Mangiare o non mangiare?

Dopo aver trasferito la saletta per il pranzo all’interno dell’ex locale bagno, e aver notato che la cosa non è stata molto apprezzata, specie per la necessità di fare turni di pranzo che non superassero il quarto d’ora, GrandeCapo ha approfittato del fatto di aver affittato un ulteriore locale per i Capi-Commessa, per permettere al proprietario dello stabile di sbarazzarsi di una fila di cantine vuote trasformandole in un locale di passaggio.
In definitiva, dal nostro ufficio abbiamo una scala a chiocciola che scende in un locale ex scantinato riadattato, basso e soffocante, attraversa da sotto l’alloggio della vicina, e infine una ulteriore scala a chiocciola sale nell’alloggetto che è diventato l’ufficio dei Capi Commessa.
Nel locale sotto sono stati messi i plotter di disegno e la saletta per il pranzo, dritta sotto un’inferriata che da sulla strada trafficata, permettendo di osservare le gambe delle passanti, di ricevere ricordi da cani e gatti (oltre che di far entrare alcune pantegane sfuggenti dal Grande Fiume) e di assaporare gli scarichi della trafficatissima via.
Ovviamente, per dare l’esempio, i capi si recano a pranzare lì sotto, creando ulteriori motivi di fuga nel personale, che cerca di starci il meno possibile.
Naturalmente, io continuo imperterrito a mangiare altrove: durante le belle giornate mangio sulla riva del Grande Fiume, durante le giornate meno belle mangio il panino direttamente alla mia postazione, mentre faccio un giretto in internet, prima di uscire per completare degnamente l’ora d’aria.

Commenti

  1. Ma cosa c'è a Torino, una legge non scritta contro una corretta e piacevole alimentazione? In uno degli studi in cui ho lavorato avevamo un locale pranzo, che era poi un cucinino circa abitabile. Ora, passi che fosse stato parzialmente adibito a locale fotocopiatrice/stampe (capisco, lo studio era piccolo); ma la cosa che mi dava sui nervi era che il titolare dello studio aveva proibito di cucinare o riscaldare alcunché, perché altrimenti l'odore si diffondeva, e "non è bello ricevere i clienti con l'odore della roba da mangiare". Ed alora, mentre mangiavo panini o insalate di riso di fianco ad una fotocopiatrice, pensavo che gli operai della FIAT avevano la mensa calda; pensavo che avevo studiato 20 anni per vivere peggio di mio nonno che aveva la terza elementare; pensavo che forse c'era qualcosa di orribilmente sbagliato in tutto questo; e a fine anno ho cambiato completamente lavoro, abbandonando il campo della mia laurea. La vita è troppo breve per mangiare male.

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  2. > Ma cosa c'è a Torino, una legge non scritta contro una corretta e piacevole alimentazione?

    Forse si: in tutte le ditte dove ho lavorato, alla fine dei conti, mi sono sempre arrangiato con panini, anche (e soprattutto) dove c'era la mensa.

    > mentre mangiavo panini o insalate di riso di fianco ad una fotocopiatrice, pensavo che gli operai della FIAT avevano la mensa calda; pensavo che avevo studiato 20 anni per vivere peggio di mio nonno che aveva la terza elementare; pensavo che forse c'era qualcosa di orribilmente sbagliato in tutto questo

    Questo è un dubbio che ho sempre avuto anch'io, ma temo che sia una cosa abbastanza comune... purtroppo...
    Spariva solo durante le belle giornate, quando mangiavo il panino seduto sulla riva del fiume, ammirando le zone più "naturalistiche" di Torino, al sole e all'aria aperta, assaporando un senso di libertà che nemmeno gli effluvi del Po potevano attutire.

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