E anche stavolta ci siamo!
Dopo i primi approcci, all'insegna della timidezza più sfrenata e dell'umorismo più sfrontato ecco che mi ritrovo un giorno nel locale, seduto al solito tavolino, intento a chiacchierare con mia sorella, quando lei si avvicina con il vassoio.
Stranamente, malgrado la mia dimensione di ingombro del tavolino, si piazza proprio accanto a me per cominciare a distribuire le tazze, e con accanto intendo proprio a contatto.
Dopo aver distribuito il tutto, resta lì, chiacchierando con mia sorella del loro argomento preferito: la bambina della barista.
Parlano, ridendo e scherzando, dei progressi di crescita della suddetta nanerottola, con l'entusiasmo che solo due donne possono avere nel parlare di bambini.
Io ascolto più per educazione che per altro: in fondo non è che mi freghi più di tanto della mocciosa, ma all'improvviso mi rendo conto di una cosa strana.
Lei continua a essere in piedi accanto a me, vicinissima (il suo fianco è di fatto poggiato sul mio braccio) e improvvisamente sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla.
Nessuno pare farci caso, solo io: nemmeno il marito che al bancone sta chiacchierando con altri clienti, nemmeno mia sorella che ha di fatto gli occhi attentissimi per cogliere eventi che mi possono indurre in situazioni imbarazzanti (infatti è rarissimo che mi capitino eventi simili, in sua compagnia) e nemmeno la stessa barista, che apparentemente mi ha semplicemente scambiato per un appoggio temporaneo.
Fatto sta che stavolta mi trovo davvero in imbarazzo!
Ho davanti un cappuccino che tende a raffreddarsi, non posso muovermi per mettere lo zucchero e mescolarlo, e non posso nemmeno berlo, a meno di non fare tutto con la sinistra, o di chiederle di spostarsi e lasciarmi muovere il braccio... ma chi me lo fa fare?
In ogni caso, con la mano sinistra riesco a strappare la bustina dello zucchero, versarla e mescolare il cappuccino, ma non riesco a berlo (la mano mi trema a sollevare il peso della tazzina piena fino all'orlo, e rischio di far danni...)
Mi volto un attimo a guardarla, visto che sono impossibilitato a muovermi, e mi rendo conto che, dritto davanti agli occhi, ho il suo seno.
E con seno intendo proprio le sue tette: non è alta quindi le sue tette sono praticamente all'altezza dei miei occhi, e siccome per tenere la mano sulla mia spalla ha tirato indietro il braccio e di conseguenza anche la camicetta risulta tirata, al punto che tra i bottoni appare evidentissimo il reggiseno che segue e delimita il contorno delle stesse.
A voler ben guardare, non è la prima volta che scorgo il suo seno, dato che l'estate scorsa ero entrato nel bar e, mentre il marito preparava il cappuccino, lei mi aveva detto qualcosa dal tavolino, e io voltandomi per risponderle, ho notato che stava allattando la bambina... ma stranamente, all'epoca non mi aveva causato alcun imbarazzo, cosa che invece adesso sta capitando, anche se sposto immediatamente lo sguardo verso il suo viso, riuscendo a notare per un istante il suo sorriso furbetto e i suoi occhi che si allontanano rapidamente dal mio viso non appena sollevo lo sguardo verso di lei...
Comunque, una volta soddisfatta la sua oscura trama (oscura nel senso che non capisco quale sia) smette sorridendo di chiacchierare e se ne torna al bancone, lasciandomi infine libero di bere il cappuccino...
La solita barista per allupati nel Bronx...
Parliamo della solita barista per allupati nel Bronx... ;)
Entro nel locale con mamma e sorella, ci sediamo al tavolo e la barista chiede se deve preparare il solito (di solito a me non lo chiede, ma evidentemente stavolta aveva qualche dubbio)
Alla risposta affermativa, prepara il tutto e poi si avvicina al tavolo col vassoio.
Al solito, si piazza accanto a me e comincia a distribuire i componenti sul tavolo (teiera, piattino del limone e tazza per mia mamma, la tazza del cappuccino per mia sorella e l'altra tazza per me)
Quando mi posa la tazza davanti, la ringrazio come sempre, e lei risponde «Ma prego, car...» e si interrompe a metà parola (con ovvia accentuazione della stessa proprio per via dell'interruzione) deviando su un più generico «Ma prego, signori»
Ovviamente, la mia mente malata recepisce la parola troncata e comincia a rimuginare sulla stessa, procurandomi qualche decina di diversi film mentali nella cui trama ci possa stare questa discussione.
Alla fine della fiera, mi rendo conto che anche per costei, come per mille altre persone prima di lei, ormai sono diventato "caro", e non capisco come sia possibile: in fondo è vero che non è la prima che mi chiama "caro", è vero che è simpaticissima, malgrado abbia 20 anni meno di me, è vero che scherza continuamente facendo in modo che sia sempre io a pagarla, è vero che fa sempre in modo di mettermi il resto direttamente in mano, strofinando le sue dita sulle mie, al posto di posarlo sul piattino come fa il marito, è vero che sorride sempre quando mi vede... è vero tutto, ma...
Ma in fondo non può assolutamente chiamarmi "caro"!!! :O
Se andiamo a ben vedere, sarebbe più logico e corretto che la chiamassi io "cara": in fondo è lei che aumenta i prezzi delle consumazioni... :O
:P
La sicurezza è tutto...
Era cominciato come un incontro lavorativo.
Ero andato a fare un sopralluogo su telefonata di un possibile cliente che voleva un sistema di videosorveglianza per la sua villa in collina.
Già avevo faticato a fargli capire che io potevo fargli il progetto ma non la realizzazione, e che potevo consigliargli un valido installatore, e che il mio "fido luogotenente" installatore era persona di fiducia e non avrebbe venduto il mio progetto a chiunque avesse intenzione di andare a derubarlo.
Ma non mi sarei mai aspettato di vivere un simile surreale colloquio in fase di sopralluogo.
CL = possibile cliente (illo)
IO = io
CL «Posso mettere una telecamera per controllare la mia proprietà?»
IO «Certamente, mi spieghi cosa vuol controllare!»
CL «Allora, io ho questa villetta col giardino, con ingresso dalla strada che collega anche tutte le altre villette simili...»
IO «Ok...»
CL «Voglio essere sicuro che nessuno acceda alla mia proprietà, quindi devo controllare la recinzione sul giardino dal lato strada...»
IO «Ok...»
CL «E devo controllare la strada, per esser sicuro che non posteggi nessuno sulla mia proprietà, che altrimenti mi possono spiare e intercettare, o far danni...»
IO «Ok...»
CL «Però devo controllare anche la strada, per esser sicuro che nessun malintenzionato ci passi...»
IO «Ah, e come fa a riconoscere se passa un malintenzionato o un benintenzionato che va nelle altre villette?»
CL «Questo lo decideremo dopo: l'importante è che io possa controllare chi passa!»
IO «Quindi vorrebbe un dettaglio tale da riconoscere i volti delle persone che passano in auto?»
CL «Certamente, non deve sfuggire nemmeno un puntino...»
IO «Verrà a costarle parecchio...»
CL «Non importa: per la sicurezza posso permettermelo!»
IO «Ok, come vuole...»
CL «E già che ci siamo, per la mia sicurezza bisogna che possa controllare anche le proprietà vicine...»
IO «Cosa vuol dire?»
CL «Semplice, controllo anche il giardino dei vicini, così so cosa sta succedendo e posso intervenire quando necessario!»
IO «E i vicini le hanno già firmato la liberatoria per cancellare la loro privacy?»
CL «No, che c'entra? Io lo faccio anche per la loro sicurezza!»
IO «Certamente, ne sono sicuro...»
CL «Ah, inoltre questa telecamera ovviamente non deve essere visibile...»
IO «Non si può: va segnalato che la zona è videosorvegliata!»
CL «Assolutamente no: nessuno deve sapere che io controllo tutto!»
IO «Non si può: la legge è la legge!»
CL «E questa segnalazione deve essere proprio visibile?»
IO «Naturalmente»
CL «Devono quindi vederla tutti e sapere tutti che io controllo tutto?»
IO «Eh si, mi spiace ma tutti i vicini e i passanti, benintenzionati o malintenzionati che siano, sapranno che sono ripresi dal G.F.!»
CL «Ma tutti tutti?»
IO «Certo, anche quella gnocca che abita qua di fronte... Buona giornata!»
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