andare al lavoro...

Ormai è praticamente inverno...
Le giornate sono corte, al punto che mentre mi approssimo all'ufficio, camminando lungo l'argine del Grande Fiume Padre delle Nebbie, vedo spuntare l'alba, e la collina di Superga appare come uno spettro nell'incerto chiarore che traspare dalla foschia, mentre alle spalle, la collina dei Cappuccini appare come un fuoco fatuo, avvolta nel bagliore bluastro delle illuminazioni natalizie, e la cupola della Gran Madre (una chiesa molto particolare) appare sospesa nel vuoto attraverso la nebbia...
La vita scorre nella sua tragica e ineluttabile normalità, mentre il fioco chiarore illumina i Murazzi, scoprendo un mondo diverso da quello dei ritrovi notturni più “in” della città, un mondo di locali chiusi e aree deserte, dove si aggirano come fantasmi le larve umane dei tossicodipendenti, alla ricerca del pusher, per implorare la loro dose, senza potersela permettere...
Camminando sul ponte, facendo attenzione a evitare di pestare siringhe abbandonate piene di sangue e resti organici di notti di baldoria e tragedia, non si può fare a meno di notare il Grande Fiume, con la sua acqua fangosa, dove si agitano veloci gabbiani, aironi, anatre e cormorani, e dove alcuni folli siedono immobili intenti a pescare strani pesci, immobili per il freddo che penetra nelle ossa, o probabilmente già morti, senza nemmeno rendersene conto, mentre a pochi passi si agita un fitto sottobosco vivente di ratti, e ogni tanto fa capolino qualche biscia...
Un forte odore di stantio pervade l'aria, attenuando l'odore acre degli escrementi e dei rigurgiti che appaiono all'improvviso un attimo prima di metterci dentro il piede... mentre proseguo lungo un marciapiede rattoppato all'inverosimile, con tombini sporgenti e cocci di bottiglie, segni delle lotte che pervadono la vita notturna della zona...
All'improvviso, dalle nebbie appare lo spettro del vecchissimo palazzo dove ha sede la Grande Società presso cui lavoro...
Attraverso la strada passando davanti a una larva umana incurante di tutto, seduta sopra i resti di uno scarico organico, forse di sè stesso, che si sta preparando per una iniezione dell'unica cosa che ormai ha un minimo di valore per lui, mentre l'ombra di uno sferragliante tram giallo esce dalla nebbia, e raggiungo il portone, facendo gli ultimi metri lungo un marciapiede dove la legge che impone la raccolta degli escrementi animali non deve essere stata recepita, e davanti al quale individuo le macchine di alcuni dei miei colleghi... una ha sul parabrezza la solita multa per il mancato pagamento del posteggio in zona blu, quindi so già che non appena rientrerà dal bar in cui sta facendo colazione, sentirò una sequela di imprecazioni da enciclopedia... (è un bene che esistano certi colleghi, almeno il comune non ha motivo di aumentare le imposte...) più avanti, proprio di fronte al portone, la macchina inconfondibile di Piccolo Capo (il responsabile della progettazione, ovvero di tutte le cavolate che facciamo noi umili schiavi...), con qualcosa di strano: il finestrino appare danneggiato, mi avvicino e vedo che il finestrino è sfondato e dentro c'è un disastro di vetri rotti, materiale buttato all'aria e forse materiale mancante...
Entro dentro l'ufficio e lo avviso, lui esce di corsa per controllare e, tra imprecazioni e bestemmie, mi avvisa che andrà alla vicina stazione dei carabinieri per denunciare il fatto...
Io accendo il computer, raccolgo i miei appunti e inizio a fare il mio lavoro, sempre più triste.
E poi qualcuno mi chiede anche come mai il mio umorismo è così a sfondo macabro...

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