Partenza per il fronte


Come dicevo è fatta! Sono stato arruolato per questa squadra di invasione in Serbia.

Preparati i documenti e superate le grane già ricordate, mi sono quindi trovato pronto alla partenza, con la mia valigia, in attesa dell'autobus per Malpensa.

Partito, ho visto scorrere come un fiume in piena i luoghi della mia vita precedente, i territori piemontesi, ogni località che conoscevo e amavo, e una lacrima scese dai miei occhi mentre l'autobus correva verso la sua destinazione finale.

Avevo una sensazione mista di gioia e di timore: gioia per il viaggio che mi si prospettava davanti, gioia per aver visto realmente la luce dopo il tunnel, gioia per sapere che stavo per partecipare a qualcosa di grosso, qualcosa che finalmente mi avrebbe dato la possibilità di acquisire i meriti che non ero mai riuscito ad acquisire, sfruttato da chiunque. E nel contempo timore, timore per i problemi che avrei incontrato, primo tra tutti la lingua che non capisco, le difficoltà di comunicare in inglese quando la propria professoressa si è vista solo per 3 mesi in 3 anni di corso. E poi timore di sbagliare, di creare disastri, di salvaguardare la propria incolumità, timore di salire su uno di quei bestioni di acciaio, sui quali non ero mai salito prima e non sapevo se avrei avuto reazioni negative.

Ma alla fine non ho avuto nessuna reazione negativa, sono giunto a Malpensa che avevo nell'animo solo più la sensazione di aver davanti qualcosa di grande e meraviglioso, anche se lasciavo in Italia gli affetti più cari: mia mamma, mia sorella e anche lei, la donna che amavo e amo tuttora follemente, colei che ho atteso per anni e, poco dopo averla trovata, ho visto sfuggire, ho dovuto lasciarla non senza rimorsi, con il cuore pesante come cemento, sperando solo di poterla rivedere ancora quando sarei tornato in Italia, ma gli accordi iniziali parlavano di una volta al mese per i rientri.

Eppure, quando sono sceso a Malpensa, sentivo che quello che avevo davanti non era la fine di un mondo ma l'inizio di una nuova vita e una nuova avventura, e fu con questa sensazione che mi incamminai verso l'aeroporto seguendo il mio accompagnatore.

Commenti

  1. E nel retro del cervello, i racconti del nonno alpino sulla ritirata dal Don...

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    1. eheheh... :)
      Capisco benissimo cosa intendi, anche se in realta` era un mio zio che ha partecipato alla gelida disfatta russa. Mio nonno non era alpino e non era sul Don ma nel torrido deserto nordafricano, e i suoi racconti andavano piu` verso Tobruk, El Alamein e altri dettagli poco noti di quelle lande misteriose... ma questa potrebbe essere un'altra storia (o un'altra saga, visto il quantitativo di materiale, anche se mi manca il relativo quantitativo di tempo per mettere a posto tutto...) ;)

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  2. come vampiro .... siamo un bel po sentimentali ...

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    1. Si, hai ragione, ma tieni presente che i vampiri sono territoriali: difficilmente si allontanano dalle proprie aree di residenza e, quando lo fanno, hanno necessita` di portarsi dietro qualche zolla della terra in cui sono stati sepolti... forse i vampiri sono molto piu` sentimentali di quanto possa apparire a prima vista, considerando la loro natura demoniaca... ;)

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  3. quanta nostalgia...ma i sogni quando li si può realizzare, lo si DEVE fare, è giusto così..

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