungo la mano per prendere la bacchettina e la guardo sconcertato per alcuni istanti, lei ovviamente fraintende e se ne esce con un “Ehi, tranquillo! Non te l’ho mica leccato..”

Prima ancora che potessi rispondere, lei ammutolisce, mi guarda fisso e, puntando il dito contro di me, mi fa “SILENZIO! Non provare nemmeno a rispondere! Guarda che ho le scarpe a punta!”

Intimorito dalla ‘velata’ minaccia, prendo la sua bacchettina ‘non leccata’ e mi mescolo il caffè in religioso silenzio..

Una telefonata di primo mattino...

Eccomi qua, anche stavolta, dentro il mio antro solitario.
Ho aperto le finestre per far cambiare aria (anche se fa freddo, gli odori sgradevoli dei pranzi cucinati nella sala mensa/cantina sotto i miei piedi risalgono dal vano della scala a chiocciola e si insediano decisi dentro il mio ufficio, stagnando per giorni interi...), ho acceso il computer e sono andato a cambiare l'acqua al merlo, sedendomi poi in attesa che XP completi il caricamento di tutto quanto è inserito in avvio automatico, per permettermi poi di richiudere tutto (compresa la finestra), avviare solo quello che mi serve e cominciare a lavorare, quando ecco che suona il telefono, e appare il numero interno di SuperAmministratore.
“MK?” “Ciao, sono SuperAmministratore. Puoi raggiungermi un momento?”
“Certo, arrivo subito” “Bene, grazie!” e attacca.
Attraverso quindi il corridoio e raggiungo l'ufficio di SuperAmministratore, busso alla porta e attendo il fatidico “Avanti!” per accedere e trovarmi di fronte sia lui che GrandeCapo, che mi guardano entrare per poi cominciare il discorso con un classico “Siediti, MK”
“Cosa c'è?” “Dobbiamo parlare...”
“Uh?” “Senti, la situazione economica attuale è critica e disperata...”
“Si, lo so...” “Infatti, e anche noi stiamo risentendo di questa crisi...”
“Quindi?” “Ecco... praticamente le nostre entrate di quest'anno sono state ridotte della metà rispetto a quelle dell'anno passato e il trend è sempre negativo...”
“E quindi?” “Lo sviluppo dell'azienda è seriamente compromesso, anche perché ultimamente stiamo perdendo molte gare di appalto alle quali abbiamo partecipato e sulle quali facevamo affidamento...”
“???” “...perché noi non siamo più competitivi, avendo una struttura di notevole dimensione...”
“???” “...e l'economia non accenna a dare segni di ripresa, malgrado quello che dicono al governo...”
“???” “...e quindi ci tocca intraprendere delle manovre che non ci piacciono, ma sono indispensabili per spostare in avanti la data del nostro disastro societario...”
“Che manovre?” “Ecco... praticamente... dobbiamo ridurre l'organico...”
“Cioè?” “...cioè dobbiamo tagliare le spese... a partire dai consulenti esterni...”
“Ah!” “Ci dispiace, visto che collaboriamo da anni e c'è un rapporto di fiducia, ma siamo costretti a questo passo... capirai che non possiamo licenziare i dipendenti mantenendo dei consulenti che fanno lo stesso tipo di lavoro, e nel tuo settore abbiamo anche Progettista e ProgettistaGiovane come dipendenti...”
“Certo...” “...e quindi ci tocca prendere questa decisione che non avremmo mai voluto prendere, ma siamo costretti...”
“Quindi?” “...quindi, vogliamo comunque lasciarti un certo preavviso: diciamo che potremo tenerti fino a fine anno...”
“Allora, ci salutiamo a natale?” “Si, ma non è definitivo: se riusciremo a riprenderci, ti convocheremo per qualche cosa... non sarà più un rapporto continuativo, ma qualcosa insieme spero che la faremo ancora...”
“Beh, in tal senso sono sempre disponibile...” “Appunto! Ci dispiace...”
“Anche a me...” “Lo sappiamo, ma speriamo che questa situazione migliori...”
“Speriamo...” “In questo frattempo, sentiti libero di fare tutto il necessario per cercare contatti in giro, senza farti problemi se devi prenderti delle giornate per dei colloqui...”
“Certo, grazie per avermi preavvisato...” “Non dirlo nemmeno: non potevamo certo mollarti così da un giorno all'altro...” (in realtà, essendo io ufficialmente un consulente, non avevano alcun obbligo di preavviso nei miei confronti, per cui mi sono sentito in dovere di ringraziarli per questo).
Sono quindi tornato nel mio antro a riflettere sulla situazione.

Quando mi hanno trasferito, ho ironizzato sul fatto di essere stato messo in cella d'isolamento, ma evidentemente non sbagliavo più di tanto: ero finito in cella d'isolamento, nel braccio della morte, in attesa che venisse eseguita la sentenza.

Ok! E' giunta l'ora di aggiornare il curriculum, aggiornare l'offerta di collaborazione, preparare alcune centinaia di biglietti da visita e... ricominciare a sfogliare le pagine gialle e gironzolare nelle varie zone industriali dei dintorni di Torino e provincia e regione e regioni limitrofe e resto d'Italia ed Europa...

Architetta non plotta

Architetta è evidentemente esperta di computer: nel suo corso di laurea è compreso un esame relativo all'utilizzo di autocad (e pensare che ai miei tempi, in ingegneria, era già tanto se vedevamo alcuni computer..) e sovente si è rivelata per l'esperta che è realmente.
Un giorno, lancio un plottaggio di autocad e, attesa una mezzora abbondante, che il plotter si decida a sputare fuori il lenzuolo, mi avvio verso la sala plotter.
Entrato in sala plotter (che coincide con la sala server, quindi la temperatura è nelle vicinanze dello zero assoluto e quando entri pinguini e orsi polari ti fanno ciao), vedo Architetta dentro che guarda con attenzione il plotter, la saluto e mi avvio verso il bestione, raccatto il lenzuolo dal cestello e lo posiziono sulla taglierina, inizio a tagliare i vari bordi e poi lo metto sul tavolo e comincio a piegarlo fino a ridurlo a dimensioni normali (ovvero in formato A4), mentre lei mi guarda affascinata (evidentemente, mentre taglio e piego i disegni assumo un aspetto da supermacho.. o lei è talmente in astinenza che la darebbe persino a me..).
Al termine del lavoro difficoltoso e rischiosissimo, prendo il foglio piegato e la saluto uscendo.
Lei mi guarda, poi mi accorgo che mi viene dietro ma non ci bado: in ogni caso deve fare quel percorso per uscire e probabilmente si sarà stufata di starsene sottozero..
Mi accomodo alla mia postazione e comincio a pastrocchiare con altri lavori, finché mi accorgo che si era posizionata come uno spettro davanti alla mia scrivania..
Un po' preoccupato, le chiedo “Cosa c'è?”
Lei mi guarda con un'espressione davvero strana, poi fa “Allora, me lo dai o no?”
Un attimo di silenzio, un rapido controllo.. lei ostacola l'unica via di fuga, ma io sono il doppio di lei.. però so che lei ha studiato arti marziali orientali e ha anche la cintura colorata in qualche colore strano (no: non è cintura nera)
“Cosa dovrei darti?” “Come cosa? Quello!”
Sono ormai nel panico totale: non ho speranza.. ha proprio intenzione di approfittarsi di me.. faccio un ultimo tentativo di farla ragionare “Quello cosa?” “Quel disegno che MI hai piegato!”
Finalmente la luce!!!
“Disegno? Che TI ho piegato? Io?” “Si, di là in sala plotter”
“Ahhh.. No, guarda che quello è un MIO disegno!” “Impossibile: ho lanciato io un plottaggio”
“Anch'io, e quello che è uscito era il mio” “Non è possibile: fammelo vedere!”
Aridaje, ma se è così decisa, quando ci vuole ci vuole.. “Guarda!” e glielo faccio vedere.. il disegno!
Lei controlla il testalino e si convince che non è il suo disegno, e mi fa “E mi pareva che proprio tu fossi così gentile da venire a piegarmi il disegno..”
Sorrido (per camuffare il sospiro di sollievo..) poi le faccio “Ma non ho visto altri disegni nel cestello” “No, quello è l'unico che è uscito nella mezzora che sono stata lì dentro!”
Eh? Tu sei stata mezzora dentro quello sgabuzzino sottozero senza nemmeno preoccuparti di controllare che quello fosse il tuo disegno, in attesa che qualcuno passasse da lì per caso e prendesse il disegno per tagliarlo e piegarlo?
Poi fa “Ma dove sarà finito il mio disegno?” “Non lo so! Ma hai lanciato il comando di stampa?”
“Certo, mi prendi per scema?” NO COMMENT!!!
“E hai selezionato il plotter al posto della stampante?” “Perchè? C'è anche una stampante?”
“Si, quella dove stampi le relazioni..” e gliela indico, lei la guarda, mi guarda, guarda di nuovo la stampante.. vede un foglio A4 sul piano, ci pensa un po', va a prendere quel foglio, lo guarda e riconosce una versione in scala estremamente ridotta del suo lenzuolo monumentale.. “Autocad ha sbagliato! Io ho dato il comando Plot e invece non me l'ha mandato sul plotter! Perchè hanno fatto un programma così idiota?” ma se ne va via prima che riesca a risponderle..

Un tranquillo weekend di terrore...

Ciao Dan, visto che leggi queste pagine, questa la dedico direttamente a te, così potrai rammentare una 'bellissima' domenica... :D


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Non funziona mai niente...

Termico entra in ufficio imprecando e bestemmiando a più non posso, essendo appena rientrato da un cantiere difficile.
Accende il computer urlando e imprecando per il tempo che gli fa perdere Windows XP, poi urla e impreca contro di me che lo prendo in giro per via del suo fanatismo pro-windows (che non gli impedisce comunque di avere tutto craccato nel suo laptop personale con Vista...) e poi, come ogni giornata, apre il collegamento a internet (rigorosamente IE, non FF che per lui è una schifezza non funzionante...) per scoprire le ultime novità del mondo, della borsa e di fess-buk.
A un certo punto, visto che nessuno gli dà retta, attacca con la solita manfrina di tutti i giorni (da quando ha cominciato a seguire quel particolare cantiere):
- urla contro il computer “Qui non funziona un ca##o!!!”
- spinta della tastiera contro il basamento del monitor (strano che non siano ancora volati via i tasti...)
- nuove urla contro il computer “Sta merda non serve a un ca##o!!!”
- afferra il monitor LCD e lo scuote un paio di volte
- prende il mouse e lo sbatte un paio di volte contro il piano della scrivania
- ulteriori urla “Non c'è rete (*)! Non c'è campo (**)!! Non c'è un ca##o (***)!!!”
- afferra il mouse e lo getta di lato dalla scrivania (****) come ogni giorno... ma oggi è un giorno diverso!!!
Per sbaglio, non aveva afferrato il mouse (e quindi non era il fido oggetto che si rifiutava di obbedire alla sua volontà...), ma uno dei suoi 3 telefonini (ovviamente di gran marca e gran prezzo) che, non limitato da nulla per il lancio, ha obbedito ai suoi voleri e alla legge di gravità... frantumandosi sul pavimento in un caleidoscopio di coriandoli degno dei fuochi artificiali della festa del santo patrono...
Tra questa vista e quella di lui sdraiato sulla scrivania nel vano tentativo di afferrare al volo ciò che ha riconosciuto un istante dopo averlo lanciato via... e in particolare della sua faccia... non so cosa sia stato la causa scatenante delle risate bastarde che hanno seguito la performance... (*****)

(*) deve avere problemi di connessione a livello cavo, visto che nello stesso istante io stavo scaricando cataloghi da internet per reperire le schede tecniche da inserire in un capitolato...
(**) in effetti, era da quando era rientrato (circa mezzora) che nessuno dei suoi telefonini stava suonando... sicuramente un problema di momentanea assenza di campo...
(***) su questo lascio che sia quella 'santadonna' della sua fidanzata a verificare...
(****) lo fa ogni volta, ma tiene un paio di porta-dossier pieni sull'angolo della scrivania che blocca il cavo del mouse, in modo che l'aggeggio infernale si limiti a penzolare appeso al cavo, senza sfracellarsi...
(*****) essendosi gettato sulla scrivania per tentare di afferrare al volo il costosissimo telefonino, è invece riuscito a fargli cadere direttamente sopra i due pesanti porta-dossier pieni, completando quindi l'opera di distruzione...

Edizione straordinaria

Riccardo Cagnasso ha lasciato un commento sul post Ubuntu e il suo ciclo semestrale. Per rispondere a questo commento, mi vedo costretto a postare una "edizione straordinaria" tutta dedicata a lui:

Secondo me c'e' un baco di fondo in quello che dici. Il fatto e' che ubuntu e' una distribuzione fatta per essere mantenuta up to date. E' chiaro che tutti dipende dagli usi, infatti esiste ubuntu LTS, ma per l'uso generico uno vuole avere una serie di cose aggiornate (firefox, vlc, flash etc etc) senza considerare driver e patch di sicurezza.

Possibilissimo che ci sia un baco, in fondo è solo una mia teoria basata su una serie di considerazioni nate dalla valutazione nel corso del tempo di un fenomeno praticamente costante.
Da che mi ricordo io (ovvero dai tempi di Dapper), sul forum di ubuntu-it (in particolare, ma non solo) in occasione di ogni rilascio di versione (quindi ogni 6 mesi) è sempre stato un continuo passaggio da uno stato di attesa spasmodica nella speranza di ottenere un qualcosa di assolutamente perfetto, a uno stato di rabbia nella constatazione che la nuova versione aveva ancora un certo numero di problemi che talvolta obbligavano molti a reinstallare la vecchia.
Tra le richieste di assistenza nei forum e le problematiche che ho riscontrato personalmente nelle varie versioni provate, ho elaborato la mia teoria delle “versioni autunnali e primaverili” (che peraltro pare essere condivisa abbastanza anche da vari utenti del forum ufficiale, a giudicare da certe discussioni che ho letto).

Mantenere aggiornati pacchetti al di fuori della versione del repository attuale e' quello che io chiamo "scardinare la distribuzione con un piede di porco" e alla fine ti dara' piu' problemi di quanti te ne diano gli aggiornamenti. Senza contare che fare un aggiornamento ogni due e' il modo piu' semplice per far incatastare l'aggiornamento quando lo fai. (perche' e' uno scenario molto meno testato)

Le uniche problematiche che mi vengono in mente sono correlate alle difficoltà di compilazione da sorgente (che nel caso citato di openoffice e firefox poi non è nemmeno del tutto vera e sicuramente non ha nulla di complicato), cosa peraltro indispensabile in tutti quei casi in cui non si riesce a trovare un pacchetto adatto nei repository (ovviamente anche questo dipende dall'uso che si fa del computer, ma a me è capitato diverse volte di cercare dei programmi particolari e trovare solo codici sorgente da compilare).
Per il resto, so benissimo che saltare un aggiornamento rende di fatto pressoché impossibile fare i successivi (a meno di non avere competenze eccezionali in materia), ma io parlo di prove su macchina virtuale. In effetti, il passaggio effettivo, quando l'ho fatto (2 volte finora), l'ho sempre fatto da zero mediante installazione, forse con la futura Lince riuscirò a provare un aggiornamento, dato che da LTS a LTS si dovrebbe poter fare senza problemi... forse...

Se vuoi usare un approccio come quello di D. che non aggiorna finche' non ha la necessita' di un aggiornamento invece di seguire le release, fai come D. appunto, usa slackware, o archlinux o gentoo o una qualsiasi altra distribuzione progettata per avere una gestione piu' granulare dei pacchetti che ti permetta di aggiornare o de-aggiornare singoli pacchetti senza dover scardinare tutto.

In effetti, se facessero una versione “rolling” di Ubuntu, credo che sarebbe apprezzata da moltissimi utenti. Finora nell'utilizzo di una rolling mi sono limitato a Debian Sid, controllando accuratamente gli aggiornamenti, tranne un paio di volte... e lì ho apprezzato la stabilità di Ubuntu e l'ottimo lavoro fatto dalla Canonical (anche se quella che usavo all'epoca: 7.04 Feisty, non era una LTS).
Slackware l'ho utilizzata per un po' di tempo (versione 12, quella già più adatta a tipi come me...) ed ero terrorizzato all'idea di provare una distribuzione storicamente “difficile”, ma ho avuto molte meno difficoltà con la “difficilissima” Slackware che con la “facilissima” Mandriva (anche perché con Slackware ho cercato di documentarmi prima di gettarmi a capofitto), poi ho voluto trasgredire alla mia stessa regola e ho aggiornato alla versione 13 appena è uscita... e, per citare D. sono arrivato a Waterloo immediatamente.
Arch finora l'ho provata solo in virtuale e mi sta piacendo davvero: semplice, scattante, facile da configurare e sufficientemente stabile, per essere una rolling. Probabilmente l'affiancherò presto a Ubuntu, tanto per avere l'accoppiata stabile-aggiornata.

Detto questo tenderei a sottolineare che i bug degli aggiornamenti di ubuntu, in fondo, sono dovuti al fatto che in un giorno la distribuzione passa da un testing tutto sommato limitato e con aggiornamenti molto frequenti (e sappiamo che patchare un bug puo' portare a un'altro bug... o a un milione) a un utilizzo su milioni di macchine e quindi tutto salta fuori. Pero' solitamente gia' dopo 15 giorni il 90% dei bug e' stato risolto, quindi basta aspettare qualche settimana. (io in realta' aggiorno e poi al massino fixo il bug, la cosa non mi ha mai richiesto piu' di un paio d'ore e ogni sei mesi mi sembra che si possa fare) (beh io in realta' ora uso mac quindi di tutta sta roba me ne frego altamente)

Infatti la mia politica è sempre stata quella di attendere almeno 15 giorni prima di fare il grande passo, a meno di non voler solo provare le novità, nel qual caso la cosa più semplice è quella di liberare una decina di GB e creare una partizione di prova (che poi, eventualmente, potrà anche diventare la partizione effettiva di lavoro, se il test viene superato a pieni voti, praticamente quello che ho fatto quando sono passato da Feisty a Hardy), ma è la mia politica e non coincide con quella degli altri, dato che nel giro di pochissimi giorni dall'uscita “devo” comunque scaricare e installare (su macchina virtuale) le versioni intermedie, altrimenti non riesco a rispondere a chi è così disperato da chiedere soccorso proprio a me nel forum con cui collaboro (e poi, almeno, mi faccio un'idea di cosa troverò nella prossima versione LTS).

Per il resto, (a parte il discorso sul MAC che sicuramente ti evita tutte queste problematiche), con Ubuntu tu aggiorni semestralmente e poi sistemi le cose che non vanno, ma questo fa desumere che tu sai come muoverti, sai cosa fare e sai dove intervenire, però una distribuzione come Ubuntu si rivolge anche a utenti che non sanno come agire di fronte all'imprevisto, e tante/troppe volte non si prendono nemmeno la briga di consultare la documentazione, prima di gettarsi a capofitto in quella che ritengono essere una procedura normalissima e totalmente sicura.
Questi utenti, sovente, non vogliono capire che la loro scheda grafica (che ha tutti gli effetti strafighi e va benissimo con Vista) è incompatibile con i “cubi rotanti atomici” e le “finestre di gomma spaziali” di “compiz-mazinga”, e sovente sono anche troppo giovani per aver conosciuto il mondo testuale del DOS e sapere che Windows in origine era solo una interfaccia grafica da avviare all'occorrenza (e nemmeno sempre, che la maggior parte dei programmi che usavo io all'epoca non la sopportava proprio), quindi quando dici loro che, per risolvere quel problema particolare, devono aprire un terminale e scrivere dei comandi, al posto di fare una serie di click (che poi si può anche fare, se avessero tutti la stessa identica interfaccia grafica standard senza alcuna personalizzazione) ecco che quegli utenti scappano a gambe levate, piangendo e urlando che Ubuntu fa schifo.
Personalmente non mi faccio problemi in merito (in fondo a me piace, la uso e riesco anche a risolvermi quei piccoli problemi che riscontro ogni tanto), ma quando leggo la storia del bug #1 di Ubuntu, queste cose mi fanno dubitare della possibilità di combattere (non di vincere, che non ci crederà nemmeno Mark Shuttleworth, ma almeno di combattere) tale bug.

Tu tiralo fuori, poi ci penso io...

Ancora una volta è finito il toner della stampante, e ancora una volta proprio quando PiccoloCapo doveva stampare una importantissima relazione (mi pare che fosse un lavoro universitario di sua figlia, ma non c'ho fatto molto caso: io mi sono limitato a sistemargli l'impaginazione... non ho letto nulla).
Ovviamente, PiccoloCapo si presenta alla stampante convinto che abbia sfornato tutto e ovviamente comincia a urlare e imprecare contro tutto e tutti, e in particolare contro SuperAmministratore (ovviamente assente) e il suo fanatismo a comprare solo dispositivi di una nota Casa costruttrice (che misura ancora la potenza in cavalli vapore inglesi, mentre il sistema internazionale prevede i watt...).
Sostanzialmente, le sue urla hanno l'effetto di tenerci lontano a tutti, quindi nessuno si affaccia a chiedere cos'è successo, a parte una persona che, nello stesso momento, sta entrando nell'ufficio (è ora di una pausa-caffè-sigaretta, per lei...), quindi aprendo la porta si trova davanti il dietro di PiccoloCapo che ha aperto la stampante e sta bestemmiando in aramaico...
Segretaria si avvicina e gli fa “Che è successo?” e PiccoloCapo risponde “Questa pu##@ tr@#§ ha smesso di funzionare proprio adesso! Va sostituito il toner della stampante!” e continua ad armeggiare con le sue mani (totalmente inadatte alla tecnologia) cercando di decidere cosa fare...
Segretaria, già pratica della sostituzione, gli dice “Devi tirare via il vecchio, prendere il nuovo, levargli le protezioni e metterlo dentro!” “Lo so!” (non è vero! N.d.A.)
“E allora?” “Non riesco a capire quale sia quello giusto da togliere!”
(Nota: è una stampante laser in quadricromia, con 4 toner – ciano, magenta, giallo, nero – con tutte le istruzioni riportate anche all'interno dello sportello...)
Segretaria gli si avvicina e chiede“Quale è finito?”
PiccoloCapo risponde “Il display indicava il nero!”
Segretaria guarda lo sportello aperto “Ok, allora è il primo in basso!”
PiccoloCapo, indicando il toner più alto “Questo?” “No, quello in basso!”
“Ah, questo?” “Si”
PiccoloCapo afferra le maniglie del toner “E cosa devo fare? Scuoterlo?”
Segretaria risponde “Mannò! Mica è una fotocopiatrice! Va sostituito con quello nuovo!”
“Uhm... quindi... come facciamo?”
Lei lo guarda, spazientita (il caffè e la sigaretta si fanno sempre più lontani...) e sbotta “Senti, tu comincia a tirarlo fuori, che poi ci penso io!”
Al ché PiccoloCapo ha esordito con uno dei suoi tipici commenti di rara eleganza “Bene, io lo tiro fuori e a smanettarlo ci pensi tu...” beccandosi la tipica risposta di Segretaria in situazioni analoghe “MAVAFFAN...!!!!!!!!”
...
Ovviamente, dopo un istante eravamo tutti intenti a osservare le operazioni in corso... per imparare a sostituire questi maledetti toner... ovviamente... ;-P

Ubuntu e il suo ciclo semestrale

Ancora una volta, secondo la rigida cadenza semestrale a cui ci ha abituato la Canonical, è stata rilasciata una nuova versione di Ubuntu: la 9.10 (che poi significa ottobre 2009) con nome in codice Karmic Koala.

Ancora una volta, secondo i prevedibili standard umani, gli utenti si sono scagliati in massa contro i poveri server della Canonical per scaricarla e installarla nel più breve tempo possibile, in alcuni casi sono state notate persino lamentele su ritardi, fusi orari, tempeste solari, apocalissi varie e assortite in corso d'opera, eccetera.

Ancora una volta, secondo uno standard che ho cominciato da tempo a notare, una buona fetta di quegli stessi utenti (probabilmente proprio quelli che attendevano con maggiore ansia l'uscita della nuova versione) si è trovata con una serie di problemi che fanno dubitare di alcune cose effettuate dalla Canonical stessa (o delle scarse capacità degli utenti stessi, se non fosse che molti di loro sono relativamente esperti sia di Ubuntu che di altre distribuzioni, quindi si presuppone che in gran parte i problemi esistano realmente).

Io non voglio certo criticare le scelte della Canonical, sia perché non ne sono in grado (essendo io letteralmente un utonto a livello di gestione di una distribuzione Linux e di una azienda) sia perché non è detto che siano realmente sbagliate, dato che si tratta di un'azienda con certo una equipe di persone che hanno valutato queste decisioni, ma un nuovo utente (un nubbio o un utonto come il sottoscritto, secondo queste terminologie dispregiative in uso nella comunità, che ricordano molto le graduatorie denigranti nel periodo della ferma militare, anche se sono del tutto naturali in qualsiasi struttura gerarchicamente organizzata, compresa la comunità stessa) che si scarica la nuova versione e la installa? Cosa farà poi? Correrà a postare nel forum di assistenza? Si sfoglierà le varie guide per cercare di risolvere? Cercherà i siti su internet dove risolvere i problemi? O, più facilmente, passerà a Windows e piallerà via la partizione di Ubuntu, lamentandosi che Linux fa schifo?
Sinceramente non mi sembra che la cosa possa essere paragonata a una buona pubblicità per una distribuzione che ha tra i propri obiettivi quello di eliminare il bug #1, ma come ho già detto, io non intendo criticare le scelte prese da un'azienda come la Canonical.

Piuttosto, sto cercando di capire come mai gli utenti si fanno prendere dalla fregola dell'aggiornamento semestrale, valutando i pro e i contro di questo rigidissimo pseudo-vincolo di un sistema operativo libero, complice anche una richiesta di parere che ho avuto nel forum di ZeusNews, con il quale collaboro cercando, nel limite delle mie scarsissime capacità, di dare una mano a chi si accinge a passare all'utilizzo di Linux per superare le prime difficoltà a cui potrà andare incontro. Richiesta alla quale ho risposto indicando a grandi linee una mia personalissima teoria sulle differenze tra le versioni autunnali e primaverili della nota distribuzione africana.

La mia teoria (sarebbe più corretto dire ipotesi, in quanto una teoria presuppone delle dimostrazioni scientificamente ripetibili, ma le uniche prove in mio possesso non sono, per loro stessa natura, ripetibili, basandosi sull'installazione in macchina virtuale di versioni differenti della distribuzione stessa) si può riassumere con il seguente concetto: Ubuntu, derivata da Debian, cerca di usare il sistema Debian di rilascio di distribuzioni stabili con una periodicità biennale (le versioni LTS, con supporto a lungo termine: 3 anni desktop e 5 anni server), ma tra due versioni LTS escono, con cadenza semestrale, ben 3 versioni non-LTS (con supporto standard di 18 mesi). Ogni LTS racchiude in sé il meglio delle caratteristiche sviluppate e collaudate nelle precedenti versioni non-LTS, che quindi possono – in un certo senso – funzionare da banco di prova per la versione LTS.
Partendo da questa idea, oltre che dal fatto che le versioni LTS escono comunque in primavera (6.06 = giugno 2006, 8.04 = aprile 2008, 10.04 = aprile 2010), ecco che risulta evidente come le versioni autunnali (quelle di ottobre) non possono, in soli 6 mesi, avere così tanti vantaggi da rendere opportuna la nuova uscita (l'informatica corre velocissima, ma un totale cambiamento di sistema operativo in 6 mesi è realmente assurdo).
La versione primaverile intermedia tra le due LTS ha invece un anno di distanza da ciascuna, quindi potrebbe già avere senso tenerne in considerazione le caratteristiche, al solo scopo di capire meglio cosa si andrà a trovare nella prossima release (ma non è ancora il caso di installarla, a meno di non ricorrere a una partizione di prova o una macchina virtuale).
Conseguenza di questa ipotesi, è che solo le versioni primaverili di Ubuntu siano effettivamente degne di nota, mentre le versioni autunnali non siano altro che una indicazione di stato di fatto e stato di progetto, una specie di beta-test delle ultime novità, e come tali dovrebbero essere trattate: affidandole solamente a quegli utenti che hanno interesse a collaudarle, facendo da beta-tester, utenti degni comunque della massima stima e rispetto, in quanto è grazie a loro se la maggior parte degli errori viene corretta in tempo per l'effettivo rilascio.

Come ho detto, questa è solo una mia ipotesi, scaturita da ciò che ho visto (e letto nei vari forum/blog/siti/eccetera) provando le diverse versioni: la prima che ho installato è stata la 6.06 (*) poi, per sopraggiunti problemi hardware, la ho sostituita con la 7.04 (**) e infine con la 8.04 (***) (adesso attendo la 10.04), ma ho comunque provato, su diverse macchine virtuali nelle medesime condizioni di impostazione dell'ambiente, le seguenti versioni: 7.10 (°), 8.10 (°°) e 9.04 (°°°). Al momento non ho intenzione di scaricare e provare la 9.10, ma ho già avuto modo di conoscerne i primi bachi grazie ai messaggi di errore che si stanno accumulando nei vari forum.

A questo punto, è evidente che la mania dell'aggiornamento semestrale non ha realmente ragione di essere, ma malgrado queste mie considerazioni del tutto personali e senza alcun valore, esiste eccome, quindi controlliamo i veri motivi:
  • si aggiorna la distribuzione per avere un kernel più recente e quindi migliore e più sicuro;
  • si aggiorna la distribuzione per avere una serie di programmi più recenti e quindi migliori e più sicuri;
  • si aggiorna la distribuzione per avere sempre l'ultima novità;
  • si aggiorna la distribuzione perché tanto fuori piove e quindi non posso uscire...
Vediamo ora quanto sono fondati questi motivi:

Nel primo caso, il kernel contiene sostanzialmente i vari moduli, quindi se nel mio computer ci sono problemi di compatibilità e so che il nuovo kernel risolve (almeno in parte) questi problemi perché finalmente hanno messo il driver corretto per la scheda tal-dei-tali che mi è assolutamente indispensabile ma non riesco a sfruttare bene, allora si: faccio benissimo ad aggiornare la versione (anche se non sarebbe realmente necessario, ma qua si sta per entrare in un campo minato dove non tutti sanno muoversi, e sicuramente non i nuovi utenti appena giunti a Linux tramite Ubuntu).
Se però il mio computer non ha nessun problema di incompatibilità, allora non mi serve a niente aggiornare, dato che Canonical garantisce comunque il rilascio di tutte le patch di sicurezza del kernel in carica nella distribuzione, per l'intero periodo di supporto (che, ricordiamo, è di 18 mesi nelle versioni normali e di 3 anni = 36 mesi nelle versioni LTS desktop e 5 anni per le LTS server), quindi un'eventuale falla di sicurezza che colpisca il kernel della nostra versione, verrà comunque corretta e sistemata anche se usiamo una versione vecchia di Ubuntu, purché sia nel periodo di supporto.

Nel secondo caso, è vero che Ubuntu non aggiornerà mai i programmi rilasciati con l'uscita della versione, ma non è certo necessario attendere 6 mesi e installare una nuova versione per avere i programmi aggiornati: ci sono tantissimi metodi ben documentati per avere sempre a disposizione l'ultima versione uscita di firefox o di thunderbird o di openoffice o di qualsiasi altra cosa utilizziamo e vogliamo avere sempre aggiornata.
Io, nella mia Ubuntu 8.04, ho le versioni 3.1.0 di openoffice, 3.5.4 di firefox, 2.6 di gimp. E credetemi: se li ho installati io senza problemi, lo può davvero fare chiunque.
Poi, non è detto che la nuova versione di un programma sia effettivamente migliore della precedente.

Il terzo caso è quello più strano: avere sempre le ultime novità, gli ultimi programmi appena usciti.
In questa situazione, l'approccio migliore sarebbe quello di utilizzare una “rolling distro” (praticamente una distribuzione in cui ogni singolo elemento – programmi, kernel, ogni cosa – si aggiorna costantemente senza bisogno di reinstallare nulla): in questo caso, si avrà sempre la sicurezza di avere l'ultima versione disponibile.
Attenzione! Ogni rovescio ha la sua medaglia: una “rolling” difficilmente vi garantirà anche la stabilità, e non è detto che un aggiornamento di una libreria usata, per esempio, da openoffice non vi scombini un'altra libreria usata, per esempio, dal server grafico, con la conseguenza che non riuscirete più ad avviare la sessione grafica.
Per un certo periodo, ho utilizzato Debian, in particolare (proprio per utilizzare una versione “rolling”) avevo messo su i repository di Sid (la versione instabile, aggiornatissima ma totalmente senza controllo), e alcune volte mi è capitato di accettare gli aggiornamenti senza controllare prima... e trovarmi poi a dover impazzire al terminale per cercare di rimettere in piedi il sistema (e meno male che avevo la versione fissa di Ubuntu dall'altra parte, così potevo cercare comunque informazioni in rete su come sistemare le cose).
Esercizio utilissimo per imparare qualcosa su come uscire dai guai con una distribuzione Linux (e per costruirsi pian piano una “cassetta degli attrezzi” fenomenale), ma alla fine vi assicuro che la cosa scoccia davvero, specie se ogni tanto quello stesso computer lo devi usare anche per lavorare, ho quindi lasciato perdere e mi sono obbligato a guarire dalla mia mania delle novità: adesso le uniche cose che aggiorno di frequente sono quelle che ho indicato prima: firefox (il browser web dovrebbe sempre essere aggiornato, per garantire una certa sicurezza) e openoffice (che utilizzo anche per lavoro quindi mi serve avere una versione analoga a quella che ho in ufficio, almeno).

Ultimo caso, tipicamente la situazione di un vero beta-tester, sempre disposto a rovinarsi una partizione del disco rigido per permettere ai programmatori della Canonical di correggere tutti i bachi che lui trova e fornire al grande pubblico una versione il più possibile pulita e perfetta.
Onore al merito, ma quanti di noi hanno realmente quello spirito? E quanti di noi, in realtà, preferirebbero uscire anche con la pioggia, che tanto la nuova versione può aspettare ancora 15 giorni (così, col primo aggiornamento, arrivano anche le correzioni dei principali problemi riscontrati)? Tanto ci sarà sempre, comunque, qualcuno che scaricherà e installerà la nuova versione e cercherà di trovare soluzione ai vari bachi, perché poi tutti noi ci si ritrovi a usare una versione valida, stabile e assolutamente perfetta.
Ovviamente, questo non c'entra assolutamente niente, essendo una pura coincidenza, come direbbero quelli di voyager! ;-P

Con questo, concludo questo sproloquio e mi rituffo nei meandri della grande rete, per cercare di aiutare chi è rimasto bloccato da qualche problema appena riscontrato con la nuova versione di Ubuntu...

(*) che all'inizio era estremamente problematica, finché non è uscita la 6.06.1
(**) mi ricordo che, all'uscita, era criticata in modo allucinante per problemi vari assortiti, eppure io non ho mai visto un problema e non ho nemmeno mai visto una versione così scattante nella famiglia Ubuntu
(***) inizialmente c'era chi la definiva pesante e pachidermica, adesso sembra essere una delle poche versioni totalmente stabili che sia mai uscita dalla Canonical, ma come dimenticare i primi problemi con la versione beta di firefox?
(°) dopo aver usato per un certo tempo l'agilissimo cerbiatto, vi assicuro che il gibbone era davvero goffo e pesante, ma ovviamente a tutto c'è rimedio, tranne che alla morte e alle tasse...
(°°) lo stambecco dalle mille speranze, che in molti casi si è invece rivelato un vero e proprio flop
(°°°) come sopra anche per la lepre cornuta, anch'essa attesa con ansia da chi era rimasto deluso dalla versione precedente e poi ricercata con affanno da chi rimane deluso dalla versione successiva... come sembra accadere per ogni versione.

A proposito, ma non dovevano esserci delle fantastiche novità e dei notevoli cambiamenti grafici in una di queste versioni?

Riflessioni su titoli di giornale..

Non molto tempo fa in pausa pranzo, andando a prendere il caffè con il mio amico e collega Architetto, ci siamo imbattuti in uno dei tanti giornali gratuiti che vengono distribuiti agli angoli delle strade. Questo in particolare è noto per avere tantissime pagine (a differenza degli altri, sempre parecchio sottili) che trattano di ogni campo dell'umana conoscenza (evidentemente lo staff redazionale ha superato i limiti dell'onniscienza, cosa che pare essere prassi comune in molti dei loro colleghi, o sedicenti tali, specie se lavorano in televisione conducendo programmi pseudo-comici che fanno il verso ai telegiornali seri di un passato ormai lontanissimo e irrecuperabile).

Presa una copia a testa, anche per imbottirsi l'interno del giaccone (a Torino d'inverno fa parecchio freddo, non è raro andare sotto zero, e un buono strato di carta stampata tra la pelle e i vestiti aiuta a chiudere gli spifferi, specie quando in ditta si cerca di evitare di accendere il riscaldamento...), il mio amico la apre e legge preoccupato il titolone a piena pagina, dove si riscontra che la crisi economica (che i nostri politici continuano a dire che ormai ce l'abbiamo di dietro... o alle spalle, non mi ricordo bene e non vorrei essere frainteso...) ha fatto un'altra vittima illustre, colpendo gravemente una categoria professionale tra le più utili di tutte per il benessere psico-fisico degli esseri umani: le dispensatrici di piacere (l'articolo era scritto sull'intera pagina del giornale, eppure il mio amico è riuscito a tradurlo in un'occhiata e a sintetizzarne il contenuto intero in una singola frase: “Caxxo! La crisi sta mandando a putt... anche la prostituzione!”)

Lì per lì, ho solo fatto un commento sull'accurata scelta di vocaboli, prima di cominciare a parlare con lui della crisi e a cercare di trovare le innumerevoli soluzioni ovvie che solo quegli idioti che ci governano non riescono a vedere (ma non è colpa loro: sono politici di mestiere, non hanno mai avuto un solo problema, non hanno mai avuto bisogno di superare delle situazioni critiche, non hanno quindi abbastanza esperienza e capacità per risolvere alcun problema diverso dall'alzare la mano per aumentarsi lo stipendio, e non hanno nemmeno l'istintivo “occhio critico” per individuare al volo la soluzione più semplice ed economica per ogni problema che si presenta, cosa che a me e al mio collega riesce invece immediata, in quanto è pur sempre parte fondamentale del nostro mestiere di consulenti, e non di politicanti...)

Abbiamo quindi intavolato una lunga discussione in cui abbiamo elaborato seduta stante un numero abnorme di sistemi di equazioni differenziali all'ennesimo grado, ipotizzando diversi scenari conseguenti all'interpolazione di diverse soluzioni di calcolo delle matrici in spazi n-dimensionali nel dominio dei numeri complessi di Riemann, con metodi empirico-matematici, eseguendo rigorosamente calcoli mentali che avevamo lasciato le wuork-stesscion in ufficio e l'unico ausilio lo avevamo nella calcolatrice incorporata nel telefonino.

Alla fine di tutto questo processo che ci ha accompagnato per ben un quarto d'ora di strada, abbiamo trovato la soluzione perfetta per:
  • risolvere in un colpo solo la crisi economica mondiale, dando all'essere umano la possibilità di godersi felicemente la vita;
  • sfruttare una fonte energetica alternativa al petrolio, estremamente economica, veramente ecologica ed eternamente riciclabile, oltre che disponibile a tutti senza più necessità di andarla a prendere a suon di bombe;
  • scegliere i giocatori giusti da convocare in nazionale per poter vincere con assoluta certezza ogni partita, indipendentemente sia dagli avversari che dagli allenatori e commissari tecnici;
  • vincere il torneo di rugby delle 6 Nazioni usando opportunamente la categoria professionale che il giornalista ci ha fatto capire essere finita in crisi (e di conseguenza risolvere anche la loro situazione critica).
L'unico vero intoppo di questa soluzione è che era particolarmente impegnativa e costosa da attuare: a una prima stima sommaria, ci siamo trovati davanti a un impegno di dimensioni mondiali che si sarebbe esteso per un periodo non inferiore a 15 giorni con un costo complessivo sicuramente non inferiore a 1500 euro... sicuramente troppo, per risolvere definitivamente i problemi mondiali... e comunque rimanevano alcuni punti di impossibile soluzione: per esempio non si poteva capire se la soluzione avrebbe avuto effetto anche sull'organizzazione del palinsesto delle reti televisive e sulle difficoltà di connessione del cervello di alcuni telegiornalisti quando danno aria alla bocca, ma secondo me sarebbe stato un danno secondario e relativamente limitato, rispetto ai vantaggi precedenti, anche se il mio amico non ne era molto convinto.

...

Siamo quindi giunti al bar e abbiamo scordato ogni cosa di fronte a una bella tazzina di caffè corretto e al sorriso soddisfatto della barista, che in un paio di minuti, aveva avuto una relazione con due uomini contemporaneamente e, senza fare praticamente nessuno sforzo fisico (a parte alzarsi sulla punta dei piedi per prendere la bottiglia di grappa), si era intascata ben 3 euro (questo settore credo che non senta molto la crisi).

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Nel ritorno in ufficio, però, abbiamo ripreso il discorso ripensando più seriamente alle conseguenze di tale crisi.

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Il mio amico in fondo non ha particolari problemi correlati a questa parte della crisi economica (essendo sposato), tranne quando lo spediscono in qualche cantiere lontano che si protrae nel tempo (e dove la moglie non può raggiungerlo nei week-end), ma... gli sfigati come me?
  • Quelli che sono single per scelta (non necessariamente propria)?
  • Quelli che tutte le volte che invitavano fuori una ragazza si ritrovavano a giocare a briscola prendendo sempre picche, quando la briscola era cuori?
  • Quelli che quando gli amici li invitavano (dopo aver esaurito l'agenda) per un appuntamento a 4 al buio, con una misteriosa “parente/amica/collega” della propria ragazza, chiedendo informazioni sentivano l'amico rispondere “Tranquillo! Sei in una botte di ferro!” e stranamente veniva loro in mente Attilio Regolo con i Cartaginesi?
  • Quelli che hanno letto da qualche parte che per ogni uomo sulla Terra ci sono ben 7 donne, e aspettano ancora di incontrare il bastardo che se ne è prese 14?
  • Quelli che hanno un'amica sposata (oltre che collega di lavoro) che, oltre al ciclo mensile, ne ha anche uno “non periodico” (se non che è esclusivamente primaverile e autunnale) durante il quale cerca sfacciatamente di fare pratica su di loro, come possibile agente matrimoniale, presentando tutte le ragazze che conosce (e che sono evidentemente tutte uscite quando hanno chiuso l'ospedale psichiatrico di Collegno) e meravigliandosi se le cose non funzionano?
  • Quelli che hanno visto conoscenti felicemente sposati, tornare piangendo ultra quarantenni a casa della mamma, perché la loro casa (e molto più di metà del loro stipendio) era stata requisita dalla ex moglie (che ha scoperto di avere la testa leggermente pesante un istante prima che il marito scoprisse di dover allargare la parte alta delle porte di casa), ovviamente nell'esclusivo interesse del figlioletto (di chissà chi)?
  • Quelli che sono rimasti talmente scioccati dall'aver assistito al crollo di ogni propria certezza infantile, osservando i matrimoni felici dei propri amici e delle proprie amiche crollare uno dopo l'altro come un castello di carte costruito in zona sismica?
  • Quelli che hanno visto molti loro amici che hanno preso alla lettera i consigli dei tappi delle bibite che avevano all'interno i premi e dicevano sempre “Ritenta, sarai più fortunato!”?
  • Quelli che hanno letto da bambini (al catechismo, che era pure obbligatorio anche se fa rima con terrorismo...) che la religione pone il matrimonio esattamente un passo prima dell'estrema unzione?
  • Quelli che hanno poi correlato le 2 voci precedenti e hanno capito che i suddetti amici seguivano il consiglio solo per ritardare il momento dell'estrema unzione, anteponendo più matrimoni possibile nel mezzo?
  • Quelli che hanno avuto seduta accanto per diversi anni una collega di lavoro divorziata con demon...figlio a carico, che ha rotto loro i marroni per almeno 8 ore al giorno dal lunedì al venerdì (solo perché lei non faceva gli straordinari) con tutti i suoi problemi nel sistemare il “pacchetto” a turno dai propri parenti (anch'essi tutti rigorosamente divorziati) per poter avere la casa libera per l'amico di turno?
  • Quelli che hanno avuto (e hanno tuttora) tutta una serie di colleghe che ha fatto loro capire che esiste quasi sempre (potrei anche levare il quasi, ma in fondo mi sto basando su un campione dimostrativo estremamente ridotto quantitativamente, sebbene praticamente omogeneo qualitativamente) una differenza abissale tra bellezza esteriore e bellezza interiore?
  • Quelli che, grazie a quanto sopra, si sono imbastarditi a sufficienza che alla lunga hanno perso quasi del tutto la voglia di avere a che fare seriamente con la metà migliore del genere umano, se non per lo stretto necessario?
  • Quelli che, malgrado tutte le premesse di cui sopra, non avendo comunque nessun valido motivo per essere gai, che futuro avranno con questa crisi?
Un programmatore una volta disse che il sesso è come il software: se è libero è meglio (in realtà la parola free, oltre che libero significa anche gratis, ma credo che il significato giusto, almeno in questo caso, non sia sicuramente gratis...), mentre un giocatore disse che il sesso è come una partita a bridge: se non si ha un buon partner bisogna avere una buona mano...
Io non sono un programmatore e non so nemmeno giocare a bridge, solo a briscola, scala 40 e scopa, sapevo giocare anche a scopone scientifico, ma ho dimenticato tutto andando al politecnico, vista la carenza estrema di materia prima, in ingegneria...
L'unica possibile risorsa sarà un sempre più intenso ricorso al “bricolage”, fino ad avere comunque un futuro assicurato come falegname o boscaiolo... ma a quel punto, con la mia sfiga cosmica, non salteranno fuori sicuramente problemi correlati al disboscamento selvaggio?

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Cazzo! E tutto questo solo perché la crisi ha mandato a puttane anche la prostituzione! E i politici di tutto il mondo sono troppo impegnati a non fare nulla per risolvere i problemi! Ma porca troia!!!

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Chiedo scusa alle lettrici (qualcuna dovrebbe esserci, credo...) per aver abusato della loro pazienza utilizzando in questo post un punto di vista statistico relativamente maschile, ma non è tutta colpa mia: sono maschio e ho pure una Punto, anche se non ho Vista...

Chiedo scusa ai lettori, per aver abusato della loro pazienza utilizzando termini estremamente volgari, quali “crisi” e soprattutto “politici”

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Ovviamente, se qualche lettrice, preferibilmente nella zona di Torino, è comunque interessata ad approfondire il discorso, sarò lieto di accontentarla, mettendomi a sua disposizione tra una cena e una colazione... (che volete farci? C'è crisi...)

Riflessioni...

Piove!

In questo periodo dell'anno è normale: è il 2 novembre, che per la tradizione cristiana è il giorno dei morti (anche se non è più un giorno di festa, come quando ero piccolo io e andavo alle elementari, che le scuole iniziavano il primo di ottobre e c'erano subito un sacco di giorni festivi: san Francesco il 4 ottobre, i Santi il 1 novembre, i Morti il 2 novembre, le Forze Armate il 4 novembre... bei tempi...), mentre per la tradizione esterofila americanizzante degli ultimi tempi è il periodo di halloween (ovviamente nessuno sa realmente cosa sia il vero halloween e a quando risalga, ma hanno tutti imparato dai vecchi film yankee sull'onda di “dolcetto o scherzetto” e con le varianti pseudo-horror che vanno sempre di moda).

Io sono una creatura delle tenebre, sia perché sono nato in una notte buia e tempestosa, sia perché non è solo il mio computer a essere infestato da demoni, ma anche il mio spirito inquieto di vampiro. E come tale, so bene cosa si nasconde dietro le antichissime tradizioni celtiche che hanno dato origine alle feste stagionali, compresa la festa dell'autunno, Sahmar, che nella tradizione nordica olandese è poi diventata Halloween, e come tale è stata trapiantata nelle colonie oltreoceano, in particolare New Amsterdam... quella che col tempo è poi diventata New York!

In questo clima, mentre cammino con l'ombrello in mano, l'istinto si incarica di scansare gli altri rari passanti e soprattutto le stecche dei loro ombrelli, come anche di evitare di finire arrotato durante gli attraversamenti da coloro che si mettono in macchina per non bagnarsi i capelli, ma non sanno assolutamente guidare e creano più casino che altro. Ma il cervello resta libero di pensare e valutare i diversi fenomeni sensoriali che lo colpiscono.

Mentre cammino, passo davanti alla vetrina di un negozio che sta aprendo (una libreria) e scorgo in primo piano un libro sulla cui copertina campeggia una foto di Marilyn Monroe con accanto un libro che tratta di alcuni colleghi più famosi (vampiri). Non sono stato a leggere i titoli, in quanto il tutto è nato da uno sguardo di un istante, ma mi ha colpito questa accoppiata: la splendida Marilyn e i cupi vampiri. Mi ha colpito anche perché mi è tornato in mente un commento che avevo postato tempo fa su un blog.

In quel commento, esprimevo una riflessione sul fatto che l'attrice fosse rimasta un mito e un sex-symbol anche per le generazioni successive alla sua prematura scomparsa, quindi si potrebbe tranquillamente parlare di necrofilia, ovvero dell'amore verso un morto.

Pare essere motivo di scandalo, ma chi, vedendo un film con la mitica attrice, non ha mai desiderato essere al suo fianco o non ha mai sognato di avere un appuntamento amoroso con lei? Eppure è morta nel 1962, 47 anni fa! A quest'ora di lei sarà rimasta solo polvere!

Eppure, malgrado la sconcertante idea (dal punto di vista della morale comune), la necrofilia è un concetto sempre di moda.

Anche le storie di vampiri, malgrado la componente horror (il mostro che, in un assurdo miscuglio di personaggi vari – vampiri, licantropi e zombie – sgozza a morsi le proprie vittime per bere il sangue caldo che sgorga dalle ferite mentre la vita le abbandona) hanno sempre una componente sentimentale ed erotica notevole: chi ha letto Dracula di Bram Stoker ha sicuramente notato il fatto che il conte si sposta in Inghilterra sia per ricercare il prelibato “sangue di vergine”, (relativamente facile da trovare nell'Inghilterra vittoriana, tanto quanto è praticamente impossibile da trovare adesso in qualsiasi parte del mondo, obbligando i poveri vampiri a ricorrere a surrogati come il “sangue parzialmente vergine”, il “sangue alla soia” e il “sangue scremato”... ci sarebbe anche il “sangue di vergine ricostruita” ma ha un valore nutritivo assai scarso, e il “sangue di trans-vergine” ma ha un sapore realmente schifoso), ma anche per incontrare Mina, evidente reincarnazione della sua amata di secoli prima.

Amare una donna al punto di sfidare i secoli per cercarla ovunque (anche a costo di una dieta particolare con pochissimi carboidrati e ancor meno fibre) sembrerebbe essere un movente romantico (anche per i vari omicidi che fanno da sfondo alla trama: bisogna pur mangiare...), e il film “Dracula” di Francis Ford Coppola ha ripreso benissimo questo tema dal libro, trasfigurando il vampiro in un “eroe” romantico ancor più di quanto fosse riuscito a fare l'autore nel suo capolavoro letterario.

Di recente, i fenomeni televisivi relativi a vampiri romantici si sono moltiplicati iperbolicamente, rendendo questi personaggi il sogno segreto di varie adolescenti di ogni età (notato che il vampiro è praticamente sempre maschio? E quindi le vittime sono praticamente sempre donne che speravano in un incontro di altro tipo, e magari riescono anche a ottenere ciò che volevano, prima che sia il mostro assetato ad avere ciò che vuole lui?): Buffy, la spietata cacciatrice di vampiri che ha comunque una relazione con un vampiro, Angel, il vampiro condannato ad avere un'anima e combattere i propri simili (che ultimamente è pure diventato padre, e la madre, la vampira che lo aveva inizializzato, si è uccisa per permettere la nascita del proprio figlio, altrimenti impossibile), il Conte di Saint-Germain, un fenomeno letterario senza precedenti di un vampiro che attraversa i secoli tra sangue e amore, per finire con il recentissimo twilights, ennesimo polpettone sentimentale sulla falsariga di Buffy & Angel, ma gli esempi possono continuare all'infinito...

In ogni caso, resta il fatto che il vampiro è essenzialmente morto! (Vero che ufficialmente sarebbe un non-morto, e che ultimamente ci sono casi letterari di vampiri viventi, o di vampiri non-del-tutto-morti, ma è irrilevante ai fini pratici: è sempre un qualcosa che salta fuori da una sepoltura senza essere imparentato con qualche divinità)

Di conseguenza, il fatto che si possa amare un vampiro è, in effetti, necrofilia, esattamente come il fatto di sognare Marilyn Monroe.

Eppure, malgrado la questione morale, quante ragazzine hanno perso la testa per i protagonisti dei vari telefilm? (non parlo degli attori protagonisti, ma dei personaggi protagonisti)

Quanti maschietti hanno perso la testa per Buffy? (dai, sinceramente io preferisco la segretaria di Angel all'attricetta scialba che interpreta Buffy, ma io non sono del tutto umano, e soprattutto – come sapete – ho un debole per le segretarie...)

E quanti maschietti hanno mai sognato di fare l'amore con Marilyn Monroe? (in questo caso parlo sia dell'attrice che dei personaggi da lei interpretati)

E alla fine di tutto, non è un chiaro e lampante esempio di come l'istinto umano tende comunque a essere contrapposto alla morale, instaurando emozioni necrofile?

...

Sono arrivato in ufficio, adesso devo interrompere le mie riflessioni necrofile per cercare di recuperare la chiave del portone senza inzupparmi (c'è una grondaia che perde) e senza ammazzarmi (qua si rischia sempre di mettere il piede in fallo sui ricordi lasciati ovunque sul marciapiede da parte di qualche porco cane, talvolta a 4 zampe e talvolta a 2).

...

E' autunno, l'autunno mi ispira pensieri strani, romantici, malinconici e macabri, specie quando il tempo è brutto... e oggi piove!

Previsioni?

Malgrado il diluvio, sono andato egualmente al bar per chiudere degnamente la pausa pranzo.

Appena entro, mentre poso l'ombrello fradicio e mi scrollo come un cane per levarmi di dosso tutta l'acqua che mi ha travolto, la barista provvede a prepararmi la mia ordinazione (senza nemmeno più il bisogno di ordinare, tanto ormai mi conosce bene).

All'improvviso, mi accorgo che la televisione è accesa su uno dei principali canali televisivi commerciali, e stanno iniziando le previsioni meteorologiche.
Il conduttore (assolutamente non elettrico, malgrado io lo veda benissimo seduto su una sedia elettrica) appare facendo una (a suo dire) simpatica battuta: “Buon giorno! Oggi è una giornata particolarmente piovosa...”

Senza nemmeno lasciarlo finire, mi volto verso la barista e le faccio “Se non me lo avesse detto, non me ne sarei proprio accorto!”

Dopo le risate, sono intervenuti altri avventori ed ecco che è cominciata una chiacchierata sul tempo, sul clima, sul comune ladro, sull'effetto serra, sull'inquinamento, sul governo ladro, sugli enti pubblici ladri, sui gas, sulla neve, sul terrorismo, su questo mondo di ladri...

Peccato che io arrivo al bar dopo 30 minuti circa che sono uscito dall'ufficio (ovvero 10 minuti dopo aver iniziato la pausa: devo pur mangiarlo, il panino...) e che mi ci vadano ben 5 minuti per tornare in ufficio (all'andata faccio il giro largo...) per cui, dopo poco tempo che la discussione si era avviata, ho dovuto mollare tutto e lasciare gli altri avventori a discutere tra loro e con la barista.

Vabbè... mi rifarò la prossima volta.

...

Ma, dico io: come diavolo fanno a chiamarle previsioni? In fondo previsione significa vedere cosa accadrà nel futuro. Cosa cacchio c'entra quello che sta accadendo nel presente?

In effetti, pare che il conduttore (sempre non elettrico, anche se una bella seduta elettrica non gli farebbe male...) abbia anche cercato di prevedere cosa succederà domani, ma le idee erano quasi più confuse delle mie quando ho fatto i turni di 72 ore filate.

In definitiva, oggi sono stato informato che è una giornata piovosa. Domani probabilmente riceverò una previsione sul fatto che debba portarmi dietro l'ombrello o meno...

Certo che, così, ci si azzecca sicuro con le previsioni!

Chissà perché, non permettono anche di giocare la schedina del super-enalotto dieci minuti DOPO l'estrazione! Ci si azzeccherebbe sicuro, come per le previsioni meteorologiche...

Il mondo del se...

O vvero, cosa sarebbe successo se...? Il primo esempio che mi viene in mente è cosa sarebbe successo se me ne fossi fregato del mobb...